C'è modo e modo anche per abbandonare la scena. Qualcosa da cui ripartire, per esempio. Persino un rimpianto diventa ben accetto. Insomma, tutto ma non la tabula rasa che si è vista ieri sera. Della Juventus di Londra andrebbe fatto un fagotto, come quando si decide di rinnovare il guardaroba. Niente da salvare.
Un risultato pesante, 4-1, che manderà in analisi anche i bookmakers. Un avversario, il Fulham, arrogantemente sottovalutato, la benedizione di quei pali che hanno limitato l'umiliazione, e due cartellini rossi (Cannavaro e Zebina). Aggiungiamo, sul piano del gioco, un possesso palla senza storia e l'incapacità di gestire un doppio vantaggio: quello accumulato una settimana fa a Torino e quello effimero di Trezeguet, a segno dopo pochi minuti. Ha vinto Roy Hodgson, con quella faccia bonaria da cartone animato, mentre in casa bianconera tutto torna in discussione dopo le mezze promesse di riconferma per Zaccheroni.
Al Craven Cottage si rivedono gli spettri della domenica. La Juve si illude, poi crolla. Proprio come successo in campionato dopo la fiammata di dieci minuti col Siena e la rimonta fino al 3-3. Questa è un'altra storia, che vale una stagione, o meglio la manda al Diavolo nel modo peggiore. Zac, tra Iaquinta e Trezeguet, sceglie il francese e la sua scelta sembra ripagarlo immediatamente. Ma i tifosi al seguito si stanno ancora abbracciando e il Fulham si è già rimesso in pista. Cannavaro non controlla Zamora che si trova solo davanti a Chimenti e lo punisce. La Juve prova a giocare di fino, troppo di fino, e senza concretezza.
Prima della mezz'ora, è ancora duello Zamora-Cannavaro. Senza storia. Visto che con le buone è incontenibile, il difensore bianconero è costretto al fallo. Cartellino rosso, forse un po' severo ma Zaccheroni è costretto a rivedere i suoi propositi. Con una difesa falcidiata dalle defezioni l'unica scelta possibile è Grygera che subentra a Candreva. Il terzo portiere, Chimenti, prova a non far rimpiangere Buffon e Manninger e per la verità ci riesce, almeno a tratti. Sulla successiva punizione di Zamora riesce a deviare in angolo con un buon guizzo. Ma gli inglesi sono carichi e in un minuto colpiscono per due volte i legni, prima con una punizione di Davies poi con un colpo di testa di Etuhu. Ma il ferro è caldo e la Juve è in bambola. Sulla sinistra Konchesky innesca Zamora, che apre per Davies, e sul suo cross Zoltan Gera va a nozze indisturbato.
Il 3-1, che sarebbe stato il viatico per i supplementari, arriva come una doccia gelata a inizio ripresa su calcio di rigore concesso da Kuipers per uno scomposto fallo di mano di Diego che intercetta da pallavolista il cross di Duff. Gera dal dischetto non sbaglia ed è tutto da rifare. Con la Juve in 10 e senza lo straccio di un'idea. Solo un timido diagonale di Trezeguet alla voce ‘reazioni'. Roy Hodgson , lungimirante, capisce che è il momento di spingere e lo fa inserendo Dempsey, per Kellyche di testa comincia il duello con Chimenti, che c'è, in prima battuta, ma capitola al secondo tentativo, scavalcato da un pallonetto di fattura sopraffina.
Nel tracollo generale spunta anche il secondo giallo per Zebina. La Juve chiude in nove, ma soprattutto chiude a capo chino e si trova con un pugno di mosche e con la speranza che questa stagione finisca al più presto. E con una sensazione polverosa di nobiltà decaduta. Una china intrapresa, forse, già due stagioni fa, con l'ingeneroso esonero di Ranieri prima che finisse la stagione e la sua sostituzione dettata dalla volontà di piazzare in panchina un uomo ‘targato' anche se inesperto come Ciro Ferrara. Tutto il resto è storia. E nel mirino, più che la squadra, finisce proprio la società, che in questo mondo sembra essere stata catapultata per caso.
La Juventus perde 4 a 1 ed è fuori dall'Europa League
