La più antica competizione sportiva del mondo


Le origini: un peccato di presunzione degli inglesi nel 1851
La Coppa America nasce da un peccato di presunzione: la supremazia navale inglese. «Britannia, rule the waves» (Britannia, governa le onde) è l'esortazione, tratta dal poema scritto nella prima metà del '700 da James Thomson, che riassume l'atteggiamento spavaldo dei sudditi della Regina Vittoria. Il paradiso marino di Londra, però, si dissolse il 22 agosto 1851 nel Solent, il braccio di mare tra la costa sud dell'Inghilterra e l'isola di Wight. Il Royal Yacht Squadron di Cowes aveva messo in palio la Coppa delle 100 Ghinee, organizzando una regata che avrebbe dovuto celebrare la velocità indiscussa delle sue barche, proprio durante l'Esposizione Universale a Londra. Quel giorno, invece, vinse la goletta America, giunta dalla lontana ex colonia britannica.

La goletta difendeva i colori del New York Yacht Club, fondato dal commodoro John Cox Stevens. America, invitata a partecipare da Lord Wilton, commodoro dello squadrone inglese, tagliò per prima il traguardo, davanti alle 14 imbarcazioni della flotta di casa. L'equipaggio impiegò quasi 11 ore per completare il percorso, intorno all'isola di Wight. La Regina Vittoria, che assisteva alla regata dallo yacht reale Victoria & Albert, chiese al comandante: «Which is second?», (chi è secondo?). Questa fu la risposta: «Your Majesty, there is no second», (Sua Maestà, non c'è secondo). Un pizzico d'ironia, tipicamente britannica, accolse lo schiacciante successo della goletta giunta dall'altra sponda dell'Atlantico. Aurora, il primo cutter inglese all'arrivo, accusò 18 minuti di ritardo. Il vuoto nella scia di America decretò la vittoria del nuovo continente sul vecchio: gli statunitensi avrebbero governato le onde per 132 anni.

Il "deed of gift" consegna la coppa a New York
Il commodoro Stevens vendette America e tornò negli Stati Uniti con il trofeo: una brocca d'argento di 132 once, realizzata nel 1848 da Robert Garrard, gioielliere reale londinese. George Schuyler, membro del sindacato vincitore, pensò di rimettere in palio la coppa per una competizione velica internazionale, mentre altri armatori volevano fonderla per ottenere delle medaglie commemorative. Schuyler difese la sua idea: l'opera di Garrard finì quindi nella bacheca del New York Yacht Club nel luglio del 1857, grazie al "deed of gift" (atto di donazione).

Il deed of gift segnò l'origine della Coppa America vera e propria, così chiamata dal nome della barca che sconfisse gli inglesi nel 1851. Schuyler aveva posto una condizione imprescindibile: la coppa doveva diventare «una sfida perpetua, per una competizione amichevole tra nazioni straniere». L'atto contiene le regole fondamentali della manifestazione, tuttora valide (secondo la versione del 1887, depositata presso la Corte suprema di New York, e le successive modifiche). L'evento sportivo più antico del mondo (le Olimpiadi moderne iniziarono ad Atene nel 1896), quindi, è il frutto di un regalo interessato. Gli americani avevano il gusto del confronto agonistico, così come l'ambizione di conservare la brocca d'argento a New York. Il documento afferma che il detentore del trofeo (defender) può trovare un accordo con lo sfidante, per lo svolgimento delle regate. In caso contrario, sarà proprio il defender a stabilire le regole del match, compresa la scelta del campo di gara. L'atto di donazione, inoltre, impone un vincolo di nazionalità per la costruzione degli scafi. La Coppa America è priva di un calendario fisso: il vincitore scende in acqua solo quando riceve la sfida ufficiale di un concorrente straniero. Il trofeo è così rimasto a New York per decenni: gli avversari hanno issato bandiera bianca fino al 1983, con le barche Usa sempre favorite dal regolamento.

Il monopolio degli Stati Uniti: 1870-1983
È l'otto agosto 1870: il primo duello di Coppa America. Il lord inglese James Ashbury affronta le barche del New York Yacht Club, a bordo del suo Cambria. La regata si disputa su un percorso a bastone di 35 miglia, nello stretto di Long Island. Vince la goletta Magic; Cambria finisce all'ottavo posto. Ashbury riprova subito l'avventura con Livonia, nel 1871. I difensori della coppa, dopo aspre discussioni, accettano di gareggiare al meglio di cinque prove con una sola imbarcazione, riservandosi di sceglierla ogni volta tra una rosa di quattro golette. Livonia non ha scampo: il punteggio finale è di 4-0 per gli Stati Uniti.

Dopo due tentativi canadesi (1876 e 1881), lo scontro è di nuovo tra Inghilterra e America. Nel 1885, Sir Richard Sutton potrebbe vincere almeno la prima regata con Genesta, ma da vero gentiluomo chiede l'annullamento della prova, perché si è danneggiata una vela del defender Puritan. Nel 1886, William Henn si presenta negli Usa con Galatea, una barca comoda e pesante, arredata in stile vittoriano. Gli yankee se ne sbarazzano con Mayflower. A fine secolo arriva il turno di Sir Thomas Lipton, il magnate irlandese del tè, che tra 1899 e 1930 prova cinque volte a riportare la coppa a Londra. I suoi Schamrock (trifoglio) falliscono, ma le bustine gialle diventano famose in tutti gli Stati Uniti. Lipton è stato il precursore della moderna Coppa America, spesso foraggiata da finanzieri e industriali in cerca di pubblicità.
Archiviate le gare tra l'inglese Thomas Sopwit, costruttore aeronautico, e l'imprenditore statunitense Harold Vanderbilt, le barche ammainano le vele durante la seconda guerra mondiale. La competizione riprende così nel 1958, all'insegna della nuova classe 12 metri, ideata per gareggiare in Coppa America. La dicitura si riferisce all'unità di misura per la formula di stazza, e non alla lunghezza; così una classe 12 è lunga 21 metri. L'Australia, nel 1962, lancia la prima di sette sfide consecutive (tranne una parentesi inglese nel '64), che culminano nella vittoria del 1983.

1983 - Il canguro di Australia II sconfigge la Statua della Libertà
Il canguro giallo con i guantoni da boxe, sulla bandiera verde di Australia II, è un portafortuna per i marinai giunti a Newport dall'altro capo del mondo nel 1983. Le sconfitte precedenti non sono bastate a piegare il morale di Alan Bond, businessman australiano impegnato nella quarta campagna di coppa. La sua barca nasconde un segreto: due alette sistemate sulla chiglia, un vero turbo che semina gli avversari. Australia II vince la Vuitton Cup, la competizione che serve a nominare lo sfidante ufficiale (challenger) per la Coppa America. Il marchio francese Louis Vuitton si era offerto come sponsor ufficiale proprio nel 1983 (ma le regate di selezione sono nate nel 1970, per esaudire le richieste di più squadre). La barca del canguro, timonata da John Bertrand, batte in finale lo yacht inglese Victory 83, approdando al match decisivo contro gli americani.
Il copione sembra lo stesso di sempre: dopo quattro regate (si corre al meglio di sette), il defender Liberty è davanti per 3-1 su Australia II. Lo skipper americano Dennis Conner pensa di essere al sicuro, ma il risultato si capovolge. Bertrand pareggia i conti, portandosi sul 3-3. Nel match decisivo, il canguro continua a colpire l'avversario e lo stende. Liberty gira l'ultima boa in vantaggio, ma Bertrand recupera in poppa, gonfiando al massimo lo spinnaker. Conner finisce al tappeto e Bond può alzare il trofeo. Dopo 132 anni e 25 sfide, la coppa lascia Newport (dove si corre dal 1930) e la sede del New York Yacht Club, per trasferirsi a Perth, sulla costa ovest dell'Australia.

1987 - La rivincita di Dennis Conner, Mr. Coppa America
Nel 1987, per la prima volta nella storia, la Coppa America si disputa lontano dagli Stati Uniti, al largo di Fremantle, in Australia. Dennis Conner è al timone di Stars & Stripes, per il San Diego Yacht Club, con l'imperativo di cancellare lo smacco del 1983. È un velista che ha vissuto la gloria e il disonore; soprannominato Mr. Coppa America grazie ai quattro successi (1974, 1980, 1987, 1988), è stato anche l'unico a farsi scippare la brocca d'argento.
A Fremantle, Conner trova la rivincita: prima conquista la Vuitton Cup contro KZ7, la barca neozelandese del miliardario Michael Fay, costruita in vetroresina anziché alluminio e ribattezzata "Plastic Fantastic". In finale, poi, sconfigge il defender, Kookaburra III, con un risultato secco: 4-0. Il kookaburra, piccolo uccello australiano, non riesce a emulare il canguro pugile e così vede letteralmente le stelle, che appartengono alla bandiera americana di Stars & Stripes.
L'edizione più assurda della Coppa America va in scena nel 1988. Michael Fay, per sfidare San Diego, realizza una barca di 90 piedi, più grande e veloce di una classe 12. Fay riprende il testo originale del deed of gift, che ammette la competizione con scafi di quella lunghezza. Conner gli risponde con un catamarano, piccolo e agile. È un duello tra Davide e Golia: Conner abbatte il gigante con due vittorie a zero e distacchi prossimi ai 20 minuti. La battaglia continua in tribunale, con una serie di accuse e ricorsi, che alla fine confermano il successo americano.

1992 - Una vittoria al cubo per il miliardario americano Bill Koch
La Coppa America cambia le carte in tavola nel 1992, per evitare regate farsa come quelle del 1988. I progetti delle barche seguono lo standard fissato dalla nuova classe IACC (International America's Cup Class, tuttora in vigore). Gli scafi sono più lunghi e leggeri, con maggior superficie velica e adatti ai venti moderati di San Diego. La competizione accresce la sua veste miliardaria: può ambire alla vittoria chi è disposto a investire più denaro nello sviluppo di materiali e tecnologie, nella scelta dell'equipaggio (in particolare dei ruoli chiave, come il timoniere e il tattico) e nella ricerca degli sponsor. Il team statunitense più forte è quello del magnate Bill Koch: con America3 (da pronunciare America Cube, vale a dire al cubo), sconfigge Stars & Stripes di Conner, nelle regate di selezione riservate ai defender. Il Moro di Venezia di Raul Gardini, invece, si dimostra il migliore degli sfidanti, nella finale della Vuitton Cup contro New Zealand. La barca di Auckland si porta sul 4-1, guidata da Rod Davis. Paul Cayard, timoniere del Moro, ricorre alla giuria per sostenere l'irregolarità del bompresso neozelandese. La giuria accoglie la protesta e annulla l'ultima regata: si riprende così dal 3-1 per i kiwi. Cayard vince tutte le regate, conquistando a sorpresa la Vuitton Cup. Il Moro deve poi soccombere al cubo di Koch, timonato da "Buddy" Melges: gli americani trionfano per 4-1, e la coppa rimane a San Diego.

1995 - 2000 L'incantesimo di Black Magic porta la Coppa in Nuova Zelanda
La Nuova Zelanda si presenta in California nel 1995 con due barche nere, velocissime e ribattezzate Black Magic. La squadra fa capo a quattro figure chiave: Sir Peter Blake, celebre velista d'altura, il timoniere Russel Coutts, numero uno del circuito internazionale di match race, il tattico Brad Butterworth e il navigatore Tom Schnackenberg. La magia nera dei neozelandesi è invincibile: i kiwi sbaragliano gli avversari e conquistano la Vuitton Cup (5-1 su One Australia). Neanche il defender, Young America di Dennis Conner (con Cayard al timone), riesce a trovare l'antidoto contro le formule segrete di Coutts e compagni. Mr. Coppa America è a bordo come tattico: si fa così beffare un'altra volta, dopo la disfatta del 1983. Coutts domina per 5-0 e porta il trofeo al Royal New Zealand Yacht Squadron di Auckland. Black Magic torna in patria con 42 vittorie su 43 match.

Peter Blake, nel 2000, difende il trofeo nel golfo di Hauraki: la novità è che non ci sono consorzi americani nella finale della Coppa America. Luna Rossa, la barca italiana di Patrizio Bertelli che difende i colori dello Yacht Club Punta Ala, conquista la Vuitton Cup. Il timoniere Francesco De Angelis è il primo italiano a vincerla, ai danni di Paul Cayard su America One. Contro i neozelandesi, però, non c'è storia: Coutts lascia De Angelis a quota zero e conserva la brocca d'argento.

2003 - Il trofeo va sulle Alpi con Alinghi: la Svizzera è regina del mare
La Coppa America del 2003 si trasferisce sulle Alpi, precisamente a Ginevra, in Svizzera. Il team elvetico Alinghi è uno dei nove partecipanti alla Vuitton Cup del 2002, insieme a tre barche americane (One World, Oracle e Stars & Stripes), due italiane (Luna Rossa e Mascalzone Latino), e quelle di Francia, Inghilterra e Svezia. Ernesto Bertarelli, amministratore delegato della casa farmaceutica Serono e presidente di Alinghi, non ha badato a spese: ha messo alle sue dipendenze i migliori velisti di Black Magic, a cominciare da Russel Coutts e Brad Butterworth. Alinghi va come un missile nel golfo di Hauraki: vince la Vuitton Cup (5-1 su Oracle), mentre Luna Rossa si arena in semifinale contro One World.
Team New Zealand inizia invece a preoccuparsi; è orfano di Peter Blake, ucciso da una banda di pirati sul Rio delle Amazzoni, nel dicembre 2001. Il gruppo è affidato all'inossidabile e fedele Tom Schnackenberg. Al timone c'è Dean Barker, il giovane apprendista di Coutts, che ha esordito in Coppa America nell'ultima regata contro Luna Rossa, nel 2000. Lo scafo genera polemiche per il bulbo di sei metri a forma di squalo e la "hula", un'appendice poppiera, staccata pochi millimetri dalla chiglia. La temibile magia nera del 1995 si ritorce contro i neozelandesi nel 2003: la barca è fragile e si rompe due volte, imbarcando acqua e spezzando l'albero. L'allievo non può superare il maestro e Coutts vince la coppa per 5-0. Il trofeo più ambito della vela torna così in Europa, dopo 152 anni. Ora lo conserva la Società Nautica di Ginevra.