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Riforma sanitaria, Obama vince di misura

dal corrispondente Mario Platero

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22 novembre 2009
Barack Obama e Harry Reid in una foto d'archivio (Ansa)
Patrick Kennedy «cattivo cattolico», e il vescovo si rifiuta di amministrargli la comunione


NEW YORK – Harry Reid ce l'ha fatta: in un voto storico, che si e' tenuto nella notte di ieri a Washington, il capo della maggioranza democratica al Senato e' riuscito a mettere insieme la maggioranza di 60 voti necessari vincere il voto procedurale che autorizza il dibattito sulla riforma sanitaria.
Improvvisamente, dopo mesi di battaglie di corridoio, la possibilita' di passare il pacchetto finale in tempi brevi, forse gia' entro tre settimane si fa molto piu' concreta. I repubblicani all'opposizione infatti hanno potuto contare su soli 39 voti e il livello di 60 voti eslcude la possibilita' di ostruzionismo. La vittoria e' importante per Barack Obama che ha sostenuto il pacchetto di riforma sia alla Camera che al Senato e che e' appena ritornato da un viaggio asiatico difficile.
Gia' ieri notte tuttavia, alcuni democratici e un paio di indipendenti che hanno appoggiato la mozione, segnalavano l'esigenza di apportare forti modifiche al piano, in particolare all'ipotesi della "Public Option", l'opzione pubblica che dovrebbe poter competere con offerte private di assistenza medica. "Se non ci sara' un cambiamento durante il dibattito che abbiamo appena approvato, votero' contro" ha dichiarato Blanche Lincoln senatore democratico dell'Arkansas che solo all'ultimo istante aveva sciolto la sua riserva.
La Lincoln, come altri suoi compagni di partito, dovra' affrontare una dura campagna elettorale in vista delle elezioni di meta' mandato del prossimo novembre 2010. E i democratici saranno sottoposti da qui ad allora a un pesantissimo fuoco di spot televisivi antiriforma sanitaria.
La posta in gioco, approvare il pacchetto per la riforma al Senato e poi riconciliarlo con quello della Camera, e' enorme. Il pacchetto del Senato consente di estendere l'assicurazione medica a 31 milioni di americani che oggi non sono coperti con un bilancio di 848 miliardi di dollari in dieci anni. Consente agli stati di avere una via d'uscita: non ratificare la publica option per quello stato. E portera' riforme radicali nel rapporto fra sottoscrittori ed erogatori di polizze assicurative private.
Il dibattito di ieri sulla mozione e' stato epico, e' durato tutta a giornata per poi andare al voto nella tarda nottata. Gia' poche ore prima la leadership del Senato guidata appunto da Reid aveva annunciato di aver avuto l'OK dell'ultimo Senatore democratico ancora incerto, proprio Blanche Lincoln, dell'Arkansas. Con tutti e 58 i democratici al Senato a bordo, piu' due indipendenti che avevano gia' aderito alla mozione sul dibattito, Reid ha potuto annunciare di aver raggiunto la soglia di critica dei 60 voti. Si tratta di capire ora quanti compangi di partito che si confrontano con appuntamenti elettorali difficili per il novembre del 2010 potranno essere liberati. Non solo, non si vuole procrastinare il dibatitto o il voto perche' se arrivera' a gennaio il pericolo di lasciare la bocca amara in molti americani in un anno elettorale e' reale.
I repubblicani intanto continuano gli attacchi e; promettono un battaglia durissima. Hanno prodotto spot televisivi in cui attaccano i senatori democratici in maggiori difficolta' guardando all'appuntamento elettorale del prossimo novembre 2010 criticandoli proprio per aver appoggiato il piano per la riforma sanitaria. Si aggiunga che la conferenza dei Vescovi americani si e' mobilitata con tutta la sua potenza per riaccendere le polemiche sull'aborto che quasi deraglio' il passaggio alla Camera. Ma Reid e' riuscito nella notte tra venerdi' e sabato a convincere prima due dei tre senatori democratici incerti, Mary Landrieu della Louisiana e Bob Nelson, del Nebraska, poi, ieri, si e' unita la Lincoln. Come succede in questi casi, la partita e' diventata monetaria: la Landrieu ha dato il suo OK dopo aver ottenuto da Reid che nel pacchetto fossero appropriati 100 milioni di dollari per l'assistenza medica ai piu' poveri (medicaid) in Luisiana. Il capo della maggioranza al Senato si e' cosi' aggiudicato tutti e 58 i senatori democratici piu' gli altri due voti indipendenti fra cui il Senatore Joe Lieberman ex candidato alla vicepresidenza con Al Gore. Non vi sara' pero' l'adesione di nessun repubblicano: Susan Collins, del Maine che sembrava disponibile si e' tirata indietro dicendo che l'attuale formula del pacchetto penalizza le piccole imprese. La strategia di Reid e' semplice, dopo aver ottenuto l'OK dei democratici "deboli" li liberera' per il voto finale che potrebbe richiedere una maggioranza semplice. I senatori democratici potranno rivendicare durante la campagna di aver votato si per un semplice dibattito in nome della democrazia, ma di essersi poi opposti al pacchetto di riforma. Ma i repubblicani incalzano:"Nessun senatore che vota per a favore della mozione a procedere potra' poi dire che non ha in qualche modo anche abbracciato il pacchetto di riforma nella sua forma attuale", ha detto il Senatore John Cornyn del Texas.

22 novembre 2009
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