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Mutui, Tremonti: «Impegno del Governo per la portabilità gratuita»

di Nicoletta Cottone

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27 MAGGIO 2008

È un esperimento di democrazia condivisa, dove si intrecciano risparmio e casa. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti presenta così l'accordo con l'Abi sulla rinegoziazione dei mutui a tasso variabile, previsto dal decreto legge fiscale che andrà in Gazzetta Ufficiale domani 28 maggio 2008. «In questi ultimi due anni - spiega Tremonti - troppe famiglie si sono trovate nella trappola fra stipendio fisso e mutuo variabile». Per il ministro dell'Economia si tratta di un passaggio da una facoltà rimessa alla banca, a un diritto. Una delle novità, spiega Tremonti, è che il vantaggio fiscale resterà immutato: «Stiamo valutando la possibilità di continuare a dedurre fiscalmente la rata contratta prima della rinegoziazione del mutuo». Sì anche a un osservatorio con le associazioni dei consumatori che permetterà di monitorare l'andamento dell'accordo. Il ministro ha aggiunto che c'è l'impegno del Governo anche per azzerare i costi della portabilità e le spese notarili. Per abbattere le spese dal notaio, per Tremonti ci sono due strade: «estendere anche ai beni immobiliari la possibilità che sia il funzionario di banca a certificare la girata, come giá avviene sui valori mobiliari» oppure «conservare la funzione del notaio, ma a costo zero».

La morosità, poi, non esclude dall'accesso al nuovo strumento: il ministro si è, infatti, impegnato su due richieste delle associazioni dei consumatori, auspicando anche l'intervento delle banche. In pratica le famiglie morose fino a 6 rate potranno rientrare nell'accordo e per quelle che hanno immobili con procedure esecutive ci sarà l'intervento di sostegno del Fondo mutui. Ma solo per i casi più critici.

Dal canto suo il presidente dell'Abi Corrado Faissola ha sottolineato che «le banche non hanno nessuna intenzione di ricavare vantaggi» dall'accordo sulla rinegoziazione dei mutui. «Le banche hanno aderito con grande senso di responsabilità, visto che la situazione economica delle famiglie è mutata a causa di agenti esterni». Il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti ha poi avvertito le banche: «sulle rate da pagare non vogliamo che ci siano problemi di anatocismo». Paolo Landi, segretario dell'Adiconsum, ha ricordato che si tratta di un accordo oneroso per i consumatori, che rappresenta una boccata di ossigeno solo per chi non è in grado di pagare il mutuo. E, avverte, «l'accordo potrebbe mettere in sordina una concorrenza che si è attivata».

L'accordo ridefinisce modalità e criteri di rinegoziazione dei mutui a tasso variabile stipulati per l'acquisto, la costruzione e la ristrutturazione dell'abitazione principale. La rinegoziazione, che si applica dalla prima rata successiva al 1° gennaio 2009, dovrà assicurare la riduzione dell'importo della rata a un ammontare pari a quello della rata che si ottiene applicando all'importo originario del mutuo il tasso di interesse come risultante dalla media aritmetica dei tassi applicati ai sensi del contratto del 2006. L'importo così calcolato resta invariato per la durata del mutuo.

La differenza tra l'importo della rata dovuta secondo il piano originario di ammortamento e quello risultante dall'atto di rinegoziazione è addebitato su un conto di finanziamento accessorio al tasso che si ottiene in base all'Irs a 10 anni, alla data di rinegoziazione, maggiorato di uno spread dello 0,50 per cento. In caso il saldo fosse a favore del mutuatario la differenza sarà imputata a credito sul conto di finanziamento accessorio. L'eventuale debito del conto accessorio sarà rimborsato dal cliente con rate costanti di importo uguale alla rata di rinegoziazione. L'ammortamento è calcolato sulla base dello stesso tasso a cui è regolato il conto accessorio, purché più favorevole al cliente. Le garanzie restano le stesse del mutuo originario. Banche e intermediari finanziari che aderiscono alla convenzione dovranno formulare ai clienti le proposte di rinegoziazione entro 3 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto fiscale. Le operazioni di rinegoziazione sono esenti da imposte e tasse. Banche e intermediari finanziari non dovranno applicare costi ai clienti.

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