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Lagarde: il piano Grecia è soddisfacente ma potrebbe non essere mai usato

di Vittorio Da Rold

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27 marzo 2010
Lagarde: Grecia, piano soodisfacente ma potrebbe non essere mai usato

Cernobbio-Chi sarà il prossimo dopo la Grecia? Si chiedono i partecipanti al Workshop di primavera di Ambrosetti a Cernobbio in una giornata di vigilia elettorale italiana con annesso silenzio stampa che permette finalmente di guardare oltre le Alpi e scoprire che i nostri guai hanno radici e soluzioni solo in chiave internazionale. Perfino Stati Uniti, Francia e Germania sono sotto osservazione da parte delle agenzie di rating sempre più nervose sui libelli di debito, figurarsi gli altri come Portogallo, Spagna e Irlanda. Tutti cercano di usare toni ottimisti ma i partecipanti si chiedono se la crisi greca sia davvero finita e come ne uscirà l'euro.

L'accordo per gli aiuti alla Grecia che coinvolge al fianco dell'Unione europea il Fondo monetario internazionale è «molto soddisfacente». È l'asciutto commento di Christine Lagarde, ministro francese degli Affari economici, dell'industria e dell'occupazione, a margine del convegno che poi aggiunge che «l'accordo di standby potrebbe non essere mai usato». Una speranza o qualcosa di più?

«Una soluzione buona e giusta», ribatte il ministro dell'Economia italiano, Giulio Tremonti, sul piano di salvataggio deciso a favore della Grecia.

E Madrid? «La Spagna non è preoccupata per una possibile crisi finanziaria», ribatte il ministro dell'Economia, spagnola Elena Salgado, e presidente di turno dell'Ecofin, sempre a margine del Forum Ambrosetti sui mercati internazionali. E a chi le fa notare come sui mercati ci sia preoccupazione per il Paese iberico, il ministro risponde: «Gli spagnoli no. Il nostro livello di debito (in percentuale sul Pil, ndr) è inferiore di 20 punti rispetto alla media di altri stati europei».

Ma ieri Nouriel Roubini, ha messo in guardia Madrid dal tasso di sicoccupazione al 20%, la crisi immobiliare, la crescita di prestiti inesigibili, la perdità di competitività. E Lorenzo Bini Smaghi, mebro dell'esecutivo della Bce fa capire che la solzione del Fondo monetario non sia «proprio l'ideale» ma comunque vada accettata per sano realismo istituzionale.

«La crisi è dell'Unione Europea ed è l'Unione Europea che deve gestirla ma questo non vuol dire escludere il Fondo monetario internazionale», dice Tommaso Padoa Schioppa, presidente di Notre Europe e già componente del comitato esecutivo della Bce, oltre che ex ministro dell'Economia dal 2006 al 2008.

«Il Fmi non può essere escluso. Gli va affidato un ruolo tecnico» aggiunge Padoa Schioppa. L'accordo, che prevede la partecipazione per un terzo del Fmi su un totale di 22 miliardi di euro di aiuti, «è in linea con quanto auspicavo» commenta l'economista.
Poi aggiunge: la candidatura, non ufficiale per ora, di Mario Draghi, Governatore di Banca d'Italia, alla presidenza della Bce alla scadenza del mandato di Jean-Claude Trichet «é plausibile, ma non sono nel giro delle consultazioni».


Intanto Petros Christodoulou, capo dell'agenzia del debito greco dice la Grecia deve raccogliere 15,5 miliardi di euro per la fine di maggio e fa capire che a breve dopo l'accordo Atene tornerà sul mercato.

27 marzo 2010
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