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Il core business di Fiat è green. Può sembrare un'affermazione forte ma per un costruttore di auto, con ambizioni da generalista di respiro internazionale, sviluppo sostenibile e mobilità eco-compatibile sono intrinsecamente legati all'attività primaria. E adesso le quattro ruote devono essere più verdi, magari non necessariamente elettriche o con improbabili soluzioni di frontiera, perché l'auto pulita si deve vendere e, dunque, deve abbinare al rispetto dell'ambiente il piacere di guida.
Una sfida che il Lingotto ha raccolto sviluppando una delle più grandi innovazioni in capo motoristico degli ultimi anni: il MultiAir, tecnologia che ha pesato non poco anche nella scelta di Obama di affidare la decotta Chrysler alla Casa italiana.
Costato 100 milioni di euro, è un sistema elettro-idraulico che gestisce in modo ottimale l'apertura delle valvole di aspirazione nei propulsori a benzina. Il motore così respira bene: la potenza aumenta di circa il 10%, la coppia del 15% mentre la CO2 può calare del 25% e, soprattutto, si abbattono i veri veleni come gli idrocarburi incombusti (-40%).
Il MultiAir equipaggia il 1.400 dell'Alfa Romeo Mito e della Punto Evo, ma il suo futuro è anche nei diesel common rail di prossima generazione e magari aiuterà a rendere più verdi quei Suv e i fuoristrada a marchio Jeep che rappresentano un punto centrale dell'operazione Fiat-Chrysler.
Ma se il MultiAir rappresenta la punta di diamante, non va dimenticata la spinta sul fronte delle alimentazioni alternative. Gpl e metano in Italia pesano ora per il 13% dell'immatricolato totale contro il 3% dello scorso anno, mentre, considerando la Punto, le due alimentazioni a gas pesano rispettivamente per il 15,4 e il 26,8 per cento.