ITALIA

 
 
 

 
HOME DEL DOSSIER
5 Ottobre 2009
4 Ottobre 2009
3 Ottobre 2009
2 Ottobre 2009
1 Ottobre 2009
30 Settembre 2009
22 Settembre 2009
21 Settembre 2009
20 Settembre 2009
19 settembre 2009
18 settembre 2009
17 Settembre 2009
16 settembre 2009
15 settembre 2009
14 settembre 2009

11 Settembre 2009

10 Settembre 2009
9 Settembre 2009
8 settembre 2009

7 settembre 2009

6 Settembre 2009
5 Settembre 2009
4 Settembre 2009
3 Settembre 2009
2 Settembre 2009

1 Settembre 2009

DOPO LA CRISI / Il futuro è ancora EurAmerica

di Fabrizio Saccomanni

Pagina: 1 2 di 2
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
11 settembre 2009

«... PAGINA PRECEDENTE
Sarebbe inutile cercare di pronosticare gli sviluppi futuri in questo ambito. Ma è pur lecito in ogni caso affermare che singolarmente Usa e Ue potrebbero contribuire con qualcosa di valido e d'importante alla partnership transatlantica. Gli Stati Uniti hanno una forte cultura della crescita, che mette in risalto il sostegno agli investimenti, all'innovazione e alla competitività nei liberi mercati. Anche la Ue ha un'altrettanto solida cultura della stabilità, e conferisce importanza a solide macropolitiche e ad efficienti regolamentazioni del mercato; non ultimo, è attenta alla sicurezza della società. L'attuale crisi potrebbe dunque costituire un'occasione propizia per ridefinire quel mix ottimale di crescita e di stabilità su entrambe le sponde dell'Atlantico. Gli Stati Uniti potrebbero voler prestare maggiore attenzione alla stabilità, specialmente a quella monetaria e finanziaria, e dal canto suo la Ue potrebbe voler prestare maggiore attenzione alla crescita promuovendo l'innovazione e la competitività.

Più in generale, nell'ambito della politica estera, i partner della cooperazione transatlantica dovrebbero meditare di unire le loro risorse, come ha suggerito di recente Joseph Nye, abbinando l'hard power americano al soft power europeo per adottare strategie di reciproco supporto in quelle aree del pianeta nelle quali hanno interessi comuni. Ciò potrebbe implicare per gli Stati Uniti lo sforzo a estendere le sue attitudini in materia di soft power e per l'Europa di rafforzare le proprie risorse in tema di hard power.

Da un punto di vista economico e finanziario, il mercato transatlantico continuerebbe a restare per molti anni il principale punto d'approdo delle esportazioni dal resto del mondo, e la fonte principale di finanziamenti per il commercio e gli investimenti globali. Dovrebbe essere in grado di offrire al resto del mondo libertà di accesso nel rispetto delle normative di un sistema commerciale aperto multilaterale e una ragionevole protezione da un'eccessiva instabilità dei tassi di cambio. Dopo tutto, non stupisce che i principali paesi del Sud-Est asiatico abbiano cercato negli ultimissimi anni d'adottare un regime regionale di tasso di cambio che assomiglia moltissimo al vecchio Sme, né che la Cina stia proponendo la creazione di un conto sostitutivo basato sugli Sdr nell'Fmi per stabilizzare il valore delle sue immense riserve in dollari. Una cosa del genere è già accaduta in passato, e di sicuro noi potremmo fornire qualche aiuto.

L'Europa è pronta ad affrontare le sfide di una nuova partnership transatlantica? La risposta, se vogliamo basarci sull'esperienza passata, non può che essere incerta. La Ue finora si è preoccupata essenzialmente delle proprie questioni interne, politiche, economiche, sociali e istituzionali per essere adesso in grado d'assumere un ruolo significativo su scala globale. Naturalmente, la Ue può assumerlo in alcune aree, quali il commercio, la competitività, la politica monetaria. Ma per un'autentica e coerente politica estera alla Ue manca una struttura globale, come pure una vera politica economica estera. La crisi globale potrebbe modificare la logica che sta dietro a un simile atteggiamento di chiusura in sé.

I leader europei pertanto dovrebbero compiere lo sforzo di convincere i loro connazionali che scopo ultimo dell'Unione non è diventare un superstato che ficcherà il naso nelle loro vite private, ma diventare una sorta di riparo collettivo, per proteggerli dai problemi che la globalizzazione implica. In aree quali la sicurezza energetica, il cambiamento del clima, le epidemie, le turbolenze finanziarie globali, i singoli stati-nazione, specialmente i più piccoli, sono del tutto impotenti. L'entrata in vigore del trattato di Lisbona potrebbe fornire l'occasione giusta per riconsiderare sul lungo periodo gli obiettivi strategici della Ue, e a questo punto non possiamo che auspicare che gli ultimi due stati che non l'hanno ancora ratificato non intralcino la strada di questo iter così fondamentale.

Permettetemi di concludere con le parole del poeta latino Ovidio, che così descrisse un irrealizzabile rapporto d'amore: «Nec tecum, nec sine te vivere possum» (Non posso vivere né con te né senza di te). Questo non dev'essere il destino delle relazioni transatlantiche: possiamo convivere. Al di là di equivoci e fraintendimenti, non ci sono motivazioni inoppugnabili in grado di allontanarci. E pertanto non dovremmo permettere a queste di prevalere nell'attuale contingenza della crisi economica globale e di un assetto geopolitico in evoluzione. Sarebbe davvero un peccato, considerata la lunga Storia vissuta insieme e la nostra comune visione del futuro.

11 settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 di 2
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-