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I tormenti del Grande debitore

di Mario Margiocco

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30 Settembre 2009

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«Il debito ha ancora 5-6mila miliardi di spazio per crescere», ha spiegato il Nobel Paul Krugman, che non teme la spesa pubblica, purché a un certo punto rientri, come fu con il 110% del Pil alla fine della seconda guerra mondiale. Solo che allora gli Stati Uniti erano un paese fortemente creditore, dal 1914, mentre dalla fine degli anni 80 sono tornati ad essere debitori, e da circa 10 anni pesantemente. Negli anni 50, prima dei forti tagli fiscali decisi da John Kennedy, la tassazione era poi quella del New Deal e degli anni dui guerra, molto forte e fortemente progressiva.
Per valutare gli spazi di crescita del debito inoltre occorre fare chiarezza su come è quantificato il debito pubblico americano, che nella misura più frequente, la quota detenuta dal pubblico (held by the public) era a fine settembre 2009 pari a 7,460 miliardi, circa il 52% del Pil. A questa si riferiva Krugman. Ma ci sono altri 4.300 miliardi di titoli del Tesoro detenuti da enti pubblici, il sistema pensionistico della Social security per primo, che portano il totale a 11,770 miliardi pari a circa l'82% del Pil. Il 100% quindi è nel 2010. Siamo a dimensioni italiane.
Il costo poi del sostegno alla finanza e all'economia dopo gli avvenimenti del 2007-2009 è ancora incerto ma altissimo. Solo per circa la metà grava, di fatto o potenzialmente, sui conti. Spesso si tratta di disponibilità e garanzie, non di fondi spesi o da spendere effettivamente. Esistono comunque al momento tre stime diverse. A tutto marzo Bloomberg calcolava che come spesa effettiva, crediti, o comunque impegni, governo e Fed avevano messo sul tavolo 12.800 miliardi. Di questi alcuni programmi per circa 4mila miliardi, il nerbo sono i 3.800 delle garanzie per i money market funds, sono stati cancellati a metà settembre.Poi c'è la stima fatta da Nomi Prins, un ex managing director di Goldman Sachs diventata giornalista di cappa e spada, che parla a tutto agosto di 17.500 miliardi (anche qui vanno detratti i 3.800 del programma accantonato, e altre cifre minori). E infine c'è il conteggio di oltre 23mila miliardi di spesa potenziale complessiva - in caso dello scenario peggiore - fatto da Neil Barofsky, il magistrato chiamato dal Congresso a dirigere l'ufficio che controlla l'esecuzione della Tarp, il fondo di aiuti alle banche per 700 miliardi deciso a ottobre 2008. I 23mila miliardi sono una cifra estrema, da considerare con prudenza e senza "terrorismi" e puramete indicativa, nel caso che tutto vada storto. Un po' difficile, in una situazione finanziaria che resta precaria, ma molto meno instabile di un anno fa.
Certo che la Fed cammina sul rasoio. Da un lato deve tenere i tassi a zero per aiutare le banche e il mercato dei mutui, tutt'altro che privo di nuovi rischi. Dall'altro dovrebbe consentire rendimenti migliori sui titoli per renderli più appetibili e sorreggere meglio il dollaro. Il Tesoro, ironia dei tempi, ha da luglio a Pechino un nuovo rappresentante, in un ufficio potenziato. Si chiama David Dollar. Per i cinesi, davvero l'uomo del dollaro.

30 Settembre 2009
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