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RICOSTRUZIONE
Difficoltà, ma anche aiuti andati a segno
di Massimo Donaddio

La mobilitazione senza precedenti della comunità internazionale ha per una volta dato i suoi frutti. I due terzi degli aiuti promessi dalle nazioni più sviluppate della Terra per sostenere le popolazioni colpite dallo tsunami del 26 dicembre 2004 sono andati a buon fine, cioè sono stati già spesi o almeno stanziati. L’enormità del disastro naturale dello scorso anno ha però reso alquanto complicati i soccorsi e non sarà facile procedere alla ricostruzione: lentezze e lungaggini burocratiche sono all’ordine dl giorno e, con molti aiuti a disposizione, anche le operazioni di coordinamento presentano una certa complessità. Una recente indagine dell’Ocse, confermata anche dai dati del coordinamento per gli aiuti umanitari delle Nazioni Unite, ha fissato in circa 13 miliardi di dollari il totale delle donazioni effettuate da governi, organizzazioni non governative, imprese e singoli cittadini per portare un primo aiuto alle popolazioni colpite e finanziare la gigantesca opera di ricostruzione. Fra questi, oltre cinque miliardi provengono da governi Ocse. A guidare la classifica della generosità sono gli Stati Uniti (con 902 milioni di dollari promessi, l’87% dei quali già stanziato e 227 già spesi); seguono la Germania (634 milioni, il 49% dei quali già stanziato e 82 già spesi), la Commissione europea (600 milioni, il 51% dei quali già stanziato e 135 già spesi), il Giappone (499 milioni promessi e spesi 539 milioni, quindi oltre le aspettative), l’Australia (431 milioni, il 44% dei quali già approvati e 117 già spesi), il Canada (343 milioni, stanziati al 51% e 131 milioni già spesi), l’Olanda (312 milioni, già approvati al 50% e 82 già spesi). L’Italia, che non brilla particolarmente quanto a stanziamenti di fondi statali, avendo promesso “solamente” 139 milioni di dollari, né ha però già stanziati 94 e spesi 42. (Vedi tabelle)
Complessivamente la mobilitazione internazionale ha coinvolto 90 Paesi – tra questi numerose nazioni del Terzo Mondo – 36 dei quali hanno anche inviato nelle zone colpite esperti civili e militari. Oltre 500 organizzazioni non governative, da tutto il mondo, hanno partecipato ai programmi di ricostruzione e di raccolta fondi. «Siamo stati più efficienti di quanto ci aspettavamo nella fase di raccolta fondi, considerato l’alto livello di emergenza che dovevamo affrontare», commenta il responsabile per il Coordinamento aiuti umanitari delle Nazioni Unite, Jan Egeland, che però aggiunge: «Abbiamo bisogno di più tempo di quanto pensavamo per ricostruire». I funzionari delle Nazioni Unite lamentano infatti difficoltà incontrate nei programmi di ricostruzione proprio nella provincia indonesiana di Aceh, quella più colpita dal terribile sisma e dagli effetti della gigantesca onda anomala. L’intervento umanitario è stato rallentato, dicono all’Onu, dal conflitto tra le forze governative e le milizie separatiste: una situazione che ha costretto circa 150mila sfollati a continuare ad abitare in tende e altri alloggi provvisori.

Lentezze e difficoltà negli aiuti sono anche denunciate dal recentissimo rapporto dell’Unione europea sulla ricostruzione delle aree devastate dallo tsunami. «Siamo consapevoli delle condizioni tremende in cui vivono ancora molte persone in Indonesia e Sri Lanka», afferma il commissario Ue per le Relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner, facendo anche notare le difficoltà intrinseche in un processo di ricostruzione dopo un disastro di tale portata. Secondo il rappresentante della Commissione Ue, per assicurare che i finanziamenti siano spesi al meglio è necessario un maggiore coordinamento tra governi e organizzazioni. Preoccupa ancora la situazione dello Sri Lanka, dove le nuove case non sono ancora state costruite per mancanza di terra, di materiali e di forza lavoro. A queste difficoltà si aggiungono quelle legate alla situazione interna del Paese, che vede fronteggiarsi regolarmente le truppe governative e la guerriglia dei ribelli Tamil.

Sull’operato umanitario dell’Italia manifesta soddisfazione il Comitato dei Garanti (Emma Bonino, Giorgio Napolitano, Giuliano Amato, Giulio Andreotti e Andrea Monorchio) chiamato a controllare e verificare la gestione dei fondi - oltre 47 milioni di euro - affidati alla Protezione Civile, alle Ong, ad organismi internazionali come Fao o Banca Etica. Tutti i 42 progetti per la ricostruzione in Sri Lanka, da realizzarsi con i soldi donati dagli italiani, saranno completati entro la metà del prossimo anno, spiega Emma Bonino. Anche in questo caso le difficoltà ci sono - soprattutto riguardo alle procedure di assegnazione dei fondi e alla guerriglia tra Tamil e governativi – ma, secondo Bonino, «gli italiani possono essere soddisfatti: lo sforzo messo in campo da tutto il Paese sta dando i suoi frutti». Complessivamente l'intervento di ricostruzione in Sri Lanka è costato 53 milioni e 410 mila euro, di cui 47 milioni e 354 mila euro donati dagli italiani con gli sms e 6 milioni stanziati dal dipartimento della Protezione civile. Allo stato attuale sono conclusi 11 progetti; 28 sono i cantieri aperti; per 4 sono in corso le gare di appalto e altri 4 sono ancora allo stato di progettazione.
Dei 42 progetti, 11 sono già conclusi e riguardano, oltre l'allestimento di campi e strutture d'emergenza e fornitura di beni e servizi di prima necessità, la realizzazione di case permanenti , la ricostruzione di un ospedale e la fornitura delle attrezzature per riavviare la pesca (la principale attività delle popolazioni colpite dallo tsunami). Particolare attenzione è stata posta inoltre per l’istruzione, per la quale, sottolineano i Garanti, sono stati stanziati quasi dieci milioni di euro che serviranno alla costruzione di 15 scuole.
Non sono mancate, come spesso avviene in questi casi, anche le polemiche sulla gestione degli aiuti, in particolare sulla ripartizione delle competenze, sui rapporti tra aiuti pubblici e privati, sulla trasparenza nell’utilizzo dei fondi, sul coordinamento delle situazioni di emergenza. Emma Bonino, che dal canto suo può vantare una certa esperienza in emergenze e aiuti umanitari (maturata in varie istituzioni internazionali) smorza i toni e assicura: «Senza pretendere che questa sia stata un’operazione da prendere a modello, è stata ed è un’operazione che può essere valutata e considerata per il futuro».
CONTRIBUTI DAI MEMBRI OCSE
Paesi donatoriFondi PrevistiFondi stanziatiFondi spesi
TotaleAiuti di emergenzaIn percentuale*TotaleAiuti di emergenza
Australia4311939944.7%11799
Austria6328744.7%167
Belgio34301286.6%2012
Canada34317611551.5%131115
Commissione Europea60031113051.8%13581
Danimarca77413152.7%4131
Finlandia63442568.6%3025
Francia4442435354.8%10953
Germania6343133049.3%8230
Giappone499601499..539499
Grecia153333..3333
Irlanda262624100.0%2321
Italia13994467.8%424
Lussemburgo11116..76
Nuova Zelanda48372477.9%3724
Norvegia1721397880.8%13278
Olanda3121564350.0%8218
Portogallo13137100.0%77
Spagna111416..1716
Svezia698632..3520
Svizzera29291498.3%2014
Stati Uniti90279231387.8%277267
Regno Unito96149148..130129
TOTALE502036581743(68.7%)20611588
* Percentuale di contributi effetivamente stanziati sul totale dei fondi previsti
CONTRIBUTI DAI MEMBRI OCSE
Paesi destinatariFondi stanziatiFondi spesi
TotaleAiuti
di emergenza
TotaleAiuti
di emergenza
India67342721
Indonesia1569656865630
Malesia1000
Maldive77656763
Myanmar4444
Seychelles2121
Somalia6566
Sri Lanka925334418298
Thailandia25152316
Altri983629649548
TOTALE3658174320611588


 

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