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La formica Italia nel suo piccolo va lontano

Editoriale di Marco Fortis

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Mercoledí 11 Novembre 2009
La formica Italia nel suo piccolo va lontano

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2. Investimenti in costruzioni. Qui gli indicatori sono pessimi per i paesi "cicala" e decisamente migliori per la "formica" Italia. È stato proprio il crollo del settore immobiliare nei paesi anglosassoni e in Spagna a scatenare la crisi,amplificata dall'effetto subprime. Il disastro è stato tale che nel 2011 gli investimenti in costruzioni in Spagna saranno ancora del 30% inferiori a quelli del 2007 e più bassi di oltre il 60% in Irlanda. La previsione della Commissione europea di un importante recupero nel 2010-2011 dell'edilizia americana, per il momento ancora ai minimi storici per ciò che riguarda l'avvio di nuovi cantieri residenziali,a nostro avviso potrebbe rivelarsi un po' troppo ottimistica.

3. Consumi privati. Mentre i paesi anglosassoni e la Spagna, dopo la crescita drogata dai debiti privati degli scorsi anni, sono costretti a rivedere drasticamente i loro modelli di sviluppo, la spesa delle famiglie italiane sta resistendo bene in questa crisi epocale. E poiché in tutti i paesi avanzati i consumi privati hanno un peso rilevante nel Pil e inoltre costituiscono un indicatore sensibile del benessere interno, è importante che su questo fronte l'Italiastia reagendo positivamente. La Commissione prevede che entro il 2011 (dunque non in tempi biblici) i consumi privati italiani avranno quasi completamente recuperato i livelli del 2007, dopo una caduta dell'1,5% nel 2009 e una ripresa sia nel 2010 che nel 2011. Viceversa, nel 2009 i consumi sono diminuiti del doppio rispetto all'Italia in Gran Bretagna, più del triplo in Spagna e di oltre cinque volte in Irlanda. Nel 2010, inoltre, i consumi continueranno a flettere negli Stati Uniti (sarà il terzo anno consecutivo, nonostante le imponenti erogazioni di assegni statali per sostenere la spesa dei cittadini). E lo stesso avverrà negli altri paesi "cicala", sicché nel 2011 i consumi degli inglesi saranno ancora inferiori di oltre l'1% rispetto ai livelli del 2007, quelli degli spagnoli di oltre il 5% e quelli degli irlandesi del 9 per cento.

4. Investimenti in macchinari. L'Italia dovrebbe reagire meglio dei paesi "cicala" anche al tracollo degli investimenti in macchinari e attrezzature, risultando seconda per capacità di recupero soltanto agli Stati Uniti (ammesso che le previsioni della Commissione Ue non siano anche in questo caso troppo ottimistiche per l'America). Nel 2011 il nostro paese avrà parzialmente riavvicinato i livelli d'investimento del 2007 in una misura di oltre 10 punti superiore alla Spagna, di quasi 20 punti in più rispetto alla Gran Bretagna e di oltre 20 punti in più rispetto all'Irlanda.

5. Esportazioni. La nostra specializzazione nell'export di beni durevoli per la casa e di beni di investimento ci penalizza rispetto ai paesi "cicala", le cui esportazioni, oltre a pesare di meno nei loro Pil, sono diminuite in misura inferiore rispetto alle nostre. Il caso dell'Italia è simile a quello del Giappone e della Germania, altri importanti paesi esportatori particolarmente colpiti dalla paralisi dei consumi e degli investimenti altrui. Nel 2009 l'export italiano calerà in volume del 20% (in Giappone addirittura del 27%). Ciò evidenzia come in Italia, diversamente da quanto è accaduto nei paesi "cicala", la crisi globale si sia scaricata più sulle imprese che sulle famiglie. I tempi della ripresa saranno perciò cruciali: se non saranno troppo lunghi, potremo evitare che la crisi delle nostre imprese esportatrici si trasformi anche da noi in una crisi delle famiglie, attraverso un eventuale aumento eccessivo della disoccupazione.

6. Spesa pubblica. Un'altra delle ragioni per cui il Pil dei paesi "cicala" sta diminuendo in misura inferiore di quello italiano, almeno fino a questo momento, è che tali paesi stanno facendo molta spesa pubblica anticiclica e probabilmente continueranno a farla in misura rilevante anche in futuro, rischiando di "scassare" le finanze statali. Nel 2011 la spesa pubblica della Spagna in volume sarà così del 14% superiore a quella del 2007 e quella degli Stati Uniti del 13%, mentre quella della Gran Bretagna, dopo essere cresciuta del 7% sino al 2010, dovrebbe diminuire leggermente nel 2011 (ma sarà davvero così?) a un livello del 5% superiore a quello del 2007. Per contro nel 2011 la spesa pubblica italiana risulterà solo del 2,5% maggiore di quella del 2007.

7. Debito pubblico. L'incremento della spesa pubblica e i salvataggi dei sistemi bancari graveranno sempre di più sui conti pubblici dei paesi "cicala", mentre l'Italia, avendo il terzo debito pubblico del mondo, dovrà mantenere una politica di rigore. Il nostro rapporto debito/Pil aumenterà più per il calo del Pil che per l'aumento della spesa. Sicché nel 2011 in Italia tale rapporto (117,8), pur preoccupante, sarà superiore di 14 punti a quello del 2007 (103,5), mentre notevolmente maggiore sarà il peggioramento dell'indebitamento pubblico in Spagna (+38 punti rispetto al 2007) e Gran Bretagna (+44 punti), per non parlare dell'Irlanda (+71 punti in quattro anni!). Per gli Stati Uniti disponiamo solo della previsione dell'Fmi per il 2010 che tuttavia già prevede per il prossimo anno un peggioramento del rapporto debito/Pil di 32 punti rispetto al 2007.

  CONTINUA ...»

Mercoledí 11 Novembre 2009
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