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NON SOLO NUMERI / Il benessere non è solo Pil parola di Joseph Stiglitz

di Leonardo Martinelli

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15 Settembre 2009

«Basta con la religione delle cifre». L'appello è giunto ieri da Nicolas Sarkozy, alla presentazione di un rapporto sulla «misura delle performance economiche e del progresso sociale», frutto del lavoro di un gruppo di esperti, guidati da Joseph Stiglitz, l'economista apprezzato dalla sinistra e perfino dai no global. E che è stato coinvolto (a sorpresa) dal presidente (conservatore) francese per trovare nuovi strumenti di valutazione della ricchezza e del benessere di un paese. Per andare, in sostanza, al di là della "tirannia" del Prodotto interno lordo.
I lavori hanno avuto inizio nel febbraio 2008. E hanno coinvolto 25 economisti di fama mondiale, come Amartya Sen, altro premio Nobel al pari di Stiglitz; il francese Jean-Paul Fitoussi (frequentatore serale dell'Eliseo, vicinissimo a Sarkozy) e pure l'italiano Enrico Giovannini, presidente dell'Istat. Insomma, un lavoro non franco-francese, perché questo tipo di "rivoluzioni" non si può fare solo in casa propria. Ieri Sarkozy ha promesso che farà di tutto per attirare l'attenzione internazionale sul rapporto Stiglitz, a cominciare dalla Ue.
Il testo (291 pagine) fornisce dodici raccomandazioni e tre messaggi (che pubblichiamo a fianco) per determinare i cambiamenti statistici. Parte dal Pil e precisa che «per valutare il benessere materiale, bisogna analizzare i redditi e il consumo piuttosto che la produzione» (raccomandazione 1). Come dire: andiamo oltre il Pil («Il Pil non è falso, ma forse male utilizzato», soprattutto perché nasconde forti divari individuali). L'idea è aggiungere altri parametri per il calcolo della reale ricchezza di un paese. Altro consiglio: «rafforzare l'analisi dal punto di vista delle famiglie» (raccomandazione 2). Il rapporto incita così a prendere in considerazione tasse, prestazioni sociali e i servizi forniti dallo stato, come la sanità e l'istruzione.
Non solo: «bisogna tenere in conto il patrimonio delle famiglie» (raccomandazione 3). Occorre, quindi, distinguere fra i nuclei che spendono tutti i loro redditi annui tramite i consumi, accrescendo il benessere immediato, e quelli che riescono ad aumentare il patrimonio, a beneficio del benessere futuro. Secondo il rapporto Stiglitz, bisogna analizzare la situazione finanziaria delle famiglie con i medesimi strumenti applicati al bilancio di un'impresa, distinguendo attivo e passivo.
«Dare più importanza alla ripartizione dei redditi» è la raccomandazione 4. A questo proposito il rapporto propone di rinunciare in certi casi alle medie matematiche così da optare, invece, per il livello di reddito che divide il 50% della popolazione più povera dal 50% più ricco. Per Stiglitz e gli altri economisti bisogna «estendere gli indicatori alle attività non legate direttamente al mercato» (raccomandazione 5). Ce ne sono infatti alcune (come le pulizie in casa o accudire neonati) che vengono prese in considerazione solo se svolte da personale salariato, ma non da membri della famiglia.
Arriviamo, poi, alla qualità della vita. La raccomandazione 6 incita a «migliorare la valutazione di sanità, educazione e condizioni ambientali», mediante calcoli oggettivi ma pure strumenti a carattere soggettivo (sondaggi). Inoltre, si devono «valutare in maniera davvero esaustiva le ineguaglianze» rispetto alla qualità della vita (raccomandazione 7): significa calcolare le differenze fra persone, sessi, generazioni, fornendo una particolare attenzione alle condizioni di vita degli immigrati.
«Realizzare inchieste per capire come le evoluzioni in un settore della qualità della vita hanno ripercussioni su altri» è la raccomandazione 8, mentre la 9 consiglia di «creare una misura sintetica della qualità della vita»: come dire, fornire un valore aggregato per quanto definito sopra, un ruolo (assai difficile) che dovrà essere svolto dagli istituti nazionali di statistica. Questi saranno chiamati anche a cercare d'«integrare nelle inchieste sulla qualità della vita dati sull'evoluzione effettuata da ogni cittadino nel corso della propria esistenza» (raccomandazione 10). Infine, le ultime due raccomandazioni consigliano di «valutare la "sostenibilità" del benessere», ossia capire se si può mantenere nel tempo (11). E di stabilire indicatori precisi che «quantifichino le pressioni ambientali» (12).

I TRE MESSAGGI DELLA COMMISSIONE

1. La sostenibilità si misura con le proiezioni
Compito usuale degli statistici è cercare di misurare ciò che accade o che è accaduto in un passato più o meno remoto. Quando si parla di sostenibilità, il problema consiste nel produrre cifre riguardanti il futuro, ovvero non ancora osservate o osservabili nella realtà. Bisogna ammettere che, come sostengono alcuni, in un mondo ideale di mercati finanziari perfetti tutte le informazioni più importanti relative al futuro andamento dell'economia dovrebbero essere già espresse dal valore degli asset in quel preciso momento o dei servizi erogati in quel periodo. Se un asset sta per rendere scarsamente in futuro, si dovrebbe già evincere dal suo prezzo. Questa è l'opinione implicita di alcune applicazioni dell'indice Ans. Naturalmente, però, questa è una semplice interpretazione. I recenti avvenimenti hanno dimostrato fino a che punto mercati finanziari costituiti da tempo possono essere male interpretati nelle loro implicite previsioni dei futuri sviluppi economici. Ciò è tanto più vero nei settori nei quali i mercati sono notoriamente sottosviluppati o addirittura non esistenti, e questo è naturalmente il caso di buona parte degli ambiti ambientali.
  CONTINUA ...»

15 Settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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