ITALIA

 
 
 

 
HOME DEL DOSSIER

19 Febbraio 2010

17 Febbraio 2010

18 Febbraio 2010

16 Febbraio 2010

15 Febbraio 2010

14 Febbraio 2010

13 Febbraio 2010

12 Febbraio 2010

11 Febbraio 2010

10 Febbraio 2010

9 Febbraio 2010

8 Febbraio 2010

7 Febbraio 2010

6 Febbraio 2010

5 Febbraio 2010

4 Febbraio 2010

3 Febbraio 2010

2 Febbraio 2010

1 Febbraio 2010

31 Gennaio 2010

30 Gennaio 2010

29 Gennaio 2010

28 Gennaio 2010

27 Gennaio 2010

26 Gennaio 2010

25 Gennaio 2010

24 Gennaio 2010

23 Gennaio 2010

22 Gennaio 2010

21 Gennaio 2010

L'accalappiadebiti bussa sempre due volte

di Chiara Bussi

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
15 febbraio 2010

«In questo periodo facciamo lo stesso lavoro: anch'io corro dietro ai soldi tutto il giorno. I clienti ci sfuggono e noi siamo costretti a battere cassa, per questo non riusciamo a pagare le bollette della luce arretrate». Si sfoga così e chiede comprensione il titolare di una piccola azienda a una manciata di chilometri da Milano di fronte alla visita di Giulia, nome di fantasia e dieci anni di esperienza come recuperatrice di crediti per un'impresa associata ad Unirec. Sono le 10 di una mattina di inizio febbraio e comincia qui la caccia al tesoro dei crediti. Una giornata al fianco di un'addetta ai lavori per conoscere da vicino un fenomeno che la crisi ha reso ancora più acuto.
Il titolare arriva trafelato con quasi un'ora di ritardo. L'appuntamento era stato fissato il giorno prima e non c'è bisogno di preamboli. L'azienda ha cambiato fornitore, ma non ha saldato il debito di 3mila euro con quello precedente. Il risultato, però, vale l'attesa. «L'avevamo già messo in contabilità, pagheremo». Nessuna stretta di mano, solo la promessa di saldare il conto «entro la fine della settimana». L'imbarazzo è palpabile. Giulia prende nota sulla sua pratica e gli dice: «Se non lo fa entro venerdì la richiamo».

Un debutto in discesa, poi, però, la strada sarà tutta in salita. Citofoni muti, aziende fantasma in liquidazione, persone svanite nel nulla. «È impressionante vedere come la gente riesca a far sparire le proprie tracce», racconta Giulia. Il suo ufficio è l'auto, con l'immancabile navigatore satellitare che le permette di passare al setaccio ogni giorno, dal lunedì al sabato, la zona sud di Milano e la provincia di Novara. Nella borsa oltre al rossetto ha una pila tascabile «per vedere meglio i citofoni e le cassette delle lettere al buio». Mette in moto la sua auto e tenta di rintracciare un "desaparecido debitore". Ha un conto in sospeso di 400 euro per la fornitura di gas dal 2007. L'unico indizio è un numero di telefono collegato a un indirizzo. Risponde una donna: «Qui non abita nessun Alberto», dice e si affretta a chiudere la comunicazione.
Il lavoro non manca, anzi, con la crisi sono sempre più numerose le società "mandanti" che si affidano ai recuperatori per riavere i loro crediti. Bollette, rate del mutuo o di prestiti personali, premi assicurativi. "Dimenticati" per scelta o per cause di forza maggiore. «Lavoriamo tre volte tanto per riuscire a realizzare lo stesso volume di incassi del periodo prima della crisi. Una volta bastava una semplice visita a domicilio per ottenere un assegno e chiudere la pratica, adesso i soldi non ci sono e se proprio si deve saldare il debito si scelgono le cambiali».

I recuperatori domiciliari come Giulia entrano in scena in seconda battuta. Prima si tenta la strada della phone collection: dopo una settimana, massimo due, dal mancato pagamento la società di recupero contatta i debitori al telefono e cerca di convincerli a pagare. Se il tentativo va a vuoto si riprova ancora una volta, sempre al telefono. Tre mesi dopo, in genere, si passa all'attacco bussando alla porta, con una visita preceduta da una telefonata, che però non sempre è di aiuto. «Non siamo investigatori e disponiamo di strumenti limitati. Fino a pochi mesi fa – sottolinea Giulia – con il solo codice fiscale attraverso il sito internet dell'Agenzia delle Entrate risalivamo all'indirizzo di residenza. Adesso non è più possibile e bisogna esplorare altre vie».
L'auto percorre la zona industriale a Sud di Milano, una sequenza interminabile di capannoni in mezzo al cemento. Tutto tace e la neve mista a pioggia rende l'atmosfera surreale. Questa volta la missione è ancora più difficile: bisogna cercare una società di consulenza in liquidazione. Sul citofono non ci sono più tracce dell'attività. Si affaccia alla finestra una donna con un accento dalle cadenze russe. Si affretta a dire che non sa niente, poi si mette al telefono. Arriva una macchina e Giulia blocca l'autista. «Sono andati tutti via – dice l'uomo sulla sessantina – io affittavo i locali. Non siete le prime a chiedere di riavere soldi, ma non so cosa dirvi». Poi svanisce dietro al cancello automatico. Il tentativo è andato a vuoto, ma Giulia non è convinta. «Tornerò qui tra qualche giorno, spesso la prima visita è una sorta di missione esplorativa».
Il giro prosegue a Milano, a pochi passi dalla tangenziale, per "scovare" una donna che ha un debito con una finanziaria di 7mila euro, pari a sette rate di insoluto per carte revolving. «È da un po' che non la vedo», dice il portiere indicando l'appartamento. Questa volta la società "mandante" ha fornito il numero di telefonino e per fortuna non squilla a vuoto. «Ho aperto il conto in un'altra banca e poi guadagno 500 euro al mese, non ho i soldi», taglia corto la donna, sperando forse di dare un colpo di spugna al passato. Una cinquantina d'anni, con un perfetto italiano che tradisce appena l'origine del l'Est Europa. I toni si fanno più accesi. «I debiti non si azzerano cambiando istituto. Dato che la pratica è andata in mora deve pagare l'insoluto e le rate in scadenza. Può dilazionare il pagamento con titoli, quindi con assegni o cambiali. Mi creda, non c'è bisogno di andare per vie legali, posso venirle incontro. Lei fa una proposta, faccio il possibile per farle dare l'importo più basso delle cambiali, ma deve darmi un acconto di almeno 150 euro a volta. Poi sarà l'ufficio del contenzioso della società ad avere l'ultima parola», le spiega Giulia. La donna risponde che valuterà la proposta e rimangono d'accordo di risentirsi qualche giorno dopo.

  CONTINUA ...»

15 febbraio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-