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CONFRONTI / Sorpresa: gli Usa ci copiano i vizi

di Vito Tanzi

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14 Novembre 2009

Da diverse decine d'anni l'Italia presenta ai cosiddetti “paesi responsabili”, come gli Stati Uniti, un utile esempio di come non condurre la politica economica e, in particolar modo, la politica fiscale di un Paese. L'Italia è contraddistinta da un elevato disavanzo fiscale e da un debito pubblico di entità considerevole, mentre i suoi contribuenti sono ritenuti i campioni del mondo dell'evasione fiscale. Mi è capitato molto spesso di sentirmi dire quanto sarebbe bello vivere in Italia, un paese dove “nessuno paga le tasse”, mentre si dava per scontato che gli Stati Uniti non avessero questi problemi. Gli americani rispettano scrupolosamente la legge e, a differenza degli italiani, pagano le imposte fino all'ultimo centesimo. Per giunta in Italia, al contrario degli Stati Uniti, la corruzione è diffusa.

Queste convinzioni erano diffusissime ed erano ritenute tanto ovvie quanto l'affermazione che il Sole si leva ogni mattina. Nessuno sembrava prendere in considerazione il fatto che gli italiani, evasori fiscali notori in un paese dove nessuno paga le tasse, alla fine dell'anno versano di norma nelle casse dello stato un ammontare che, in proporzione al Pil, è superiore del 15% alle imposte pagate dagli americani!

La situazione negli Stati Uniti, tuttavia, ha iniziato a cambiare, specialmente nell'ultimo decennio. Il fatto che si sia iniziato a parlare sempre più spesso di evasione fiscale, con tanto di testimonianze dinanzi al Congresso, fa pensare che gli italiani non abbiano il monopolio di questa attività: evidentemente gli americani hanno imparato in fretta e si sono avvalsi di istituti situati in Svizzera, nel Liechtenstein, ad Antingua e in altri paesi in cui un contribuente può depositare i propri soldi e dimenticarsi dell'esattore delle imposte. Le imprese americane non sono state da meno, al punto che si stima che l'ammontare complessivo delle imposte non versate al fisco raggiunga le centinaia di miliardi di dollari.

Nei reportage dei media statunitensi, inoltre, gli episodi di corruzione sono diventati cosa comune. Alcuni di questi episodi (come il caso di Bernie Madoff) fanno apparire gli italiani come veri e propri dilettanti. Infine, la crisi economica ha accelerato la dinamica - già preoccupante - del prevedibile futuro della solidità fiscale degli Stati Uniti. Sulla base delle tendenze attuali non appare più assurdo immaginare che, in un futuro non troppo distante, la situazione fiscale dei due paesi possa convergere. Invertire tali tendenze sarà più arduo di quanto normalmente non si creda. In campo fiscale non vi è una exit strategy agevole.

In questo commento dedicherò l'attenzione alle recenti previsioni ufficiali relative a tre gruppi di dati: la spesa pubblica, il bilancio dell'amministrazione pubblica (ossia il disavanzo fiscale o deficit di bilancio) e il debito pubblico. Cercherò così di dimostrare quanto stia mutando la situazione fiscale dei due paesi e quali cambiamenti siano prevedibili negli anni futuri se le politiche fiscali correnti rimarranno invariate. Le variabili prese in considerazione si riferiscono prevalentemente all'amministrazione pubblica, un concetto che include le amministrazioni locali.

Per il periodo 2007-2010 si prevede che negli Stati Uniti la spesa pubblica aumenti di un valore pari al 6,3% del Pil, il deficit di bilancio dell'11,4% del Pil e il debito pubblico del 28% del Pil. Viceversa, si prevede che in Italia queste variabili aumentino di un valore assai più modesto, pari rispettivamente al 3,2%, al 3,2% e al 12% del Pil, come illustrato in tabella.

Considerati dal punto di vista del debito pubblico e della spesa pubblica, l'anno prossimo i due paesi saranno molto più simili tra loro di quanto non fossero nel 2007. Il disavanzo fiscale degli Stati Uniti sarà molto più elevato di quello italiano. Disgraziatamente per l'America, le cattive notizie non si fermano qui: i prevedibili sviluppi futuri della situazione faranno accelerare la convergenza tra il debito pubblico e il deficit di bilancio dei due paesi.

Recentemente, nella primavera di quest'anno, la Commissione europea ha presentato una stima dell'aumento previsto per la spesa pubblica italiana fino all'anno 2060, relativa a pensioni, assistenza sanitaria e assistenza agli anziani. Espresso come percentuale del Pil, l'aumento previsto per la spesa pubblica italiana nel periodo 2007-2060 è di appena l'1,6 per cento. Tale aumento potrebbe risultare addirittura inferiore, in quanto l'Italia sta prendendo in considerazione di aumentare l'età pensionabile per le donne, portandola in linea con quella degli uomini.

Ovviamente la Commissione europea non pubblica previsioni per gli Stati Uniti, ma il Congressional Budget Office (luglio 2009) e un lavoro di Auerbach e Gale (giugno 2009) hanno pubblicato proiezioni grosso modo comparabili a quelle europee. Le stime mostrano che, in assenza di cambiamenti, nel 2020 le politiche attuali imporranno deficit fiscali (per il governo federale, e non per l'amministrazione pubblica nel suo complesso) pari al 7% del Pil e nel 2023 produrranno un debito pubblico superiore al 100% del Pil. Il disavanzo del 7%, causato in ampia misura dall'aumento della spesa pubblica, porterebbe quest'ultima a livelli paragonabili a quelli italiani.

  CONTINUA ...»

14 Novembre 2009
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