Budget e tecnologia

La Coppa America è un sogno, che può diventare realtà solo grazie a un progetto a lungo termine, curato nei minimi dettagli. Lo spirito agonistico è il punto di partenza per ambire al trofeo più antico e costoso del mondo, ma la passione non basta. Bando alla tirchieria, dunque: la Coppa America richiede budget milionari a tutti i partecipanti, anche quelli che puntano a divertirsi e imparare, tipo il Mascalzone Latino della passata edizione in Nuova Zelanda. Il gruppo di Vincenzo Onorato ha poi riempito il salvadanaio, portandolo a 64 milioni di euro, in virtù della nuova mentalità vincente. Il team svizzero Alinghi, detentore della brocca d'argento, ha un forziere di 100 milioni; Luna Rossa Challenge, per citare un altro esempio, arriva a quota 90. Molte squadre spendono cifre simili a queste, tranne i concorrenti che si affacciano per la prima volta nella competizione, come sudafricani e cinesi, dai budget assai più limitati.

Un ricco salvadanaio per un team affollato: design, sailing e shore
Che cosa succede quando un team rompe il salvadanaio? Dove investe tutti quei soldi? Una squadra, spesso, inizia la sua campagna di Coppa America acquistando una o più barche, da uno sfidante che ha già partecipato alla competizione. I primi allenamenti si basano su questo patrimonio riciclato, per acquisire i dati indispensabili a sviluppare un progetto autonomo. Ogni team deve perfezionare il bagaglio tecnico acquisito nelle precedenti edizioni, prima di concepire una barca nuova e, magari, dal design rivoluzionario. La base a Valencia è un'altra voce di spesa consistente: il defender Alinghi, ad esempio, ha destinato sette milioni al suo quartiere generale spagnolo.
Una parte rilevante del budget serve a pagare i membri del team, divisi in tre categorie principali: design, sailing e shore. I concorrenti più facoltosi, come Alinghi, BMW Oracle Racing, Luna Rossa Challenge, Emirates Team New Zealand, hanno alle proprie dipendenze un centinaio di persone di varie nazionalità, che lavorano insieme per due o tre anni. Il gruppo design comprende progettisti, ingegneri, scienziati, esperti informatici: il loro compito è realizzare la barca più veloce, leggera e resistente. Il sailing team annovera gli uomini dell'equipaggio (sono 17), o meglio degli equipaggi, perché ogni squadra utilizza almeno due barche per gli allenamenti, i test comparativi e le prove di regata. Il gruppo shore, infine, deve controllare gli scafi e le attrezzature dopo ogni uscita in mare, badando a eventuali riparazioni.

Coppa America, la Formula 1 della vela
Una barca di classe Coppa America, come un bolide di Formula 1, è un concentrato di tecnologia, che deve garantire velocità e resistenza alle pressioni del vento. Richiede fino a 200mila ore di ricerca e sviluppo del design team, e dalle 20 alle 30mila ore di lavoro manuale, prima del varo. I costi sono faraonici: ecco qualche esempio sulle vele. Una randa costa 60/70mila dollari; è la vela principale, realizzata in carbonio, con una superficie massima di 218 metri quadri e un peso di circa 100 kg. Lo spinnaker e il gennaker valgono 20/25mila dollari; sono vele di nylon per le andature di poppa, leggerissime (35 kg) a dispetto della superficie immensa, che arriva a 500 metri quadri. Il genoa, infine, costa 30/40mila dollari (per 130-160 mq e un peso di circa 45 kg, in carbonio). Team New Zealand ha confezionato 200 vele per Valencia, ma il regolamento ne ammette solo 60 per la Vuitton Cup e la Coppa America. Questi dati mostrano il ruolo di primo piano che spetta al sail team: i suoi uomini hanno la responsabilità del vero motore della barca.
BMW Oracle Racing è un ottimo esempio delle sinergie possibili tra barche di Coppa America e vetture di Formula 1. Il team americano può beneficiare dei progetti BMW, realizzati per la scuderia Sauber, soprattutto nel campo dei materiali, come le fibre di carbonio. La ricerca è orientata verso la massima leggerezza, senza pregiudicare la stabilità e la forza dei vari elementi. La differenza tra vela e automobilismo, è che i tecnici delle barche utilizzano le simulazioni al computer al posto dei prototipi, eseguendo test virtuali con raffinati programmi di elaborazione dati, in base alle condizioni prevalenti nel campo di regata. Le incognite, però, sono sempre in agguato nel passaggio dal modello sugli schermi a quello reale, a causa delle inevitabili semplificazioni operate dai computer. Il design team, quindi, deve collaborare strettamente con velisti, meteorologi e costruttori, fidandosi anche di suggerimenti e intuizioni.

La barca dal progetto alle rifiniture
Il design team deve trovare il punto d'equilibrio tra leggerezza e resistenza, le due parole chiave che guidano l'intero progetto (secondo le regole della classe Coppa America). Il punto di partenza è la costruzione dello scafo, puntando alle prestazioni e alla manovrabilità, ad esempio nelle virate. Il pacchetto aerodinamico (scafo, albero e vele) può incrementare notevolmente la velocità, grazie ai test in galleria del vento. Altri elementi decisivi sono le appendici, come il timone e il bulbo, un siluro di 19 tonnellate attaccato per mezzo di una lunga pinna all'estremità immersa dello scafo. Funziona da zavorra, per bilanciare l'azione dell'aria sulle vele, evitando il capovolgimento.
La barca, dopo il varo, è finalmente pronta per iniziare i test comparativi. La nuova creatura richiede una rifinitura costante: il team può migliorare le prestazioni dal 30 al 70 per cento, grazie a numerosi fattori come la regolazione delle vele, l'abilità del timoniere, l'affiatamento dell'equipaggio, le prove di materiali e attrezzature. Il team performance ha il compito di collezionare i dati forniti dagli strumenti elettronici di rilevazione (come velocità della barca e intensità del vento), mettendoli a disposizione dei velisti. Dopo mesi d'allenamenti e duelli incrociati con diverse barche, l'equipaggio può raggiungere miglioramenti considerevoli, aumentando le sue ambizioni di vittoria.