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NELLA STORIA


Fausto Coppi (1919 – 1960)
Il campionissimo

Il “Campionissimo”: una leggenda dello sport e forse il più grande ciclista di tutti i tempi.
Fausto Coppi nasce a Castellania da due agricoltori della zona di Novi Ligure. Quarto di cinque figli, compie gli studi di base e lavora nei campi con il padre fino a quando, a quattordici anni, facendo il garzone di salumeria, scopre la bicicletta. A sedici anni disputa la prima corsa tra giovanissimi e conosce Biagio Cavanna, un massaggiatore cieco che si accorge subito delle potenzialità fisiche del ragazzo e che diventerà una figura di rilievo nella vita del ciclista. Entra tra i professionisti nel 1939 e l'anno successivo, a soli ventuno anni, vince il suo primo Giro d'Italia.
La Seconda Guerra Mondiale riduce l'attività del ciclismo su strada, e Coppi si dedica, con successo, alla pista. Il 7 novembre 1942 al velodromo Vigorelli di Milano centra al primo tentativo il record dell’ora: 45,871 km con sole tre settimane di allenamento specifico. Chiamato sotto le armi, Fausto Coppi parte per la Tunisia. Qui viene catturato dagli inglesi e passa un anno in un campo di prigionia, dove viene a contatto con la malaria, la stessa malattia che gli sarà fatale molti anni dopo. La prima delle sfide con Gino Bartali – che poi entreranno nella storia del ciclismo – è al Giro d’Italia del 1940, dove un semisconosciuto Coppi batte, da gregario, il capitano della sua squadra Bartali, grande favorito per la vittoria finale. La guerra spezzerà subito il duello tra i due atleti, che riprenderà nel 1946, quando Coppi lascerà la Legnano di Bartali per correre con la Bianchi.
L'atleta piemontese fa il suo esordio post-bellico alla Milano-Sanremo, che stravince con 14 minuti di vantaggio, dopodiché inizia le serie di botta e risposta tra i due grandi rivali: Bartali si aggiudica il Giro del 1946, Coppi quello del 1947; Bartali domina al Tour del 1948, Coppi vince Giro e Tour nel 1949, primo ciclista nella storia a centrare la doppietta.
Coppi e Bartali, oltre che due grandi atleti, sono considerati due esempi diversi di stile sportivo e, in un certo senso, due rappresentanti delle diverse facce della neonata Repubblica Italiana. La loro rivalità è fatta di tattiche, scatti e allunghi sulle strade, ma anche di aspre polemiche e litigi che continuano anche dopo le gare. Entrambi indiscutibili campioni e amati dalla gente, che per loro si divide in due fazioni di tifosi: coppiani e bartaliani, appunto. Il campione di Novi Ligure farà anche scalpore, nell’Italia del dopoguerra, quando si verrà a sapere che, pur sposato, intrattiene una relazione con la famosa «Dama Bianca». La morte prematura, per malaria nel 1960, lo consegna definitivamente al mito.
Coppi incarnò anche una nuova immagine di sportivo. Con lui si passa dall’atleta vecchia maniera, generoso e poco allenato, a uno più moderno, con un approccio metodico e scientifico, grazie all'allenamento e una attenta cura della propria condizione atletica. Con Coppi prende piede anche un nuovo modo di pedalare, studiato nei tempi e nei modi, perfezionato nella tecnica e nella tattica (il campione piemontese è attentissimo nell’utilizzo dei suoi gregari). Coppi è anche il primo sportivo a curare seriamente l’alimentazione, che prima di lui non era mai stata veramente considerata in funzione della prestazione sportiva.


 
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