LONDRA - L'immagine è sempre la stessa, da secoli. Il Cancelliere esce dal numero 11 di Downing street, residenza opposta a quella del premier, solleva la valigetta tanto consumata da apparire meno rossa di quanto dovrebbe essere. Si sottopone ai flash dei fotografi e marcia verso i Comuni.

Alistair Darling, 57 anni, Cancelliere dello Scacchiere di Sua Maestà da quando Gordon Brown è assiso al soglio massimo delle politica inglese, non si è sottratto a una sceneggiatura che non muta come il cambio della guardia e il sunday lunch.

Tradizioni britanniche alle quali Alistair s'è adeguato nonostante le pressioni per un mandato alla nitroglicerina nella congiuntura politico economica della Gran Bretagna di oggi. Gestire la peggiore crisi finanziaria dal 1929 in poi declinandola con le esigenze della politica, ovvero l'urgenza di recuperare il consenso perduto del Labour alla vigilia delle elezioni, è stata opera da funambolo. E anche oggi, in quella che secondo molti osservatori è stata l'ultima performance di Darling da Cancelliere, ha tenuto fede alle acrobazie fra rigore e generosità.

Il lungo addio di Darling è scritto nel destino di questo passaggio politico, secondo la maggioranza degli osservatori di cose britanniche. Se il Labour perderà le elezioni di maggio toccherà al quarantenne conservatore George Osborne ereditare la valigetta rossa. Ma anche una vittoria laburista per Alistair Darling significherebbe una sconfitta personale. Il rapporto fra lui e Brown di cui è stato a lungo considerato "portavoce" secondo la spietata definizione di Polly Toinbee è ai minimi termini. In caso di parlamento impiccato, ovvero senza maggioranza e destinato a un' intesa Lab-Lib, intesi come i liberaldemocratici di Nick Clegg, lo Scacchiere finirebbe a Vince Cable, l'economista del terzo partito d'Inghilterra. Se infine i laburisti riuscissero a vincere da soli, il risultato rafforzerebbe tanto Gordon Brown da convincerlo a piazzare il suo protege, l'ex giornalista del Financial Times e ministro dell'istruzione, Ed Balls.

E' l'ultimo giro, salvo colpi di scena, per il canuto Alistair. La zazzerra bianca invecchia appena un uomo dotato di straordinaria energia e discreto coraggio. Non solo nel contenere le spinte di Brown verso politice più populiste, ma anche nel rintuzzare l'America nei giorni della crisi. Hank Paulson, ex ministro del tesoro Usa, lo ha scritto nel suo libro: fu Darling a far saltare il banco nei giorni dolorosi del credit crunch. Gli Usa volevano il salvataggio di Lehman e pretendevano che lo pilotasse una banca inglese, Barclays. Darling pose il veto, Lehman andò per aria e con lei mezzo sistema finanziario mondiale.

Perché lo fece ? Per senso dello stato, per non costringere i sudditi del regno all'azzardo di una scommessa al buio. Non si sapeva che cosa avesse in pancia Lehman in quelle ore e infilare una quantità indefinita di titoli tossici nella banca più in salute della City poteva essere la polpetta avvelenata, con costi enormi per i contribuenti britannici. Nessun rammarico per una scelta che Darling ha sempre difeso e ora, se davvero questo sarà il suo ultimo budget e magari anche l' ultima performance politica, non ci resterà che attendere la sua verità sui giorni straordinariamente drammatici dell'autunno 2008. Un libro, crediamo proprio, che non ce lo negherà.