NEW YORK - È in arrivo un'altra supermulta a una top bank mondiale. Si tratta questa volta di Credit Suisse, la seconda maggiore banca svizzera, che dovrà pagare oltre 500 milioni di dollari. L'annuncio ufficiale di un patteggiamento con le autorità americane che eviterà un procedimento giudiziario per violazione delle sanzioni all'Iran e altri paesi sotto embargo è imminente. Una conferma è intanto arrivata da una nota della banca elvetica, citata dall'agenzia Bloomberg.
"Il Sole 24 Ore" è in grado di anticipare la notizia in seguito a una sua inchiesta che verrà pubblicata simultaneamente dall' "International Herald Tribune" e dal "New York Times". A ottobre il procuratore distrettuale di Manhattan Robert Morgenthau aveva annunciato l'imminente conclusione di un'indagine su una non ben precisata grande banca internazionale condotta dal suo ufficio in collaborazione con il Dipartimento della Giustizia e la Federal Reserve. Da allora, le autorità americane e la banca sono state impegnate in settimane di negoziazioni sull'ammontare della multa da comminare.
Nel bilancio del 2008, sotto la voce "Altre questioni regolatorie", la banca aveva annunciato che "l'ufficio della Procura distrettuale di New York, il Dipartimento della Giustizia e altre autorità governative Usa hanno in corso un'ampia inchiesta su come alcuni istituti finanziari hanno gestito transazioni finanziarie in dollari con paesi, persone o entità soggette a sanzioni. Credit Suisse sta conducendo una propria inchiesta interna... e sta collaborando con le inchieste delle autorità Usa".
Contattata da "Il Sole 24 Ore", la banca elvetica si è trincerata dietro un no comment.
Non è certamente un buon momento per le banche svizzere. A febbraio, il Dipartimento della Giustizia ha comminato una multa di 780 milioni di dollari a Ubs per aver aiutato 50.000 contribuenti americani a evadere le tasse grazie a servizi bancari offshore offerti loro illegalmente. Dopo che la Ubs ha consegnato a Washington i nomi di 4.450 clienti americani sospettati di evasione fiscale, ben 14.700 contribuenti hanno deciso di usufruire di una parziale amnistia e denunciare al fisco Usa conti bancari all'estero tenuti fino ad allora segreti.
La multa a Credit Suisse arriva in un momento di particolare tensione tra Stati Uniti e Iran. Proprio in questi ultimi giorni, l'amministrazione Obama ha dichiarato la propria intenzione di chiedere nuove sanzioni economiche e commerciali più restrittive di quelle in atto ormai da decenni.
Nel gennaio scorso la banca britannica Lloyds Tsb ha ammesso di aver favorito transazioni finanziarie con l'Iran (più Libia e Sudan) e ha accettato di pagare una multa di 350 milioni di dollari. Lloyds ha inoltre accolto la richiesta americana di mettere a disposizione della Cia e del Fbi tutti i dati relativi alle transazioni in questione affinché possa essere stabilito se ne abbiano beneficiato anche organizzazioni terroristiche.
Come nel caso di Lloyds, gli inquirenti Usa hanno appurato che dipendenti di Credit Suisse hanno per anni alterato i dati delle transazioni riguardanti l'Iran o le sue banche. La prassi, chiamata in gergo "stripping", consisteva nel rimuovere dai dati qualsiasi riferimento all'Iran allo scopo di circonvenire i filtri elettronici utilizzati dal governo americano per rilevare le operazioni con paesi sotto sanzione. Così facendo, banche iraniane quali Bank Saderat e Bank Melli hanno potuto usare Credit Suisse per completare operazioni da centinaia di milioni di dollari in violazione delle normative federali e di quelle dello Stato di New York.
