Ha sfiorato l'America's Cup nel 1992 con il Moro di Venezia. Ci ha riprovato negli anni successivi, prima abbinandosi a Swiss Challenger,poi all'imbarcazione di Le Defi. Nel 2002, è diventato lo sponsor del team New Zealand, sconfitto in finale dalla barca svizzera Alinghi. «Ma — come dice la leggenda —nel torneo di vela più antico del mondo non esiste il secondo posto». Neanche tra gli sponsor. Così quest'anno l'azienda di abbigliamento Murphy&Nye (gruppo Sixty) è andata sul sicuro: con un investimento di 7,5 milioni di euro si è aggiudicata la licenza per realizzare le divise ufficiali della 32esima America's Cup, la prima che si disputa in Europa dal 1851. La nuova formula del campionato — due anni di regate nei porti del Mediterraneo e finalissima a Valencia (Spagna) —, piace all'amministratore unico di Murphy& Nye, Giulio Sala, perché ha triplicato il bacino d'utenza della manifestazione. «Grazie all'effetto traino della coppa — spiega — incasseremo 22milioni di euro».L'azienda ha il mare nel Dna. Nata nel 1933 a Chicago, negli Stati Uniti, come produttrice di vele,si è spostata presto sul business dell'abbigliamento. Nel '93 il marchio è stato rilevato dal gruppo italiano Sixty. Quest'anno tutte le risorse saranno concentrate sull'evento di Valencia. Tre le linee d'abbigliamento lanciate in occasione della sfida: Essential, 1851 e Graffiti. La prima mette in risalto il logo dell'America's cup, la seconda si ispira alle storiche cerate da barca, la terza punta sui colori vivaci della creatività latina. Le cuciture a vista e un particolare processo di invecchiamento richiameranno le divise delle prime edizioni. Sono 435mila i capi pronti per la vendita nelle tre boutique aperte a Valencia, in 120 negozi monomarca e nei 700 punti vendita sparsi per il mondo. Il marchio potrà contare sull'alta visibilità garantita dalle passerelle dei vip che si alterneranno, tra il 3 aprile e il 7 luglio, sul palco dello Yacht club di Valencia. «La vela è uno sport in crescita, appetibile alle aziende perché associa l'idea del lusso a quelle della pulizia e del gioco di squadra». Mai un problema di doping, tanto meno di scorrettezze e bilanci truccati. E la passione per la vela sta facendo rotta verso nuovi mercati, primo fra tutti quello asiatico: «Abbiamo aperto un negozio a Pechino e fino all'anno scorso siamo stati sponsor ufficiale dell'imbarcazione team China»,racconta Sala.L'abbinamento con l'America's Cup potrebbe fare da grimaldello per "sfondare" nei Paesi dell'ex Unione Sovietica, dove i nuovi ricchi stanno scoprendo il gusto della vela, che praticano a largo del mar Nero. Il mercato russo già vale l'8% dei 122 milioni di euro di fatturato complessivo. L'altra scommessa è quella di presidiare una rete esclusiva di porti, più o meno grandi, frequentati dal "circus" mondiale dei velisti: nel 2007, per esempio, decine di negozi saranno aperte a Capri, Ischia, AteneKifissia, Bodrum (Turchia) e Dubai. E ancora a Hong Kong e nell'isola di Macao. Negli ultimi anni è cresciuta molto la nicchia dei capi da competizione ad alto contenuto tecniconautico. Per questo Murphy&Nye, oltre a sponsorizzare l'America's Cup, fornirà le divise ufficiali a due squadre in gara, United internet team Germany e team New Zealand: «La collaborazione con gli equipaggi è fondamentale. Loro testano i nostri capi 365 giorni all'anno in condizioni climatiche estreme, fornendoci così il knowhow per stare al passo con i tempi», assicura Sala. L'altro vantaggio delle sponsorizzazioni a singoli equipaggi è la "regionalizzazione" del marchio. Anche se United internet team Germany non è tra i favoriti per la vittoria della coppa, l'abbinamento ha fatto lievitare le vendite dei capi Murphy&Nye sul mercato tedesco. Le regate si avvicinano. Sala sarà in prima fila, sul lungomare valenciano della Malvarrosa. «Da uomo d'affari, spero nella vittoria di New Zealand — sorride — ma il mio cuore è dalla parte delle barche italiane: Mascalzone Latino, +39 e Luna Rossa». E chissà, nella prossima edizione, Murphy&Nye potrebbe sponsorizzare un team made in Italy,quasi vent'anni dopo il sogno, svanito sul traguardo, del Moro di Venezia. |
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