Khaldoon: «Protagonisti nel calcio come nella finanza»

di Alessandro Plateroti

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20 Gennaio 2009

Di giocatori, contratti e negoziati non vuole parlare nel dettaglio. Ma basta un incontro a tu per tu con il vertice del Manchester City - e cioè con il suo presidente Khaldoon Khalifa al-Mubarak - per capire la logica di ferro che sta dietro l'offerta straordinaria fatta al Milan per comprare Kakà: gli arabi, o quanto meno i reali di Abu Dhabi, sono pronti a spendere qualunque cifra nei progetti in cui credono, che si tratti di banche, della Ferrari o di una squadra di calcio. «Non mi chieda di trattative in corso - esordisce Khaldoon, che a soli 33 anni è il più giovane e potente top manager di Abu Dhabi, amministratore delegato del fondo sovrano Mubadala e braccio destro del patriarca dell'Emirato, lo Sceicco Khalifa bin Zayed al-Nahayan - .Quello che posso dirle è che l'acquisto del Manchester è stato un investimento fortemente voluto dalla famiglia dello Sceicco: un investimento che ci ha portati al centro del grande football europeo, dove intendiamo restare. Nel calcio come nella finanza o nell'industria, non siamo persone che fuggono alle prime avvisaglie di crisi: anche perchè è proprio in tempi difficili che si possono trovare le occasioni migliori...»
Se Kakà sia davvero un'occasione lo sapremo presto. Ma è chiaro che spendere 100 milioni di euro su un calciatore non rappresenterebbe un grande problema per un emirato a cui il petrolio costa appena 3 dollari al barile e che controlla il 9% delle riserve petrolifere mondiali. Ed è proprio su questo che contano i tifosi del Manchester City. Non a caso, ad Abu Dhabi ancora si racconta di quando, nell'ottobre scorso, il figlio dello Sceicco, Mansour bin Zayed al-Nahayan, si recò personalmente in Inghilterra per firmare l'atto d'acquisto del Manchester: «I tifosi della squadra inglese erano entusiasti - ricorda Khaldoon - e devo dire che lo eravamo anche noi: amiamo il calcio, e anche se personalmente ho un debole per il campionato italiano l'acquisto del Manchester City è stato un'idea dello Sceicco Mansour. Io ho solo avuto l'onore di essere stato nominato presidente della squadra». Khaldoon non vuole ammetterlo, ma l'acquisto del Manchester ha permesso ad Abu Dhabi di prendersi anche una bella rivincita sui ben più noti e appariscenti "cugini" di Dubai, che per più di due anni hanno tentato inutilmente di comprare il Liverpool.
Sarà anche per gli studi alla Tufts University di Boston, una delle poche università americane dove il soccer è più giocato del football, ma Khaldoon, che incontriamo al quartier generale di Mubadala, il fondo sovrano da 10 miliardi di dollari con cui Abu Dhabi fa investimenti industriali in giro per il mondo (in Italia è socio al 5% della Ferrari, ha una importante joint venture al 51% con il gruppo Poltrona Frau e ha il 35% di Piaggio Aero Industries) non è di certo il semplice gestore di un investimento dello Sceicco: parla di squadre di calcio con la stessa scioltezza con cui affronta i possibili acquisti di quote in Mediobanca e Generali. «Come sta Totti, migliora?», chiede ridendo. E aggiunge: «Ma gli americani sono ancora interessati alla Roma?» Eccellenza, rispondiamo, non crei illusioni inutili nella tifoseria...Mica vorrà comprare la Roma? «Non scherziamo - ribatte Khaldoon - queste sono decisioni dello Sceicco e al momento non c'è nessun piano per acquistare la Roma o altre squadre. Abbiamo comprato il Manchester City nell'ottobre dell'anno scorso e sul rilancio di questo club vogliamo concentrarci». Khaldoon non vuole parlare di cifre, ma di principi sì: in qualità di Presidente, ha messo a punto un piano decennale per la squadra inglese e si è impegnato a valorizzare il vivaio di giovani di cui dispone la squadra.
«La logica dei nostri investimenti - spiega Khaldoon è molto chiara: farli rendere nell'interesse dell'Emirato. Per questa ragione, per investire il surplus petrolifero del Paese sono stati creati veicoli differenti a seconda della finalità: gli investimenti finanziari in società quotate sono affidati al fondo sovrano Abu Dhabi Investment Authority, noto anche come Adia, che ha una dotazione di 600 miliardi di dollari; gli investimenti di tipo industriale sono gestiti da Mubadala, la cui missione è quella di attivare joint venture industriali che promettono un ritorno sia commerciale che strategico per l'Emirato». E il Manchester? «Nell'acquisto del Manchester City - spiega Khaldoon - Mubadala che ho l'onore di presiedere ha fatto ben poco: diciamo che è più un mio impegno personale che del fondo. Il Manchester, come l'acquisto del 16% della banca inglese Barclays, sono operazioni decise direttamente dallo Sceicco e non sono sindacabili. Mubadala, invece, è un fondo specializzato in operazioni di tipo industriale che fa valutazioni di lungo periodo: recentemente, per esempio, abbiamo stretto una joint venture con la vostra Finmeccanica, che verrà qui ad Abu Dhabi per produrre alcuni componenti in cambio di altri contratti. Poi c'è l'investimento nella Ferrari, che per noi ha un valore enorme: abbiamo costruito un'isola proprio per realizzare un circuito di Formula 1, che sarà pronto a breve, e un villaggio Ferrari che celebra la storia e il futuro della scuderia. E poi, non dimentichiamolo, c'è la joint venture con il gruppo Poltrona Frau, con cui abbiamo dei rapporti straordinari: per noi è un investimento diverso, che ci porta nel cuore del design e del made in Italy di alto livello. Non è un caso se abbiamo deciso di aprire proprio qui ad Abu Dhabi un flagship store di Poltrona Frau da 1.500 metri quadrati per i sette marchi del gruppo: siamo due anni avanti nello sviluppo degli obiettivi strategici e ci aspettiamo un fatturato nei prossimi tre anni di 100 milioni di euro. Ma già nel 2008 abbiamo ottenuto i target previsti per il 2010». C'è altro all'orizzonte? Si è parlato di un investimento nelle banche e nelle assicurazioni, in Mediobanca o in Generali...Khaldoon ride compiaciuto ma non si sbilancia: «Non voglio entrare nei dettagli - risponde - ma posso dirle che ogni giorno ci vengono sottoposte delle opportunità di investimento...»
  CONTINUA ...»

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