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Usa, Cina e l'eterno sorpasso mancato

di John Plender

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13 Novembre 2009

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Ma il pericolo nei confronti del dollaro potrebbe essere esagerato. La Cina sta forzando le sbarre di una gabbia che lei stessa si è costruita, in quanto le riserve sono la conseguenza di un intervento di portata colossale per evitare che la sua valuta decolli. In effetti, la Cina è intrappolata nell'equivalente economico della distruzione reciproca assicurata descritta dai teorici della deterrenza nucleare ai tempi della Guerra Fredda. Con le esportazioni alle quali sono dovuti i due quinti del Pil, la Cina è stata grata agli Usa per il loro ruolo di prestatori e di acquirenti dell'ultima risorsa nell'economia globale. Ma la Cina non può abbandonare il dollaro senza con ciò far crollare drasticamente il valore delle sue stesse riserve in dollari.

Per quanto riguarda l'eventualità che la valuta cinese possa sfidare il ruolo di valuta per le riserve del dollaro, può anche sussistere nel lunghissimo periodo ma, in assenza di mercati finanziari sviluppati e di un più forte impegno a internazionalizzare il renminbi, resta alquanto remota.

In realtà, il fattore più debole delle previsioni di declino degli Stati Uniti potrebbero essere proprio le sovradimensionate stime sulla portata della minaccia cinese. Tali calcoli sono stati accuratamente smontati in un recente documento sugli affari esteri di Josef Joffe, condirettore del tedesco Die Zeit. La Cina - ha scritto Joffe - è quel posto nel quale il resto del mondo in sostanza assume lavoratori e trova spazi di lavoro a prezzi ridotti e a falsi tassi di cambio. La sua dipendenza dalle esportazioni, oltre a essere il tallone d'Achille per la sua economia, ha conseguenze politiche dirette: tra queste vi sono ogni anno 70mila disordini e tumulti della popolazione, che non sono scomposti in fattori nelle previsioni lineari di crescita amate dalle banche d'investimento.

Anche i dati demografici della Cina non sono granché d'aiuto: come afferma Joffe, la popolazione cinese invecchierà prima di arricchirsi. Se da un lato, stando alle stime di Goldman Sachs, la Cina avrà da tempo superato gli Stati Uniti nel 2050 con un Pil di 45mila miliardi di dollari rispetto ai 35mila miliardi di dollari statunitensi, dall'altro l'età media negli Usa sarà a quell'epoca la più bassa di qualsiasi altra grande potenza al mondo, eccezion fatta per l'India. Difatti la popolazione statunitense in età da lavoro sarà aumentata del 30% circa, mentre in Cina sarà scesa del 3 per cento.

Unitamente alla dipendenza dalle esportazioni, questo cambiamento demografico costituirà per la classe politica cinese una sfida non indifferente per quello che in fondo è un paese molto povero. Gli Stati Uniti, nel frattempo, hanno un'infrastruttura per la ricerca e l'istruzione superiore che non ha pari al mondo. Nel 2008 il loro budget per le spese militari è stato di 607 miliardi di dollari, pari all'incirca alla metà della spesa complessiva mondiale per il medesimo settore. Il budget per le spese militari della Cina, così spesso decantata come la prossima grande superpotenza, è inferiore a un settimo di quella cifra.

Nessuno può smentire gli straordinari progressi compiuti dalla Cina in quella che è e resta la più rapida rivoluzione industriale nella storia dell'umanità. Ci stiamo innegabilmente orientando verso un mondo multipolare, e verso un sistema di riserve con più valute, nel quale il potere degli Usa sarà forzatamente più limitato. Nonostante tutto, però, gli Stati Uniti restano di gran lunga l'economia più flessibile tra le più importanti. La storia non scorre sulle rotaie del tram, tranne che per i marxisti. Se la classe politica statunitense dimostrerà di essere all'altezza della sfida fiscale e se gli americani impareranno a risparmiare di più, ci sono buone possibilità che questo paese riesca a sottrarsi a un significativo declino e resti la potenza economica e militare più importante al mondo ancora per molto tempo.

È vero, si tratta di un "se" difficile da realizzare. Se non fosse per i soldi di molte persone, la prossima generazione di americani non abbasserà le proprie aspettative in tempi brevi.

(Traduzione di Anna Bissanti)

13 Novembre 2009
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