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Quando si è Campioni l'età non conta
di Mattia Losi

Quando si è Campioni con la “c” maiuscola l’età non conta: il vero problema è che, in Italia, ci siamo così disabituati ai talenti precoci da non riuscire più a riconoscerli quando li vediamo sul campo.

Parlo, per essere chiari, sia dell’eccessiva prudenza degli allenatori che costringono i giovani a lunghissime trafile, sia dei molti tifosi che in questi giorni mi hanno scritto dicendo che giocatori come Messi e Tevez non sono campioni, prova ne sia il fatto che non hanno vinto nulla.

Partiamo da quest’ultima considerazione: il metro delle vittorie, parlando di talento individuale esercitato in uno sport di squadra, è privo di significato. Seguendo questo criterio scopriremmo, per esempio, che il più grande attaccante italiano di tutti i tempi (Gigi Riva) è scarso perché ha vinto solo uno scudetto, che Totti (sempre uno scudetto) vale molto meno di Colombo (Milan di Sacchi, per chi non se lo ricorda), che Roberto Baggio si deve inchinare al genio calcistico di Gattuso e Birindelli. E blocco subito le critiche a proposito di Roberto Baggio dicendo che, al di là dei convincimenti personali, è ritenuto uno dei più grandi giocatori degli ultimi vent’anni da tutta la critica internazionale. Compresi Pelè e Maradona, che in genere appena possono si contraddicono per partito preso.

Messi (nato nel 1987) e Tevez (1984) giocano nella nazionale Argentina insieme a un altro fuoriclasse, Mascherano, anche lui del 1984. Tutti hanno esordito in nazionale prima dei vent’anni, hanno già vinto qualcosa (per quel che vale…) come Olimpiadi, Liga Spagnola, Champion’s League. E Tevez, per il terzo anno consecutivo, è stato premiato come miglior giocatore sudamericano.

Nel Brasile scopriamo che gente come Kakà ha esordito in nazionale a vent’anni, Ronaldinho a 19 e Ronaldo a 16: che poi oggi venga soprannominato “Gordo” (grasso) non cancella il passato e, soprattutto, impone una certa prudenza prima di darlo per finito. Un errore commesso già quattro anni fa, per poi vederlo diventare campione del mondo e capocannoniere del mondiale 2002, oltre che capace di segnare 82 gol in 4 campionati spagnoli.

Tra i giovani talenti presenti al mondiale tedesco non possiamo dimenticare l’inglese Rooney (1985) che ha esordito in nazionale a 18 anni, e l’olandese Robben, oggi 23enne ma in campo per la prima volta con gli Arancioni a soli 19 anni.

I fuoriclasse, quando sono tali, devono giocare: Pelè vinse il suo primo mondiale a 17 anni, Maradona stupì il mondo a 20, ma anche in Italia una volta avevamo il coraggio di mandare in campo a 16 anni gente come Gianni Rivera e Paolo Maldini, e di far esordire proprio in un mondiale “lo zio” Beppe Bergomi, campione del mondo a 18 anni nel 1982. Poi è prevalsa la prudenza, e il caso di De Rossi, convocato nella nazionale maggiore senza passare dall’Under 21, è classificabile come eccezione alla regola.

Per chiudere con Messi e Tevez: il fatto che abbiano entrambi segnato nella partita di ieri sera contro la Serbia non ha aggiunto una virgola al loro valore e alla considerazione internazionale di cui godono da tempo. In fondo anche Vincenzo Iaquinta ha segnato al suo esordio in un mondiale. La differenza con Messi? Iaquinta ha 28 anni. Sulla qualità dei due sarà la storia del calcio a dare un risposta.

ml@ilsole24ore.com

17 giugno 2006

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