ITALIA

 
 
 

 
HOME DEL DOSSIER
16 settembre 2009
15 settembre 2009
14 settembre 2009

11 Settembre 2009

10 Settembre 2009

7 settembre 2009

6 Settembre 2009
5 Settembre 2009
4 Settembre 2009
3 Settembre 2009
2 Settembre 2009

1 Settembre 2009

31 Agosto 2009
30 agosto 2009
29 Agosto 2009
28 Agosto 2009
27 Agosto 2009
26 Agosto 2009
25 Agosto 2009
24 Agosto 2009
23 agosto 2009
22 agosto 2009
21 agosto 2009
20 agosto 2009
19 agosto 2009
18 agosto 2009
15 agosto 2009
14 agosto 2009
13 agosto 2009
12 agosto 2009

11 agosto 2009

POLITICA USA / Obama occhio alla fortuna del Gatto Felix

di Niall Ferguson

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
12 agosto 2009

Felix the Cat, the wonderful, wonderful cat! Whenever he gets in a fix, he reaches into his bag of tricks! (Il gatto Felix, il magnifico gatto! Quando si ficca nei guai, ha sempre un trucco pronto!)
Il presidente Barack Obama mi ricorda Felix the Cat, uno dei personaggi più popolari dei cartoni animati degli anni Venti. Felix non solo era nero come lui, ma era anche estremamente fortunato, proprio come il 44° presidente degli Stati Uniti, che si sta prendendo una ben meritata pausa di relax dopo poco più di sei mesi dal momento in cui ha cominciato il lavoro più importante e difficile del mondo.

Il suo pacchetto di stimoli, approvato a febbraio, ha indiscutibilmente dato un grosso contributo alla stabilizzazione dell'economia americana. La legge antiemissioni, con l'introduzione di una Borsa delle emissioni, è stata approvata dalla Camera dei rappresentanti a giugno. Obama ha dato il via a una revisione a 360 gradi della normativa finanziaria e della sanità. Considerando le proporzioni della crisi economica che ha ereditato, la sua popolarità regge bene: può contare su un tasso di approvazione (56%) molto più alto di quello su cui poteva contare Bill Clinton nello stesso periodo del suo primo mandato, e più o meno al livello di quello di George Bush figlio.
L'economia ha superato il nadir della "grande recessione", e queste sono le prove: il Pil nel secondo trimestre è calato solo dell'1%, contro il tracollo del 6,4% nel primo trimestre; la caduta dei prezzi delle case si è fermata e in alcune città sta ricominciando a salire: le vendite di villette monofamiliari di nuova costruzione sono balzate in avanti (fra maggio e giugno) dell'11%, i credit spreads si sono ridotti notevolmente e le grandi banche si stanno risollevando (qualcuna addirittura sta guadagnando da restituire i fondi stanziati dallo stato per il suo salvataggio); l'indice S&P 500 è salito di quasi il 48% rispetto ai minimi toccati ai primi di marzo. Ma la notizia migliore in assoluto è che a luglio il calo dell'occupazione è stato inferiore a quanto quasi tutti gli esperti prevedevano: nell'industria e nei servizi sono andati in fumo 247mila posti di lavoro, la metà rispetto ai ritmi dei mesi primaverili e il tasso di disoccupazione è addirittura sceso leggermente, arrivando al 9,4 per cento.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: anche se la medaglia d'oro per aver sventato la depressione va a Ben Bernanke, il presidente della Federal Reserve, e la medaglia d'argento ai dirigenti cinesi per il loro pacchetto di stimoli ancora più ambizioso, l'inquilino della Casa Bianca si merita come minimo il bronzo. Secondo Moody's il pacchetto di misure di stimolo promulgato dall'amministrazione Obama ha salvato più di 500mila posti di lavoro. Senza questa impennata della spesa pubblica, il Pil sarebbe ancora oggi in caduta libera.
Anche in politica estera questo è un presidente che si costruisce da solo la propria buona sorte. Il suo discorso del Cairo a giugno è stato un grande successo, e qualcuno gli attribuisce perfino il merito delle recenti battute d'arresto di Hezbollah in Libano e del presidente Mahmud Ahmadinejad in Iran (anche se in realtà la crisi di Teheran ha rappresentato un grave colpo alla strategia negoziale adottata dall'amministrazione Obama nei confronti del regime degli ayatollah).

La stampa ha parlato in termini molto positivi della missione umanitaria lampo dell'ex presidente Clinton in Corea del Nord per assicurare il rilascio di due giornaliste americane, nonostante di fatto si sia trattato di una ricompensa al regime più folle del mondo per i suoi test missilistici. E se ancora non credete alla fortuna di quest'uomo, pensate a quei pirati somali fatti fuori ad aprile dagli incursori della marina Usa intervenuti per liberare il capitano Richard Phillips: se Jimmy Carter avesse tentato un'impresa del genere, gli incursori avrebbero colpito il capitano Phillips invece dei pirati.
Felix the Prez è fortunato anche in politica interna. Dopo mesi di controversie e contestazioni, Al Franken è stato finalmente confermato senatore per il Minnesota, offrendo ai democratici un margine di vantaggio potenzialmente determinante alla Camera alta. E la dimostrazione è arrivata la scorsa settimana, quando il Senato ha confermato, per 68 voti contro 31, la candidata scelta dal presidente per la Corte suprema, Sonia Sotomayor. Alla Camera dei rappresentanti il partito di Obama ha una maggioranza di 256 deputati contro 178. E la notizia migliore è che il Partito repubblicano ha sostituito il Contratto con l'America di Newt Gingrich del 1994 con un patto suicida con se stesso: tra la sconcertante decisione di Sarah Palin di dimettersi da governatrice dell'Alaska e l'amante argentina di Mark Sanford, i repubblicani appaiono privi non solo di un leader, ma anche di una bussola.

Eppure, la fortuna del presidente forse sta per finire. Perché proprio la forza del suo partito al Congresso potrebbe rivelarsi un punto debole, invece che un punto di forza. Durante la mia ultima visita a Washington non ho potuto fare a meno di rimanere colpito dal cambiamento avvenuto: dalla presidenza imperiale dell'era Bush a una sorta di governo parlamentare ora che alla Casa Bianca c'è Obama. Il presidente propone: il Congresso dispone. È stato il Congresso a scrivere il pacchetto di stimoli e a farcirlo a dovere di provvedimenti elettoralistici. Sarà il Congresso a licenziare una riforma sanitaria che non avrà nessuna possibilità di autofinanziarsi. Obama recentemente ha perso le staffe rivolgendosi a un ignoto deputato Blue Dog (democratico tendente a destra): «Voi affosserete la mia presidenza». Potrebbe aver ragione.
  CONTINUA ...»

12 agosto 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-