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Il Senato Usa boccia (per ora)
la riforma finanziaria di Obama

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18 maggio 2010
Per la riforma finanziaria Usa ore decisive e clima torrido. Nella foto Barack Obama

Giorni decisivi per la Riforma finanziaria di Barack Obama. Il testo, che prevede una profonda revisione delle regole sul sistema bancario, ieri ha ottenuto il primo stop imprevisto. Grazie al voto che è venuto a mancare di due senatori democratici, Maria Cantwell e Russ Feingold che si sono sfilati dalla maggioranza perché contrari al documento e alle regole per i mercati. Il primo passaggio a vuoto sul documento ha avuto 57 voti a favore e 42 contrari (per passare ce ne sarebbero voluti almeno 60).

Si tratta di un appuntamento chiave per l'amministrazione democratica, che arriva in una settimana ancora molto tesa per le Borse. I mercati sono alle prese con la controversa decisione del Governo tedesco di bloccare la vendita allo scoperto su alcuni titoli quotati a Francoforte, ma anche su titoli di Stato e altri prodotti finanziari.

Intanto il deus ex machina della riforma Obama, l'ex presidente della Fed Paul Volcker avverte: «Gli Usa non sono indenni dalla crisi dei debiti sovrani che ha colpito l'Europa». Il principale consigliere economico della Casa Bianca, parlando all'istituto per le ricerche di politica economica di Stanford, in California ha comunque precisato che gli Stati Uniti differiscono dai piccoli paesi europei come la Grecia, le cui economie sono finite sotto attacco speculativo e nota che il dollaro e il credito Usa hanno «buone fondamenta». Tuttavia, aggiunge, «ci sono questioni serie, in particolare riguardo alla sostenibilità del nostro impegno a programmi di crescita già acquisiti». A queste esternazioni peraltro ha ribattutto, pur senza citare Volker, il segretario al Tesoro Timothy Geithner in un'intervista alla tv Cnbc. «Ogni paragone con Atene è fuorviante» ha sostenuto il numero uno del Tesoro Usa.


Sul fronte giudiziario intanto arrivano alcune novità dalla vicenda Goldman Sachs. La banca d'affari, scrive il New York Times, non avrebbe danneggiato solo i risparmiatori, vendendogli titoli legati ai mutui subprime su cui intanto scommetteva al ribasso, ma anche un suo grosso cliente: Washington Mutual. All'inizio del 2007 i suoi venditori piazzavano sul mercato titoli della banca scommettendo, allo stesso tempo, sul suo fallimento, che si sarebbe puntualmente verificato l'anno dopo. Secondo un documento del Congresso americano, queste posizioni «short» avrebbero fruttato 2,5 milioni di dollari a Goldman Sachs.

Insomma il clima in cui la riforma finanziaria di Barack Obama dovrà essere approvata è parecchio surriscaldato. Il dibattito al Congresso si annuncia duro e il presidente dovrà mettere in campo tutta la sua abilità di mediatore, anche alla luce della radicalizzazione dello scontro politico. Dentro il partito repubblicano cresce infatti il peso del Tea Party (la corrente più intransigente). Dopo la vittoria di Bob Bennett nelle primarie nello Utah, anche in Kentucky ha vinto un candidato del movimento: Rand Paul, che ha avuto la meglio su Trey Grayson con il 60% dei voti. Tra i democratici, invece, il candidato di Barack Obama in Pennsylvania Arlen Psecter ha perso la possibilità di correre per un sesto mandato al Senato e ha dovuto cedere a Joe Sestak.

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18 maggio 2010
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