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29 dicembre 2008

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LAZIO – S'è un po' sgonfiata, ma la classifica non racconta grandi bugie: la Lazio vale al massimo il sesto posto. Però i risultati non dovrebbero essere tutto nella vita e quando i due ragazzi là davanti (Zarate e Pandev, naturale) si mettono a giocare sul serio, l'aquila è bellissima da vedere, magari un po' scriteriata e non proprio equilibrata, ma bellissima. Carrizo in porta ancora non ci convince, ma dopo anni di Ballotta qualche tassa di gioventù si dovrebbe pagare volentieri. La Lazio è comunque leader incontrastata del mercato nel rapporto di cui sopra, qualità\prezzo: giocatori bravi, in alcuni casi eccellenti pagati noccioline. È Lotito il genio?

CATANIA – Come detto mille volte, Zenga ha introdotto un modo diverso di fare calcio e questa è l'Unione Sovietica del pallone, dove tutti hanno pari diritti e, grosso modo, pari minuti in campo. Tanto che pure la fascia di capitano è itinerante, una specie di bandiera che passa da un braccio all'altro. Questo è il vero simbolo del Catania. Però al di là della filosofia, quando manca Mascara, il soldatino di maggior talento e con la mira migliore, l'Urss siciliana soffre la fame. Ora potrebbe partire Spinesi: lo vuole il Livorno, ma lui pisano manco si sogna. Al di là della destinazione, non siamo convinti che sia proprio una grande idea. Sotto l'albero? Uno scatolone di camomilla per Walter, da consumare preferibilmente subito dopo le partite.

ATALANTA – Altra protagonista di un supercampionato, prima in classifica nel rapporto qualità\prezzo. Nell'anno in cui un po' si spegne Cristiano Doni, si accende come una luminaria Floccari che sta facendo un campionato "alla Borriello". Ovvio che l'Atalanta sia un'opera di artigianato di mastro Ulivieri: ogni reparto si potrebbe migliorare, ma non è detto che con pezzi diversi, magari di maggior pregio, ci sarebbe la stessa resa. Sarebbe interessante capire se i veci Doni e Vieri hanno ancora qualcosa da dare alla causa e quanto.

PALERMO – Questa invece è una specie di eterna incompiuta. Ballardini però sta lavorando benone, anche se la continuità è un'altra cosa. Certo, fosse possibile clonare e replicare almeno venti volte la partita con il Milan, il Palermo sarebbe da Champions League. Intanto ha ricostruito Miccoli, mentre pare ormai evidente che Budan non sarà mai l'erede di Amauri. Invece sta facendo bene Succi. A tutti i tifosi della città più bella di Sicilia regaleremmo l'esplosione di Mchedlidze, ragazzino georgiano che ci piace un sacco. Accettiamo granite e cannoli in cambio…

ROMA – Inutile spendere parole. Qui c'è un augurio solo da fare: tanta, solida, duratura salute al numero 10 che è ancora l'unico in grado di cambiare davvero la vita della Roma.

UDINESE – Ai friulani serve per Natale una lunga sosta al distributore delle energie, un bel pieno di benza perché quella che c'era è finita a novembre. E già che ci sono rifacciano anche i calcoli sui pit stop, dato che potrebbe essere pericoloso restare ancora a piedi nel bel mezzo dell'autunno. I tre davanti sono un motore potente, ma per reggerlo serve un telaio adeguato. Poi può non valere la pena, se si grippa Di Natale. Quindi un filo più di elasticità tattica non guasterebbe.

CAGLIARI – Povero e duro, sta facendo un campionato da stropicciarsi gli occhi dopo un avvio da choc. Tanto che se ci domandate il nome della squadra rivelazione, sputiamo subito quello della banda di pirati di Max Allegri. Vale un discorso simile a quello fatto per l'Atalanta: migliorabile praticamente ovunque, ma non è detto che con giocatori diversi funzionerebbe meglio. Piuttosto qui il regalo sarebbe… al contrario: che nessuno si vada a prendere Daniele Conti e Acquafresca prima che il campionato sia finito.

SAMPDORIA – Fin qui un po' deprimente la Doria. Risultati così così, gioco poco e nemmeno molto bello. In grigio insomma, tanto da stridere con i mille colori del talento di Cassano cui si domanda ogni domenica la Luna. Il pres Garrone ha promesso di affondare le mani nella borsa per prendere altro personale. Ci aspettiamo, di conseguenza auguriamo di cuore di tifosi doriani, un colpo "alla Samp": un giocatore (meglio se due) non banale (i). Qualcuno che possa far sognare e divertire. Un antidepressivo, insomma. Sennò è inutile: non si rischia la retrocessione, sarà durissima riconquistare l'Europa. Non resta che ricominciare a sorridere. E regalare a Cassano qualcuno che parli la sua lingua, col pallone ovvio…

SIENA – Un'altra come il Cagliari: squadra tosta, fatta con poco. Bravi a ridar vita a Curci e a svezzare Galloppa. Una specie di Roma B, quella dei giovani e degli operai specializzati. Quel Ghezzal pescato col laternino a Crotone è interessante. Non sappiamo se ci sia la voglia di pigliare giocatori: un attaccante che la butti dentro con regolarità servirebbe come il pane. Ma se il Siena così come è, si salva è un risultatone.

BOLOGNA – Con Mihajlovic ha ripreso colore. Resta al momento una squadra modesta con un grande attaccante come è tornato ad essere Marco Di Vaio. La differenza tra il Bologna e tutte le altre che sgomitano laggiù in miniera, è solo questa. Tanto che il peso specifico del bomber di Roma è molto superiore a quello di Ibra per l'Inter. E questo è un rischio grosso. La lettera a Gesù Bambino sarebbe lunga come l'elenco del telefono: diciamo che un paio di difensori e altrettanti uomini di centrocampo la signora Menarini li dovrebbe andare a prendere. A meno che non preferisca star seduta sui chiodi fino al 31 maggio, sperando che basti.

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