Egregio direttore, ho letto sul suo giornale l'intervento di Santo Versace su quella che ormai potremmo definire la battaglia del McItaly. Versace, in qualità di presidente della fondazione Altagamma, pur riconoscendo all'operazione ottime prospettive dal punto di vista commerciale e industriale, per il resto dissente: non è così che si tutela il made in Italy, dice, perché entrando nei calderoni della globalizzazione si contaminano le identità dei nostri prodotti.
Vorrei far notare a Versace che la parte economica, che lui ricorda en passant come un dettaglio insignificante, con toni che ricordano più i "mémoire" di Maria Antonietta che la visione di un rappresentante della nostra migliore imprenditoria, è invece uno dei capisaldi dell'operazione McItaly. I contadini per mantenere aperte le loro aziende devono fare profitto. In fondo anche il "fashion", che lui ben conosce, si mescola alle più varie tendenze e non si limita ai modelli d'alta moda. Sono certo che anche il suo marchio sia disceso negli inferi delle jeanserie. Oppure vogliamo che i nostri imprenditori agricoli continuino a rimanere strangolati, come capita sempre più spesso ai contoterzisti che operano nel settore manifatturiero della moda?
Sono assolutamente convinto, con Versace, che l'identità della nostra agricoltura sia anche l'identità del nostro paese; se vogliamo, però, che non solo sopravviva, ma prosperi, dobbiamo fare in modo che si muova nel contesto globale in cui le nostre economie ormai devono operare, oppure diverrà improduttiva. Cosa che nessun imprenditore, neanche agricolo, onorevole Versace, si può permettere. Per questo, il disegno mira a portare McItaly a Chicago e a Pechino, invadendo i 30mila ristoranti McDonald's sparsi nel pianeta.
L'altro punto fermo della nostra politica agricola, insieme alla produttività, riguarda del resto la qualità e l'identità, anche di nicchia, che da ministro ho tutelato e promosso, anche all'estero, in questi quasi due anni d'attività. Su questo non accettiamo lezioni da nessuno, neanche da chi da un anno, o poco più, ha cominciato, meritoriamente, a offrire vini italiani nei suoi showroom. Vale la pena di ricordare che il nostro paese è leader in Europa per prodotti tipici e che il suo straordinario atlante agroalimentare può contare su 4.500 prodotti che noi difendiamo e promuoviamo uno a uno, giorno per giorno.
* Luca Zaia è il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali