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Ma che bel Castello! Rifacciamolo

di Joachim Fest

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14 agosto 2008
Ulbricht ordinò: sia raso al suolo

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Oggi là è desolazione e vuoto. Per mantenere la smisurata piazza delle sfilate i progettisti non solo hanno ridotto le dimensioni del Palazzo della Repubblica, finito nel 1976, bensì ne hanno rotato l'asse di 90°, così che giace parallelo sulla Sprea, mentre la piazza del Lustgarten si è unita allo spazio che un tempo costituiva il grande cortile del castello nel desolato squallore di una superficie asfaltata e priva di funzione: non più una piazza, bensì lo spalancarsi di un buco. Quello che tutti gli esperti avevano previsto è accaduto davvero e con le cariche non si è distrutto solamente un castello, ma anche un'intera struttura urbana, le cui parti rimaste da allora sono arbitrariamente sparse intorno come singoli punti.

Fino a quando durerà una tale situazione, Berlino rimarrà una città che ha per centro un immenso parcheggio. La pianificazione urbanistica della zona centrale di Berlino non dovrebbe escludere una riflessione in merito alla riedificazione del castello. Naturalmente questo solleva le rimostranze di chi rifiuta le ricostruzioni per motivi di autenticità. Ma un simile purismo, che nel frattempo ha perso d'importanza, è sempre stato un malinteso. Perché l'architettura non solo è l'arte dell'illusione per antonomasia, bensì tra le arti essa è quella in cui la decisa appropriazione del passato crea capolavori. Chi respinge quanto viene ricostruito come inautentico, dovrebbe disconoscere l'intero patrimonio architettonico, poiché esso nella maggior parte è il trionfo del falso. Nel corso dei secoli quasi tutto è stato distrutto almeno una volta, gli ammirati monumenti architettonici del passato in gran parte sono stati restaurati, integrati, ricostruiti, e nessuno allora si è fatto fuorviare da quegli argomenti dell'architettura "onesta", divenuti dominanti solo ai tempi nostri, che pretendendo di parlare in nome di una morale storica in verità fanno comunella con "le furie della scomparsa".
Chi avvertirebbe ancora adesso di fronte alla scalinata del Palazzo Reale di Würzburg la mancanza di autenticità? Chi proverebbe simili sensazioni a Varsavia, a Danzica, a Pavlovsk o a Dresda? E invece tutto il mondo lamenta la distruzione del castello di Braunschweig e invidia la fortunata Monaco, che volle ricostruire tutta la via tra l'Arco della Vittoria e il Teatro Nazionale, andata pressoché interamente distrutta.

Copyright (c) 2008 by Rowohlt Verlag GmbH
(Traduzione di Alessandro Melazzini)

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