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Giro d'Italia, a Milano «in testa» il nodo sicurezza

di Maria Luisa Colledani

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17 maggio 2009

Luigi, un allegro accento emiliano e cinque Giri alle spalle, è uno dei dieci ispettori del percorso alla corsa rosa. Sorveglia l'angolo tra via Pagano e via Canova, nel centro di Milano. Invita con insitenza il giovane vigile presente allo stesso angolo di strada a far spostare una Polo blu parcheggiata proprio là dove devono passare i ciclisti. Il vigile fa una telefonata, ne fa una seconda, una terza. Nulla. Il carroattrezzi non arriva. E intanto la carovana del Giro d'Italia passa, ed è un brivido continuo. Per fortuna, quando mancano però solo due passaggi alla conclusione della tappa di Milano, giunge una placida signora e sposta la sua Polo.
Anche questo è il Giro, corsa che sabato nella Morbegno-Bergamo ha visto il drammatico volo del corridore spagnolo Pedro Horrillo Munoz e che oggi si è fatto sentire con un gesto forte: andatura lenta, lentissima nei primi giri e un blocco sul traguardo all'inizio del sestultimo passaggio. E la gente protesta: Mario, 75 anni, pensionato Enel, non sa come spiegarlo al nipotino Davide: «Sono venuto per vedere la maglia rosa – dice il piccolo con il suo cappellino rosa - e non passa mai».
E' un Giro a tinte forti, una corsa profanata e la voce del gruppo si è fatta sentire. Ha parlato a nome di tutti la maglia rosa, Danilo Di Luca: «Abbiamo fatto il primo giro e abbiamo capito che il circuito per noi non era sicuro. C'erano macchine, spartitraffico, rotaie del tram. Gli organizzatori ci hanno concesso di annullare il tempo e li ringraziamo. Noi uomini di classifica eravamo tutti d'accordo e non c'era nessun problema. Poi i velocisti hanno detto: perché voi non rischiate e noi dobbiamo rischiare? Allora a quel punto abbiamo deciso di fermarci e spiegare la nostra scelta pubblicamente. Poi comunque la corsa è stata fatta, la volata pure (ha vinto l'inglese Mark Cavendish, ndr.) e abbiamo dato spettacolo come facciamo sempre».
A ruota la risposta di Angelo Zomegnan, patròn della corsa: «Da due giorni rimbalzavano sms critici verso questo circuito, che aveva superato l'esame della commissione tecnica ed aveva tutte le autorizzazioni. Penso ci sia premeditazione in quello che è accaduto oggi, che non è rispettoso nei confronti del Giro e della gente di Milano».
Ma, ora, in testa al Giro, oltre al ciclista abruzzese Di Luca, resta il problema della sicurezza. E martedì si riparte dalla mitica Cuneo-Pinerolo.

17 maggio 2009
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