ILSOLE24ORE.COM > Notizie Norme e Tributi ARCHIVIO

La verità è precaria. Gli avvocati oggi in Italia

di Maria Carla De Cesari

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
1 agosto 2009

Ha aperto a Bergamo il suo studio sette mesi fa perché stufa di fare l'avvocato parasubordinato. Gaia Bonfiglio, 33 anni, messinese, voce determinata con solo un filo di timidezza, ripercorre, tra motivazioni e difficoltà, la sua carriera, cinque anni nelle cancellerie e nelle aule del tribunale al mattino, seduta a scrivanie aggiunte all'ultimo momento nel pomeriggio fino a sera.

«Mi sono laureata a Messina. Dopo l'università mi sono trasferita a Bergamo – racconta – perché avevo un aggancio con un parente per il praticantato. Diventare notaio, il mio obiettivo, era troppo difficile, così ho scelto di fare l'avvocato. Anche se avrei potuto prendere la scorciatoia di fare l'esame di Stato a Messina, allora si aveva praticamente in tasca l'abilitazione, mi sono detta che se sfida doveva essere, tanto valeva cominciare seriamente. Così sono passata a Brescia. Dal 2005 ho girovagato per un po' di studi, poi ho preso la decisione: mi metto in proprio».

Ci vuole coraggio e un piccolo pacchetto clienti. Ma forse questi due elementi sono il corollario, presa la decisione di guadagnare la libertà di svolgere la professione. «Come collaboratrice non avevo alcuna garanzia – dice – il rapporto con lo studio poteva finire in qualsiasi momento. Se mi fossi ammalata non avevo tutele e comunque non ero padrona del mio tempo, perché ero soggetta all'organizzazione di altri. Allora sarebbe stato meglio andare a lavorare in banca».

«Il problema – incalza Lionel Ceresi, classe 1943 – è che occorre imparare a fare l'avvocato. Quando mi sono laureato, a metà degli anni 60, dopo il tirocinio si diventava procuratore, per sei anni: voleva dire poter esercitare su un territorio limitato, con compensi dimezzati. Oggi, dopo l'esame di Stato, si ha un titolo che consente di esercitare la professione di avvocato, ma non ci si cura più di tanto delle competenze e delle esperienze necessarie per poterlo fare».

Lionel Ceresi, nato a Gerusalemme, figlio di ebrei cosmopoliti, da circa 20 anni ha studio in via Serbelloni, al centro di Milano. Nessuna targa al portone, solo una discreta "informazione" nel quadro del citofono. Tra i suoi clienti, alcune delle firme della moda italiana. Prima è rimasto per quasi 20 anni nello studio fondato dal professor Aurelio Candian, ha iniziato da praticante e ha fatto tutto il cursus honorum, fino a diventare senior partner. «Negli anni Sessanta e Settanta – dice – un procuratore doveva scegliere: entrare in uno studio dove avrebbe avuto la possibilità di acquisire esperienza, competenza e conoscenza di che cos'è il diritto o aprire uno studio, da solo o con qualche coetaneo. Quest'ultima è una scelta che sconsigliavo e che sconsiglio ancora oggi. Per imparare la professione bisogna guardare chi la sa fare».

Ma spesso negli studi i giovani non sono messi nella condizione di imparare. Per usare un'espressione chiara: sono maltrattati. «Sì – risponde Ceresi – è sicuro che un giovane, che entra in uno studio avviato, venga maltrattato. Se il maltrattamento è economico, è esecrabile. Se invece il giovane è costretto a soffrire per imparare la professione, allora è educativo ed è l'incentivo a fare meglio, a comprendere in profondità il diritto, i principi generali che fondano la giustizia, alla base di ciò che è sintetizzato nei palazzi di giustizia, "la legge è uguale per tutti"». Ceresi, però, mette in guardia da barriere corporative: «I giovani migliori devono essere coccolati. Non penso funzioni un sistema dove l'esame di Stato è un terno al lotto: nel 2007 i promossi sono stati il 75%, l'anno scorso quella percentuale è riferita ai bocciati. Mi sembra frutto di un indirizzo politico o corporativo».

Oggi si parla di specializzazione come di una chiave che consente di affrontare un mercato sempre più difficile e affollato: gli avvocati iscritti alla Cassa sono circa 150mila, quelli che figurano all'Albo sono oltre 200mila. Gaia Bonfiglio: «lo studio, in associazione con due professionisti, tenta di offrire ai clienti un servizio multidisciplinare. Siamo due avvocati, io civilista e una penalista, e un commercialista. Credo nella specializzazione. È impossibile fare l'avvocato illudendosi di saper fare di tutto un po'».

Che cosa si intende per specializzazione? «Il diritto non è settario, non ci sono in un cassetto i fogli del diritto del lavoro e in un altro, per esempio, quelli del diritto amministrativo. Sono stati gli studi di matrice anglosassone a diffondere il mito della specializzazione: ognuno sa solo un pezzetto della storia». E poi qualcuno giustappone le tessere, magari utilizzando dei formulari. «A New York – riprende Ceresi – se lei chiede a uno studio legale un contratto d'affitto riceverà un documento di 32 pagine nel caso del locatore, di 29 per il conduttore. A San Francisco capiterebbe la stessa cosa».

Insomma, il diritto è ridotto a un formulario in cui si cambia solo l'intestazione. Eppure, l'impressione è che questo modo di procedere per schemi standard sia talvolta una necessità anche per i piccoli studi, costretti ad arrabattarsi per cercare di non mandare via i clienti e per rispondere alle questioni più disparate. «Il punto di partenza è che fare l'avvocato è una missione, è cercare la verità dei fatti, ricondurla a una posizione di diritto, a partire dalla quale il cliente decide cosa fare».

  CONTINUA ...»

1 agosto 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio


L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
22 maggio 2010
21 maggio 2010
21 maggio 2010
20 maggio 2010
20 aprile 2010
 
Gli esperti del ministero rispondono a tutti i dubbi sugli incentivi
La liquidazione: rimborsi e debiti
I redditi da dichiarare
La salute e gli altri sconti
La famiglia e la casa
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-