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IDEE / La lezione di Bob Dylan e gli operatori della finanza

di Mario Deaglio

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15 ottobre 2009

«Dove sono finiti i miei compagni di divertimenti? Che ne è della mia bella città? Questa dev'essere la fine! La mia casa è diroccata». Così Bob Dylan in Kaatskill Serenade, una canzone ispirata alla figura di Rip van Vinkle. Secondo la leggenda, si trattava di un buontempone del New England che un bel giorno si addormentò in un bosco per risvegliarsi sette anni più tardi. In quei sette anni tutto era cambiato: gli inglesi erano stati cacciati, erano nati gli Stati Uniti, sua moglie era morta e la sua casa era, appunto, diroccata.

Un operatore finanziario che si fosse addormentato agli inizi del 2001 per risvegliarsi sette anni più tardi avrebbe forse pronunciato le stesse parole di Rip van Vinkle. In quell'anno l'orizzonte economico dell'America era appena increspato da qualche nuvoletta e dopo un decennio di espansione straordinaria ancora si favoleggiava della possibilità che l'indice Dow Jones in poco tempo raggiungesse quota 30 mila; avrebbe ritrovato questo termometro del capitalismo globale attorno a quota 8mila, circa il 30% in meno di quando l'aveva lasciato.

Prima del suo sonno, finanzieri e manager erano sorridenti e inclini a spese folli, e con loro «ci si divertiva». Li avrebbe ritrovati improvvisamente seri, talora sbalzati dai loro posti di comando, talora sotto inchiesta. Avrebbe constatato che a Londra e New York, le "belle città" del capitalismo globale, molti ristoranti erano chiusi e i negozi più esclusivi esibivano i cartelli delle vendite promozionali; sbalordito, avrebbe potuto guardare le fotografie di intere strade di periferia delle grandi città americane con le case vuote e le porte e finestre sbarrate, segno visibile dello sfratto di proprietari che non erano riusciti a pagare il mutuo e dell'impossibilità di chi li aveva sfrattati di trovare nuovi acquirenti o nuovi inquilini. La sua particolare "casa", ossia l'istituzione creditizia per la quale lavorava, aveva molte possibilità di essere "diroccata", ossia di essere stata chiusa o magari tenuta in vita grazie all'intervento pubblico.

C ome andrà a finire questa straordinaria crisi che ci sembra scappata di mano, almeno nel periodo iniziale, che cambia forma e aumenta di dimensioni ogni volta che si cerca di intervenire, che colpisce ormai duramente non solo il mondo, fino a poco fa dorato, della finanza, ma il cittadino normale con il suo posto di lavoro, i suoi risparmi, le aspettative per sé e per i figli?

Occorre considerare subito che i fenomeni economici hanno spesso carattere ciclico. Questo significa che all'analisi statistica molti di essi risultano soggetti –per cause sulle quali non c'è accordo tra gli studiosi – a oscillazioni che presentano elementi di regolarità. In particolare, l'andamento del Pil dei paesi a economia di mercato ha mostrato nel tempo un'alternanza di fasi espansive e di fasi recessive, con una tendenza generale alla crescita. L'analisi congiunturale consiste largamente nell'identificazione diquesti andamenti e nella previsione degli sviluppi successivi.

Con riferimento alla figura 1, una fase recessiva inizia, di regola, con un lieve calo produttivo dal livello massimo raggiunto nel periodo precedente (A). È spesso di difficile identificazione, specie ora che il peso della produzione industriale (nella quale da alcuni settori provengono segnali premonitori, riportati dai cosiddetti indicatori anticipatori) è fortemente diminuito.Spesso quindi l'inizio della crisi,ossia l'andamento nel tratto AB, viene scambiato per un'oscillazione casuale e si scommette ancora sulla continuazione della crescita.

È quanto avvenuto nei paesi avanzati nel secondo trimestre del 2008, quando non si prestò molta attenzione al leggero indebolimento congiunturale. Percorso il tratto da A a B, le economie precipitarono nell'abisso di una recessione severa, corrispondente al tratto BC, descritta nella figura 2. Le organizzazioni internazionali modificarono nettamente in peggio le previsioni produttive per l'intero 2009. Difficilmente la caduta può continuare ai ritmi del tratto BC, anche per la grande quantità di misure di sostegno varate dai governi, e in effetti, a cominciare dall'aprile 2009, si sono visti alcuni segnali di rallentamento della discesa ( tratto CD).
Questi segnali furono accolti con un entusiasmo eccessivo; un giornale americano rilevò che era come se gli occupanti di un aereo che sta precipitando si rallegrassero per la diminuzione della velocità di caduta. Alla fine della primavera 2009, in effetti, per quanto la Borsa avesse reagito molto (troppo) positivamente ai primi segnali di rallentamento della discesa, la velocità complessiva del rallentamento produttivo risultava solo leggermente inferiore a quella del trimestre precedente, ma non vi era alcuna indicazione sicura che si fosse davvero in prossimità del sospirato punto D, al quale ha inizio l' upturn, la svolta positiva che, dopo numerosi rinvii, veniva generalmente prevista per il terzo trimestre.

  CONTINUA ...»

15 ottobre 2009
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