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Mentre si avvicina la data delle elezioni, la pattuglia dei candidati evoca ogni possibile incrocio di alleanze, in un crescendo surreale che si intreccia con i borbottii di Gazprom preoccupata di non farsi pagare il gas: queste settimane di freddo intenso hanno aumentato i consumi, e la bolletta. I soldi però non ci sono: escludendo un aumento di tasse e tariffe interne dell'energia, se l'Fmi resterà in silenzio è difficile che Yulia Tymoshenko possa contare sulla Banca centrale, in mano ad alleati di Yushchenko. Secondo Mikhail Korchemkin, di East European Gas Analysis, se Naftogaz saltasse il pagamento di gennaio, Gazprom potrebbe reclamare una quota della compagnia ucraina, «una sorta di protocollo segreto firmato da Putin e Tymoshenko». Entrare nella proprietà dei gasdotti ucraini era l'obiettivo non troppo nascosto di Mosca nelle passate crisi del gas: quella di quest'anno, spostata in avanti di qualche settimana, potrebbe risultare ancora più complessa, sullo sfondo delle elezioni. Se poi i risultati del voto non fossero netti, le recriminazioni tra i candidati potrebbero continuare, prolungando l'incertezza. La strada è ancora lunga, prima che l'Ucraina trovi un po' di pace.