Il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso non è l'unico che sta criticando la macchina degli aiuti ad Haiti.
Il 22 gennaio un editoriale dalla rivista scientifica britannica The Lancet definiva la situzione nell'isola come «caotica, devastante e molto carente nel coordinamento degli aiuti»: Secondo la rivista scientifica britannica «le Ong si stanno giustamente mobilitando, ma stanno anche facendo a gara per mettersi in mostra, con ognuna di loro che afferma di aver fatto il più possibile per i sopravvissuti al terremoto».
L'editoriale fa notare come il disastro di Haiti abbia fatto venire alla luce la natura competitiva delle grandi Ong che in grande numero, all'oggi sono più di 500, sono accorse sull'isola.
«Inquinate da lotte politiche per il potere al loro interno e dalle spiacevoli caratteristiche tipiche delle grandi multinazionali, le grandi organizzazioni umanitarie possono diventare ossessive nel loro obiettivo di raccogliere fondi attraverso i loro appelli. La copertura sui media diventa troppo spesso il fine stesso delle loro attività», afferma The Lancet, esortando le Ong a collaborare di più tra loro anziché competere per l'attenzione.
Sembra proprio che la gerarchia delle notizie, i riflettori puntati sulle tragedie umane siano inversamente proporzionali agli aiuti: un esempio, tra quelli citati, è la situazione in Somalia. Recentemente, fa notare la rivista, molte agenzie internazionali tra le quali il World Food Programme, hanno ritirato i loro interventi di aiuto ad uno dei paesi più violenti del mondo che ha una popolazione pari a quella di Haiti, ma che non è più citata dai media. (L.B.)