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Il video consumatore: un abitudinario sensibile alle nuove piattaformedi Gianni Rusconi |
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10 luglio 2009
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Aumentano le ore passate davanti al video, non cambiano di molto i programmi seguiti, crescono ed evolvono le piattaforme da cui fruire i contenuti. In estrema sintesi questo è il profilo medio dello spettatore televisivo che emerge dallo studio annuale (Global Broadcast Consumer Survey) condotto da Accenture su 14.000 individui di 13 diversi Paesi. Il messaggio di fondo che sortisce dalla ricerca è quindi il seguente: parallelamente alla crescita del tempo dedicato alla Tv, gli spettatori si adattano rapidamente alle nuove possibilità di scelta che modificano modi, tempi e luoghi della visione dei programmi. Dentro e fuori casa, attraverso il classico televisore oppure via Internet e telefonino. Il dato che testimonia la tendenza cui fa riferimento Accenture riguarda in particolare il numero di telespettatori che guardano almeno sei canali televisivi, numero salito dal 33 al 40% rispetto allo scorso anno. Parimenti sono cresciute, del 13%, le percentuali di coloro che si sono detti interessati alla fruizione di programmi attraverso anche altri apparecchi e nello specifico il 74% (erano il 61% nel 2008) afferma di prediligere il personal computer e il 45% (rispetto al 32% di dodici mesi fa) è attirato da smartphone e dispositivi mobili. A sorpresa, ma forse non troppo, gli intervistati di Messico, Brasile e Malesia si sono dimostrati tre volte tanto più interessati alla Tv via cellulare (parliamo di circa il 70% di indice di gradimento) di quanto non lo siano gli utenti di mercati maturi come Stati Uniti, Germania e Regno Unito (dove l’interesse va dal 22 al 26%).
Interpretando la riflessione di Marco Vernocchi, Responsabile mondiale per il settore Media & Entertainment di Accenture - “i consumatori effettuano delle scelte di contenuto e di rispettive piattaforme di diffusione in base a ciò che hanno provato e ha riscosso il loro favore o meno” – sono la fedeltà o il gradimento dei consumatori a fare la fortuna di un contenuto/servizio e non tanto la qualità dello stesso. O, in altri termini, si soddisfano in toto le aspettative degli utenti o proporre e vendere novità sarà sempre più difficile e per i fornitori diventa imprescindibile offrire ed erogare il giusto contenuto attraverso il dispositivo adeguato e in base al mercato specifico. Significativo il fatto, parlando di “contenuti giusti”, che circa tre quarti degli interessati (il 73%) affermano di rimanere affezionati ad alcuni programmi su più di un canale, confermando la prevalenza del contenuto in sé al marchio (il canale) al quale tale contenuto può essere associato. Altra dato importante in ottica business è quello che fotografa la propensione dei consumatori a spendere per determinati programmi: il 49% del campione ha affermato di essere disposto a pagare un abbonamento per ricevere canali digitali (nel 2008 tale percentuale era del 37%) e il 40% non avrebbe remore a sorbirsi spot pubblicitari in cambio di contenuti gratuiti. Se poco impatta sui budget di spesa mensili per la Tv a pagamento, la crisi economica si farà invece sentire sulle vendite di Dvd (in calo del 6% rispetto allo scorso anno), dai video on-demand (in discesa del 5%) e dai download di contenuti digitali su cellulare o pc (in ribasso del 3%). Le variabili in gioco, questa la riflessione finale di Accenture, sono tante e la frammentazione del pubblico rappresenta per i fornitori di contenuti una grande opportunità di guadagno. A patto che gli operatori del settore dimostrino concretamente di saper comprendere i consumatori e conoscerne gli interessi, le abitudini e le preferenze. Sfruttando bene e velocemente i dati di “profilo” dei consumatori è possibile sviluppare e distribuirei prodotti e i servizi adeguati alla domanda del mercato.
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