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Adeguata verifica per i titolari delle carte

di Ranieri Razzante

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Il decalogo della banca d'Italia


Ogni italiano fa solo 62 transazioni all'anno con strumenti diversi dal contante, contro le 150 della media Ue. In Italia si fa in contanti il 90% circa delle transazioni commerciali, una quota troppo alta se si vuole prevenire il riciclaggio di denaro sporco. Tuttavia, nonostante lo scarso uso di moneta elettronica, i casi di riciclaggio che si registrano in questo settore sono, in proporzione, assai elevati.
Infatti, si fa riciclaggio «di» carte di credito e «con» carte di credito. Il primo si realizza quando si rubano e/o si clonano le carte, oppure "si producono" e immettono sul mercato. Lo scopo è utilizzarle con sistemi di "pishing" (ossia furto di dati altrui) o creando codici fittizi.
Il riciclaggio con carte di credito, forse meno conosciuto, avviene attraverso l'uso della carta non come risultato, ma come mezzo. In pratica, i soldi che alimentano la carta provengono da un delitto, come vuole la "buona tradizione" dei riciclatori: spenderli con la moneta elettronica è lecito.


I bancomat
Le carte di debito non sono altro che i bancomat: consentono il prelievo presso i terminali delle banche o degli uffici postali sul territorio nazionale ed estero, nonché i pagamenti presso i Pos (dall'inglese points of sale), i punti vendita dove tutti noi facciamo gli acquisti giornalieri. Dalla benzina alla carne, dai vestiti ai libri, non c'è prodotto che oggi non sia acquistabile con una "strisciata" di bancomat nell'apparecchio disponibile nell'esercizio commerciale. Basta ricordare il Pin (il codice segreto) e avere la disponibilità giornaliera sul conto corrente di appoggio. Nessuna altra formalità.
Agli italiani il bancomat piace sempre di più. Oggi, alla crescente diffusione del servizio (in Italia ci sono circa 20 Pos ogni mille abitanti), corrisponde una discreta distribuzione delle carte.
Secondo i dati 2006 il 70% dei cittadini è in possesso di carte bancomat: questo vuol dire che ci sono in circolazione 27 milioni di tessere, che vengono effettuati circa 650 milioni di pagamenti e 600 milioni di prelievi di denaro all'anno.


Le carte di credito
Fa da contraltare a questi numeri il bilancio delle carte di credito: solo il 40% dei consumatori ne possiede una. Nel 2006 il bilancio è di 22 transazioni pro capite in Italia, contro il doppio della media europea.
Nel frattempo, si stanno diffondendo in modo esponenziale le carte di credito ricaricabili: oggi sono circa un milione e mezzo. Questo aumento è collegato all'incremento delle transazioni via internet. Chi acquista in rete ritiene (giustamente) preferibile utilizzare strumenti che hanno un limite di somma disponibile: in caso di phising o qualsiasi altro tipo
di truffa la perdita è contenuta.

I nuovi controlli
La direttiva europea e il decreto legislativo 231/2007 contro il riciclaggio tengono conto di questa evoluzione. L'obiettivo di queste disposizioni non è limitare l'utilizzo delle carte, bensì la diffusione potenzialmente incontrollata.
Si sono così rafforzate le misure di identificazione dei titolari, quelle di monitoraggio degli utilizzi, e quelle relative alla loro "monetizzazione" (trasformazione in contante e possibilità di ottenere credito).
Anche la precedente normativa prevedeva l'identificazione – e la registrazione dell'Archivio unico presso l'intermediario (Aui) – dei dati relativi al soggetto che acquisiva la carta di credito, visto che il rapporto che ne nasceva è ricondotto alla categoria dei cosiddetti "rapporti continuativi".
Dare la carta di credito richiede la sottoscrizione di un contratto ad hoc, attraverso cui si attiva con l'intermediario un nuovo rapporto fiduciario, anche se il fiduciario ha accesso a un contratto propedeutico di conto corrente.
Per il bancomat si possono fare le stesse considerazioni, anche se le condizioni del contratto servono più che altro a regolare lo svolgimento di un servizio tipicamente "accessorio" e funzionale al conto corrente, già censito. Per questo motivo, si è sempre ritenuto non fare identificazioni e registrazioni nell'Aui (Archivio unico informatico) della banca. Il bancomat, infatti, è un'"appendice" del contratto di conto corrente, non essendo legata a nessuna concessione autonoma di credito (come chiarito dall'Ufficio italiano cambi in un parere del 20 novembre 2006).

L'adeguata verifica
Fino al 28 dicembre 2007 (compreso) la registrazione degli importi spesi o comunque utilizzati si effettuava al raggiungimento (risultato del cumulo) di 12.500 euro nel corso dei sette giorni antecedenti a quello in cui si effettua l'operazione. Ciò era plausibile per le carte di credito, essendo oggettivamente impossibile - visti gli importi singoli che i limiti di disponibilità - per i movimenti mediante bancomat.
  CONTINUA ...»

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