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Così i think tank di Londra hanno accolto la finanziaria "astuta"

dal nostro corrispondente Leonardo Maisano

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25 marzo 2010

Londra – Ventiquattr'ore dopo, l'ultimo Budget di Alistair Darling prima delle elezioni e probabilmente in assoluto – il Cancelliere è considerato in uscita anche in caso di vittoria del Labour – ha perso ogni appeal economico per restare un perfetto manufatto politico. Discusso, esaminato, esplorato nei dettagli della corposa produzione quale è sempre, il Budget britannico resta un inevitabile e onesto esercizio pre elettorale. Darling non ha promesso regali a tutti, né improbabili sgravi. Il pacchetto di stimoli da 2,8 miliardi di sterline è in parte controbilanciato dai tagli lasciando, al netto di tutto, misure poco significative per accelerare lo sviluppo. Un Budget che aveva una sola urgenza: consentire al Labour di restare in corsa per la vittoria alle politiche di maggio. E in questo è un successo pieno, il resto verrò dopo. I tagli, cioè, verranno dopo. Darling stesso ha fatto capire che in autunno si procederà a una rivisitazione totale dei capitoli di spesa delle pubbliche amministrazioni. E la forbice si aprirà allora.

E' l'opinione della maggioranza degli osservatori concordi nel ritenere che si è trattato di una finanziaria astuta. Le esigenze di bilancio sono però un'altra cosa. Secondo l'Istituto per gli studi fiscali, la più blasonata think tank in temi macroeconomici, per raggiungere gli obiettivi di bilancio il prossimo governo dovrà tagliare la spesa del 3,1% all'anno per i prossimi quattro anni in termini reali. Circa il 12% nel quadriennio. E questo significa sforbiciate da 46 miliardi di sterline all'anno e non i 20 miliardi di tagli individuati da Darling grazie a indefiniti "recuperi di efficienza". Chi ne sarà colpito ? Tutti i ministeri eccetto quelli protetti, soprattutto l'istruzione. Il che significa secondo l'Istituto che i risparmi nei ministeri "scoperti" oscilleranno fra il 5,3% e il 7 per cento.

Un altro punto di domande resta la previsione di crescita del Pil. Tutti gli economisti, da Cbi, la Confindustra inglese in giù, ritengono che un tasso di crescita del 3,25% nel 2011 sia a dir poco ottimistico. E se così fosse, se le previsioni si confermassero troppo rosee, il conto per il Tesoro salirebbe ulteriormente. Oggi la realtà sembra dare torto a Darling,. Londra stenta ad uscire dalla recessione. Un solo trimestre ha fatto, fino ad ora, segnare un più 0 ,3 %, primo sussulto verso la crescita. Troppo poco per convincere il mondo e i mercati che la Gran Bretagna sia in marcia verso un solido rimbalzo. Abbastanza, però, per sperare di vincere le elezioni.

25 marzo 2010
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