Scegliete a caso. Indicate un film che vorreste rivedere subito tra I vitelloni, Le notti di Cabiria, Lo sceicco bianco, La dolce vita, In nome della legge, Il cammino della speranza, Amici miei o Il marchese del Grillo. Registi diversi, uno sceneggiatore in comune: il leggendario Tullio Pinelli, scomparso ieri a Roma alla bella età di 100 anni (ne avrebbe compiuti 101 il prossimo 24 giugno). Collaboratore abituale di Federico Fellini e Pietro Germi (senza dimenticare la lunga frequentazione anche con Mario Monicelli; ma praticamente non c'è grande autore di quegli anni che non gli debba qualcosa), Pinelli è presente nei credit di un'incredibile quantità di film italiani dell'età dell'oro, dal dopoguerra ai primi anni 60. Un elenco sterminato (le biografie ne contano 73, titolo più titolo meno) che inizia nel 1943, naturalmente a Roma, dov'era giunto l'anno prima dalla sua città, Torino, chiamato dalla Lux Film che non aveva tardato ad individuare le sue qualità di sceneggiatore cinematografico. Laurea in Giurisprudenza nel capoluogo piemontese, esercita per un po' la professione di avvocato, ma nello stesso periodo inizia a scrivere testi per il teatro e per la radio. Un trait-d'union, questo, essenziale per entrare nel pieno della vita culturale della Capitale: Federico e Giulietta, ad esempio, lavoravano alla radio, dove fra l'altro si erano conosciuti. Pinelli entra subito in contatto con gli ambienti "giusti", senza peraltro mai trascurare la primitiva passione radiofonica. Il primo film che porta la sua firma come sceneggiatore è In cerca di felicità, diretto da Giacomo Gentilomo. I primi titoli noti al grande pubblico sono Le miserie del signor Travet, di Mario Soldati ('45), Il bandito e Il mulino del Po, di Alberto Lattuada ('46 e '48), L'amore, di Roberto Rossellini ('48; nel secondo episodio, accanto ad Anna Magnani c'è l'amico Fellini), In nome della legge, di Germi ('49). Un elenco che mostra la sua centralità, un ruolo paragonabile a quello dell'onnipresente Suso Cecchi D'Amico, compagna di molte avventure di scrittura per il grande schermo.
Fellini resta comunque l'autore centrale per la sua carriera: il loro ha costituito uno dei più saldi sodalizi artistici del nostro cinema, una collaborazione nata da un'intesa profonda, da una sorta di quasi-complementarietà. Pinelli è stato un vero signore (in tutti i sensi) del cinema, un "eterno giovane"dalla memoria prodigiosa, con una vita arricchita da amicizie prestigiose (fra i molti Cesare Pavese e Norberto Bobbio) e ininterrottà curiosità intellettuale.