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«Ci sono stati momenti in cui mi sembrava di non vedere la fine», dice la proprietaria. Leggi e procedure, d'altra parte, non aiutano. Perché è vero che l'iter per questo tipo di lavori, a Milano, si risolve mediamente più in fretta di così, ma basta poco per allungare i tempi: il ritardo di un funzionario, una svista del progettista, una disattenzione del proprietario. E l'estremo formalismo delle norme moltiplica le possibilità di errore, creando a volte un incentivo uguale e contrario a quello previsto per promuovere il risparmio energetico. Come nel caso degli oneri di urbanizzazione: per gli interventi che promettono di raggiungere la classe "A+", il Comune riconosce uno sconto del 30%; ma siccome si tratta di un risultato che potrà essere certificato solo alla fine dei lavori, lo sconto deve essere coperto da una polizza fideiussoria.
Mese dopo mese, comunque, i lavori adesso procedono. Il 27 luglio, dopo la connessione alla rete da parte di A2A, entra in esercizio l'impianto fotovoltaico. Il costo dei moduli e le spese professionali vengono finanziati tramite il Credito fotovoltaico di Bpm. «Nella filiale cui mi sono rivolta – riferisce Antonia – sono stata la prima a stipulare un contratto del genere». A fine 2009 , comunque, l'istituto milanese è arrivato a erogare alle famiglie 5,44 milioni di prestiti "solari", con un importo medio finanziato di 25.900 euro.
In pratica, viene aperto un conto corrente sul quale confluiscono gli incentivi erogati dal Gse, e da quello stesso conto la banca preleva le rate per il rimborso del prestito. Se l'operazione è ben congegnata, il saldo è in equilibrio: in questo caso, il prestito è di 60mila euro, dura 15 anni e prevede rate per circa 5mila euro all'anno. I moduli installati sul tetto, invece, producono circa 9mila chilowattora di energia elettrica ogni 12 mesi, che – in base alla tariffa riconosciuta dal Gse – fruttano circa 4.100 euro all'anno per 20 anni. A tutto questo, poi, bisogna aggiungere il risparmio sulla bolletta energetica, quantificabile in 1.800 euro all'anno. Già adesso l'operazione è in attivo per un migliaio di euro annui, ma dal sedicesimo anno non ci sarà neppure più il mutuo da pagare. E comunque, anche dopo la fine degli incentivi, resterà il risparmio sulla bolletta, perché i pannelli hanno un rendimento garantito dell'80% anche dopo anni 25 di esercizio.
E poi c'è il fronte fiscale. Mentre l'impianto fotovoltaico ha il conto energia, le spese per la riqualificazione globale dell'edificio beneficiano del 55% e generano una detrazione di 99mila euro da dividere in cinque periodi d'imposta: quasi il massimo, dato che il limite per questo tipo di interventi è 100mila euro.
La pratica con l'Enea è stata chiusa il 21 dicembre scorso, quando i tecnici della Faro Design hanno effettuato l'invio telematico dell'allegato "A" e dell'allegato "B" al Dm 19 febbraio 2007. Rispetto alle altre, questa è andata decisamente liscia. Per ottenere il riconoscimento della tariffa incentivante dal Gse, ad esempio, ci sono voluti più di due mesi. «E ho molti clienti che aspettano anche cinque mesi», osserva Romeo. «Vero, per queste pratiche occorre qualche mese, ma è un tempo ragionevole, considerando il fatto che l'incentivo è erogato a partire dal momento in cui entra in funzione l'impianto», replica Fabrizio Tomada, direttore relazioni istituzionali del Gse.
Nel caso specifico, poi, l'incentivo del Gse avrebbe potuto essere anche maggiore, perché per gli impianti fotovoltaici che usano in modo efficiente l'energia elettrica c'è un incremento del 30%: in questo caso, circa 1.200 euro anno. Il decreto del ministero dell'Economia e delle finanze del 6 agosto 2009, però, ha vietato di cumulare questo incremento con la detrazione del 55 per cento. La norma è chiara, ma nel caso di Antonia si tratta di un impianto previsto e realizzato prima dell'emanazione del decreto. «Noi facevamo affidamento sull'incentivo – spiega l'ingegnere – e il 12 gennaio abbiamo scritto alla Direzione regionale delle Entrate per sapere se ci spetta».
La risposta non è ancora arrivata. Intanto, a distanza di quasi due anni dalla Dia, Antonia può guardare il tetto di casa con soddisfazione. «Io sono la dimostrazione che si può arrivare alla massima efficienza energetica anche senza essere esperti – dice –. Sono contenta, ma devo essere sincera: se oggi mi chiedessero di rifarlo, ci penserei tre volte».
cristiano.delloste@ilsole24ore.com
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