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Una spia vecchio stile per la leggenda del Mossad

di Roberto Bongiorni

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19 Febbraio 2010

Tra i successi che hanno contribuito alla fama del Mossad c'è la vendetta contro i responsabili dell'attentato a Monaco '72, rievocata nel 2005 dal regista Spielberg in "Munich" Nacque con un obiettivo preciso: chiunque avesse commesso un atto di terrorismo contro Israele e i suoi cittadini sarebbe stato preso. Poco importava quando; prima o poi, i tentacoli del Mossad lo avrebbero raggiunto. Dovunque egli fosse, e chiunque, per quanto potente, lo proteggesse.
Segretezza, efficienza, un alone di mistero che ha reso leggendarie alcune sue operazioni. Molte operazioni. Perché molti erano, e tuttora sono, i nemici di Israele. Nei suoi 60 anni di vita il Mossad (che significa istituto), divenuto il servizio segreto più famoso del mondo, ne ha portate a termine parecchie. Alcune con successo, altre clamorosamente fallite. Alcune note, molte altre sconosciute. Pochissime rivendicate.

Mossad. L'agenzia fu fondata dall'allora premier israeliano David Ben-Gurion. Era il dicembre del 1949, lo stato di Israele era nato da poco più di un anno. Non c'era tempo da perdere: occorreva studiare e prevenire ogni attività che rappresentasse una minaccia alla sicurezza nazionale. E farlo con una rete organizzata di informatori e spie.

Undici maggio 1960. La prima grande operazione fu compiuta da 11 agenti segreti. Catturarono il criminale nazista Adolf Eichmann in Argentina. Da dieci anni si nascondeva a Buenos Aires sotto il falso nome di Riccardo Klement. Fu trasportato in Israele, dove fu processato e poi giustiziato. Aveva 56 anni. La rabbia del governo argentino, espressa anche in seno alle Nazioni Unite, non oscurò il successo dell'operazione. I nemici di Israele erano avvisati. Il Mossad cresceva. Due anni più tardi prese il via l'Operazione Damocle. Obiettivo: sabotare il programma missilistico egiziano portato avanti dal presidente egiziano Gamal al-Nasser. Per fermarlo occorreva colpire gli scienziati tedeschi. Le spie del Mossad usarono pacchi bomba, sequestrarono, uccisero a sangue freddo. Un nome su tutti: l'agente Wolfgang Lotz, ebreo tedesco emigrato ad Alessandria d'Egitto che si fece passare per ex ufficiale nazista. Con successo.

Il Mossad cominciava ad acquistare prestigio, e con il prestigio arrivarono i fondi per potenziarlo. Il lavoro non mancava. La cocente sconfitta subita dai paesi arabi nella guerra del 1967 alimentò la rabbia e il desiderio di vendetta da parte di diversi gruppi estremisti palestinesi. Molti fuggirono nei paesi vicini da dove sferrarono pesanti attacchi. Il punto di svolta fu nel settembre del 1970, quando Re Hussein di Giordania ingaggiò una furiosa guerra contro i fedayn palestinesi, accusati di voler prendere il controllo del suo regno. Il gruppo più agguerrito si autoproclamò "Settembre nero". I fedayin ebbero la peggio, molti di loro fuggirono in Libano.

Due anni dopo Settembre nero cercò il colpo d'effetto alle Olimpiadi di Monaco. Un commando di suoi guerriglieri fece irruzione negli alloggi israeliani del villaggio olimpico, uccidendo due atleti e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra. Il blitz per liberarli compiuto dalla polizia tedesca portò alla morte di tutti gli atleti sequestrati, di cinque fedayin e di un poliziotto. Troppo poco. Chi aveva architettato il piano non doveva farla franca. E se non ci pensavano i paesi dove si trovavano i mandanti della strage, allora doveva pensarci Israele. A suo modo, con il Mossad. Sotto il benestare del premier Golda Meir, prese il via l'operazione Wrath of God. Bombe nei telefoni, esplosivi nel letto, veleni. Molti furono eliminati in pochi anni. Mancava, però, l'asso di cuori: Riad Salameh. Ma un clamoroso errore - l'uccisione di un cameriere marocchino in Norvegia al suo posto - mandò su tutte le furie la Norvegia, che arrestò sei agenti. La Meir mise fine all'operazione. Salameh fu poi ucciso da un'autobomba a Beirut, nel 1979.

Sul grande successo dell'operazione Entebbe l'opinione è unanime. La notte tra il 3 e il 4 luglio del 1976, nell'aeroporto della capitale ugandese oltre cento militari israeliani e un numero impreciso di agenti del Mossad liberarono gli oltre 90 cittadini israeliani tenuti in ostaggio da due palestinesi del Fplp e due terroristi tedeschi. Avevano dirottato il volo a Entebbe per garantirsi l'appoggio del presidente ugandese Idi Amin. Migliaia di militari africani pattugliavano l'aeroporto. Nel blitz morirono circa 45 ugandesi, due ostaggi, e Yoni Netanyahu, comandante israeliano sul campo e fratello dell'attuale premier. Un successo fu anche l'uccisione, a Tunisi, nel 1988, da un commando organizzato dall'attuale ministro della Difesa Ehud Barak di Abu Jihad. In questo caso Israele rivendicò la paternità dell'azione.

Il Mossad affinava le sue tecniche. E puntava sull'effetto deterrenza. In merito a un omicidio mirato, David Kimche, ex vice direttore del Mossad, dichiarò: «Cerchiamo di non uccidere un uomo sparandogli per strada. Troppo facile. Piazzare un ordigno nel suo telefono era un messaggio: possono essere presi ovunque e dovunque. Devono guardarsi le spalle 24 ore al giorno». Non solo estremisti arabi. Israele è stata molto dura con chiunque riteneva mettesse in pericolo la sua sicurezza. Lo sa bene lo scienziato nucleare Mordechai Vanunu. Il 9 dicembre del 1986 si trovava a Roma. Aveva rilasciato un'intervista a un giornale inglese: Israele ha un arsenale atomico sviluppato nella centrale di Dimona, aveva raccontato. Ciò che tutti sospettavano, o sapevano, ma che non si poteva dire. Il Mossad sfruttò il punto debole di Vanunu: le donne. Un'avvenente bionda lo attirò in una trappola. Immobilizzato fu portato in Israele e lì condannato a 18 anni di carcere.

  CONTINUA ...»

19 Febbraio 2010
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