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Il G-8 manterrà le promesse?

di Elysa Fazzino

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11 luglio 2009

«Manterranno le loro promesse?» si domanda il Financial Times. E al di là delle promesse fatte e dei progressi realizzati, ha ancora senso un club di Otto Grandi in un mondo globalizzato e multipolare? Oppure a L'Aquila è suonata la campana a morto per il G8? Gli interrogativi sono strettamente legati ai risultati che un consesso di otto Paesi, per quanto potenti, può o vuole raggiungere. Il Wall Street Journal sembra non avere dubbi: «Il G8 rinvia le grandi decisioni». El Pais vede il G8 come «Una larga storia di promesse incompiute». Il Times scrive che questo summit «potrebbe essere l'ultimo». Ma per la Bbc «è più dura smantellare un club che inventarne di nuovi»… e ci rivedremo l'anno prossimo.

Sui contenuti, dai siti dei media stranieri emerge soddisfazione mista a prudenza per l'impegno di aiuti contro la fame e la certezza che sul clima ci sia ancora molto lavoro da fare.

«Il mondo si ricorderà di quanto è stato concordato a L'Aquila? I leader del G8 manterranno le loro promesse?». Secondo un'analisi di Guy Dimore e George Parker sul Financial Times, il vertice fa notizia per quello che non è accaduto. Non è stato concordato un piano economico globale, perché nessuno è d'accordo nel dire se la ripresa stia arrivando o se ci sia bisogno di ulteriore stimolo. Anche se gli Otto hanno concordato di tagliare le emissioni di CO2 dell'80% entro il 2050, non si sono messi d'accordo sulla data da cui partire, scegliendo una formula vaga, «Il 1990 o un anno successivo». E il summit non è stato un caso, come alcuni avevano pronosticato. Il Ft scrive che secondo i difensori del G8 ci sono state decisioni importanti, come quella l'impegno di limitare al 2% il riscaldamento globale o di dare un aiuto agricolo di 20 miliardi di dollari. «Ma c'è la sensazione che la vera azione si stia muovendo altrove», alla conferenza dell'Onu di Copenaghen in dicembre o al G20, «emerso come il forum principale per discutere l crisi economica».

Il Financial Times registra altrove lo scetticismo delle organizzazioni non governative: «le agenzie di aiuto hanno risposto con scetticismo, puntando il dito su una catena di promesse spezzate e sull'abitudine di giostrare con i bilanci esistenti». Guy Dinmore sottolinea che non c'è chiarezza:«Quanto dei soldi promessi sia nuovo o come sarà gestito rimane non detto». Una parte sostanziale dei 3,5 miliardi di dollari promessi dagli Usa è nuova, mentre i britannici hanno ammesso che la promessa di 1,8 miliardi è stata stornata da altre linee di aiuto. Per quanto riguarda l'Italia, il Financial Times ricorda che Berlusconi è stato accusato di avere tagliato il bilancio degli aiuti. Nonostante le assicurazioni del premier di rimediare agli errori, scrive il Ft, Marcello Fondi, del ministero degli Esteri, avrebbe detto che il bilancio del suo
ministero per gli aiuti calerà del 10% nel 2010, secondo quanto afferma Adrian Lovett di Save The Children.

Secondo il Wall Street Journal il Gruppo degli Otto ha rimandato molte delle sue priorità a gruppi più ampi, ponendo «le prossime mosse su negoziati commerciali, cambiamento climatico e contenimento del programma nucleare dell'Iran alle riunioni del G20 e delle Nazioni Unite di settembre».

Nella sua conferenza stampa finale – osserva il Wsj - Barack Obama ha dato una botta sia al G8 che all'Onu in quanto «antiquati» e altri leader hanno parlato di formalizzare un gruppo con una mezza di dozzina di Paesi da aggiungere al G8.

Al vertice de L'Aquila è stato raggiunto «un successo», scrive il Wall Street Journal: la promessa di dare 20 miliardi di dollari in tre anni per riformare l'assistenza agricola e alimentare ai Paesi più poveri. «Solo la metà sono soldi nuovi, secondo la Casa Bianca, ma raddoppia l'assistenza agricola non d'emergenza». Sembrava che il totale sarebbe stato solo 12 miliardi, ma venerdì mattina Obama «ha fatto un appello personale ed emotivo, dicendo che i Paesi più ricchi hanno l'obbligo di agire».

Anche il New York Times mette l'accento sul ruolo del presidente Usa sul fronte degli aiuti: «Obama ottiene più aiuti alimentari ma preme sulle nazioni africane sulla corruzione» è il titolo dell'articolo sul G8 già proiettato verso il viaggio nel Ghana del leader americano. «Nonostante gli sforzi di Obama per rafforzare il programma, non è chiaro quanti in realtà siano i soldi nuovi». Secondo Daniel Price, che era il capo negoziatore del G8 con George W. Bush, ci sono due ostacoli significativi: la resistenza del Congresso agli acquisti locali di aiuti alimentari e la resistenza europea ad aprire i mercati ai prodotti della biotecnologia.

Per El Pais, la promessa di aumentare gli aiuti ai Paesi poveri è una promessa ricorrente che genera regolarmente frustrazione. Lo scetticismo africano, a suo giudizio, è più che giustificato. E ricorda il «lacerante» risultato dell'accordo finale di Gleneagles, nel 2005, accolto con grande entusiasmo. Il quotidiano spagnolo spezza una lancia per l'idea britannica che il G8 valuti i risultati raggiunti rispetto alle promesse fatte.

  CONTINUA ...»

11 luglio 2009
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