Accordo Governo-sindaci e la Tav Torino-Lione va avanti verso l'appuntamento del 23 luglio con tre certezze.
La prima: la riunione del tavolo politico-istituzionale presieduta ieri da Romano Prodi ha dato mandato all'Osservatorio guidato da Mario Virano di mettere a punto «uno schema di progetto di tracciato», dopo aver abbandonato il tunnel di base con uscita a Venaus progettato da Ltf. Fin qui l'accordo del Governo con i sindaci della val di Susa: non è cosa di poco conto.
La seconda certezza, enunciata da Prodi nel corso dell'incontro e riferita dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta in conferenza stampa: il Governo esprime la «volontà di presentare alla Ue la richiesta di finanziamento» per la Torino-Lione entro la scadenza del 23 luglio. Saranno presentate le richieste di finanziamento anche per il Brennero e per la Trieste-Divaccia (Slovenia).
Terza novità:una«presa d'atto » dei sindaci della val di Susa — che vuol dire non adesione ma neanche barricate — che esiste un tunnel di base già progettato sul lato francese e che nella riprogettazione del lato italiano si dovrà tener conto di questo vincolo. Forzando un po' il ragionamento fuori dei toni diplomatici di ieri, questo significa che ci sarà un tunnel anche in Italia. L'ha voluto esplicitare il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, lo ha ammesso pure Virano, sempre attento a non urtare la sensibilità delle popolazioni della valle.
Ha «preso atto», di conseguenza anche il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, confermando che la determinazione mostrata da Prodi nell'ultimo mese ad arrivare alla scadenza comunitaria ha ricompattato tutto il Governo. Pecoraro Scanio ha però aggiunto che il lavoro dell'Osservatorio ha dimostrato «come avessero ragione i sindaci su linea storica e amianto».
Puramente di facciata l'affermazione di Letta che «un tracciato non esiste ancora». Doverosa per non irritare i sindaci, di nuovo. Resta l'impegno a presentarlo il 23 luglio a Bruxelles. E viene confermato anche l'impegno del 20 giugno a Parigi, quando il Governo italiano dovrà pur presentarsi con qualche carta alla commissione intergovernativa italo- francese, convocata proprio per approvare le carte da spedire a Bruxelles.
I transalpini non andranno tanto per le spicciole e chiederanno all'Italia certezze sul progetto da presentare alla commissione Ue. Ovviamente l'Italia porterà poco più di un segno tracciato sulla carta su cui lo stesso Virano, i ministeri interessati e le Fs stanno lavorando riservatamente da settimane.
Le invarianti enunciate anche ieri confermano che il tracciato che sarà completato entro il mese sarà proprio quello anticipato dal Sole-24 Ore di ieri, con uscita del tunnel di base a Chiomonte, 200 metri di viadotto per scavalcare la Dora e nuovo tunnel fino a Sant'Antonino. Confermato anche da fonti ufficiose che questo tracciato, con l'interramento della linea storica in bassa val di Susa e ingresso nel nodo di Torino da corso Marche, presenterà costi aggiuntivi per almeno due miliardi.
Il tavolo politico-istituzionale di ieri si è aperto con il saluto di Prodi e con le due relazioni di Enrico Letta e Mario Virano. La prima per ribadire la volontà del Governo di andare avanti verso la scadenza del 23 luglio, nel confronto con le popolazioni dei territori interessati. La seconda per fare un resoconto del lavoro svolto dal novembre 2006, quando un'intesa a Palazzo Chigi fra Governo e sindaci diede mandato all'Osservatorio di centrare tre obiettivi: 1) condivisione dei dati sulla potenzialità della linea storica; 2) previsioni il più possibile condivise della domanda di traffico merci lungo la direttrice; 3) definizione di uno studio per il nodo di Torino.
Obiettivi centrati che Virano ha abilmente utilizzato per guadagnare un sostanziale consenso dei rappresentanti della val di Susa. E per passare al quarto punto di quell'accordo, dopo aver certificato al tavolo politico-istituzionale i primi tre. Il quarto punto è proprio presentare un nuovo tracciato, «abbandonando —ha detto Virano — tutti gli elementi di criticità presenti nel vecchio progetto»:in particolare,l'uscita a Venaus e l'attraversamento delle aree geologicamente più rischiose (amianto).
Un'altra dichiarazione messa a verbale dal Governo ieri riguarda la volontà di inserire nel Dpef, in coerenza con la Convenzione delle Alpi appena approvata, una serie di provvedimenti mirati a favorire l'intermodalità e il trasferimento di merci dalla gomma alla rotaia. A curarli sarà il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, che nei prossimi giorni presenterà proposte concrete.