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Al festival sesso, droga, musica elettronica e una follia tutta italiana

di Boris Sollazzo

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8 agosto 2008
Una foto di scena del film Berlin Calling, Paul Kalkbrenner. Foto: Pola Sieverding/Infophoto
Locarno: partenza lenta con Emma Thompson e Amos Gitai

Il sospetto che il festival ticinese avesse scelto uno stile più tranquillo e compassato è stato spazzato via subito. Dall'America arriva una commedia sentimentale divertente e sensibile con un Ryan Reynolds in gran forma, dalla Germania il turbolento Berlin Calling, sguardo sul mondo delle notti fatte di musica elettronica, adrenalina e droghe, sintetiche e non. Infine l'Italia piace, e parecchio, con un documentario che parla di malattia mentale, cronaca di un viaggio Venezia- Pechino molto speciale, raccontata da Giovanni Piperno.

Chaos Theory- Piazza Grande
Frank Allen è un tipo buffo e molto fortunato. Ha una bella famiglia, un lavoro ben pagato, una posizione sociale consolidata. Il segreto del suo successo sembra essere una fiducia cieca nell'organizzare vita e giornate stilando liste dettagliate di obiettivi e azioni da compiere. E' così bravo nel farlo che i suoi libri sull'organizzazione del tempo sono best seller aziendali e lui tiene conferenze per diffondere il (suo) verbo. Ma dietro questa patina di perfezione ci sono delle crepe, e lo racconta a noi e al futuro genero il giorno delle nozze dell'adorata figlia, Jesse. Con quella splendida moglie che ha accanto (Emily Mortimer) e l'amico di sempre (Stuart Townsend) forma uno strano triangolo, scoperto dopo un giorno in cui la teoria del caos del titolo ha fatto il suo corso, scoprendo diavoli e coperchi della sua vita dopo una serie di eventi improbabili e concatenati. Non vi anticipiamo nulla (uscirà in Italia), ma il film del regista prevalentemente televisivo Marcos Siega si fonda su un semplice assioma: nessuno è perfetto, nessuno è senza colpe, niente è come sembra. Sceneggiatura a incastro con i tempi e i dialoghi giusti, colonna sonora ammiccante, regia diligente, un prodotto commerciale di ottima fattura, a cui Ryan Reynolds, straordinario attore ancora (troppo) ignorato da star system e dintorni, dà il solito tocco di stile e professionalità. Tutto già visto, è vero, ma riproposto con classe e gusto.

Berlin Calling- Piazza Grande
I ragazzi dello zoo di Berlino ora si sono trasferiti nei locali in cui si scatena la musica elettronica, i centomila battiti al minuto, in fondo, aiutano e sollecitano l'assunzione delle droghe sintetiche e non, protagoniste assolute di questo biopic tutto sesso, droga e crack'n'roll. La macchina da presa ci accompagna nella storia di Dj Ickarus, artista schizofrenico e tossicodipendente, dal talento (in verità più dichiarato che reale) pari solo alla sua ingestibilità. Stereotipi e leggende più o meno metropolitane non mancano, l'epopea del fascinoso e geniale drogato la viviamo con tutte le scene madri del caso: famiglia disfunzionale (mamma è morta, i tre uomini di casa non sanno come reagire), fidanzata- manager devota ed esasperata (la dolente Rita Lengyel), una valchiria nera lesbica che fa da guardiana alle virtù altrui (Araba Walton, difficile da dimenticare), una casa discografica opportunista e cinica come lo spacciatore di fiducia, il buon Martin (Ickarus è il nome d'arte) è un'ingenua vittima di un mondo complicato. Gloria, caduta, rinascita, ancora caduta, lieto fine nonostante gesti irresponsabili (autosospensione delle cure, gita sui binari della metropolitana), in 110 minuti viviamo la vita romanzata del protagonista, interpretato dal dj tedesco Paul Kalkbrenner, alla cui vita tutta l'opera si ispira. Estetica efficace, regia e narrazione del giovane Hannes Stoher sono piene di furbizie, un filmetto che avrà molta (troppa) fortuna negli appassionati del genere. Musicale e cinematografico.

Cimap! Cento Italiani Matti A Pechino- Ici et ailleurs
Impossibile non essere attratti già dall'acronimo di questo documentario intenso e particolare come i suoi protagonisti. Giovanni Piperno, documentarista di grande talento, è stato uno dei 208 partecipanti al viaggio Venezia- Pechino in treno organizzato dalle associazioni Anpis e Le parole ritrovate. Volontari, medici e parenti di 77 malati psichiatrici per scoprire l'umanità, varia e straordinaria, in ognuno di noi, per dimostrare che i cosiddetti matti possono fare tutto, e anche oltre. E che, soprattutto in un frangente tale, non sono poi così diversi dai "normali". Attorno a un nucleo di protagonisti naturali (il radio reporter Andrea, il cantante arrabbiato Vincenzo, il piccolo Jacopo, la svanita Olga e la solidissima Natasha) si forma una piccola epopea medica e cinematografica in cui incontriamo un universo altro, ricco e complesso. Nei 20 giorni di traversata, con tanto di Transiberiana, lavorando negli scompartimenti, Piperno (e il suo sodale Torresi, secondo operatore e direttore della fotografia) si è buttato in quest'avventura con bravura e sensibilità. Il suo non è uno spot, ma un vero e proprio on the road creativo, le sue scelte narrative e di ripresa sono rigorose e originali, l'approccio ironico e partecipato. Aiutato da un contenuto forte (è una storia bellissima) non ha mai piegato la forma a ricatti morali o ammiccamenti. C'è empatia, ma non retorica. Un altro piccolo gioiello per una stagione che, soprattutto ai festival, sta regalando tanti consensi al cinema italiano. Preziosa e giusta la dedica finale a Franco Basaglia e Mario Tommasini.

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