ITALIA

 
 
 

 
HOME DEL DOSSIER

12 Gennaio 2010

11 Gennaio 2010

10 Gennaio 2010

9 GENNAIO 2010

8 Gennaio 2010

7 GENNAIO 2010

6 GENNAIO 2010

5 GENNAIO 2010

03 gennaio 2010

2 gennaio 2010

30 dicembre 2009

29 dicembre 2009

28 Dicembre 2009

27 dicembre 2009

24 DICEMBRE 2009

21 Dicembre 2009

20 dicembre 2009

19 dicembre 2009
18 Dicembre 2009
17 dicembre 2009
16 dicembre 2009
15 DICEMBRE 2009

14 dicembre 2009

13 dicembre 2009

12 dicembre 2009
11 dicembre 2009

DIETRO LA CRISI / Povera Londra senza finanza

di Martin Wolf

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
16 Dicembre 2009

Il Regno Unito è più povero di quello che credeva di essere. È questo il dato più importante della crisi. Lo scontro su come verranno distribuiti i costi della crisi sarà brutale, e ad aggravarlo ancora di più provvederà il secondo dato più importante della crisi, gli effetti devastanti che questa ha prodotto sulle finanze pubbliche. Il deficit è arrivato a livelli senza precedenti in tempo di pace.
Secondo le attuali previsioni del Tesoro, l'economia tornerà ai livelli di attività economica del 2008 nel 2012. Quattro anni di crescita preventivata svaniti nel nulla. Nel rapporto preliminare, il Tesoro prevede per il prossimo anno una crescita dell'1,25%, del 3,5% nel 2011 e nel 2012 e poi del 3,25% nel 2013 e nel 2014.
Supponiamo che la crescita prosegua allo stesso ritmo anche negli anni successivi: bisognerebbe comunque aspettare il 2031 prima che l'economia arrivi ai livelli che avrebbe raggiunto se fosse proseguita la tendenza registrata fra il 1998 e il 2007. La perdita cumulata di produzione equivarrebbe al 160% del Pil del 2007. Se la crescita dopo il 2014 seguisse il ritmo tendenziale di prima del 2008, il Pil perduto nel 2030 sarebbe pari a tre volte il Pil del 2007. È facile immaginare scenari peggiori.
Questo calo della produzione ha avuto un impatto pesante sui conti pubblici. Il deterioramento delle finanze pubbliche è stato molto più accentuato che in qualsiasi altro paese del G7. La spiegazione immediata è il tracollo del gettito. Tra la finanziaria del 2008 e il rapporto preliminare del 2009, la spesa totale prevista per questo esercizio finanziario è cresciuta di appena il 4,4 per cento. Il Pil nominale previsto è calato del 9,1 per cento. Ma le entrate previste sono precipitate del 18,1 per cento.
Eppure la recessione britannica non è stata più pesante di quella di altri paesi ad alto reddito. Come ha sottolineato Alistair Darling, il ministro del Tesoro, la contrazione complessiva in questa recessione, al terzo trimestre del 2009, è stata del 3,2% negli Usa, del 5,6% in Germania, del 5,9% in Italia, del 7,7% in Giappone e solo del 4,75% nel Regno Unito. Se questo calo non particolarmente drammatico della produzione, rispetto ai parametri di questa «Grande Recessione», ha avuto un impatto tanto eccezionale sulle entrate dello stato lo si deve al fatto che in Gran Bretagna il settore finanziario contribuiva in misura significativa a sostenere la spesa per i consumi, le transazioni immobiliari e i profitti aziendali.
Almeno un quarto delle entrate derivanti dalla tassazione delle imprese era garantito dal settore finanziario. Gli introiti delle imposte sulle imprese sono calati del 26% nei 12 mesi intercorsi fra l'ottobre del 2008 e l'ottobre del 2009. Gli introiti derivanti dall'imposta sul valore aggiunto nello stesso periodo sono scesi del 17 per cento. Oltre all'effetto generale della recessione, questo è il risultato, in larga misura, della vulnerabilità dell'economia britannica al dissesto del credito e al tracollo dei profitti delle società finanziarie.
Che cosa comporta tutto questo per il futuro del Regno Unito? Un modo valido per considerare la questione è che il Regno Unito non ha semplicemente subìto una crisi finanziaria, con le consuete, pesanti ripercussioni sulla produzione e sulle finanze pubbliche, ma anche che il Regno Unito ha un'economia «monocoltura», con la finanza nel ruolo della «coltura».
I paesi che dipendono fortemente dalla produzione e dall'esportazione di merci che hanno mercati volatili conoscono fin troppo bene i cicli economici che si creano in conseguenza di questa situazione. Nei periodi di boom, i proventi delle esportazioni e le entrate dello stato vanno alla grande, la valuta si rafforza e i produttori marginali di beni e servizi scambiabili finiscono fuori dal mercato (la cosiddetta "Dutch disease", dall'impatto che ebbe sull'economia olandese la scoperta di giacimenti di gas naturale). Spesso, in questi periodi di vacche grasse, sia il settore pubblico che quello privato si indebitano fortemente. Poi arriva il crack: crollano le esportazioni e le entrate dello stato, esplode il deficit di bilancio, la valuta precipita e spesso l'inflazione schizza alle stelle e il governo va in default.
L'errore più grande che si possa fare in macroeconomia è confondere il ciclo con la tendenza. Nelle economie a monocoltura il pericolo è particolarmente accentuato, perché i cicli possono essere molto lunghi. Questo, guardando a posteriori, è l'errore che ha fatto Londra. Dunque il Tesoro ha deciso che la produzione potenziale nazionale è scesa repentinamente del 5% durante questa crisi. È un'assurdità, come suggerisce Robert Chote, direttore dell'Institute for Fiscal Studies. Quella che il Tesoro considerava una produzione sostenibile era invece il prodotto della bolla del settore finanziario britannico che si estendeva, direttamente e indirettamente, all'economia e ai conti pubblici.
Se questa interpretazione è corretta, tre sono le implicazioni poco liete che ne derivano: la prima è che la politica fiscale è stata molto più rilassata di quello che si credeva durante buona parte del periodo in cui ministro del Tesoro è stato Gordon Brown; la seconda è che probabilmente il Regno Unito dovrà fare i conti non soltanto con un calo permanente della produzione, ma anche con un calo permanente del tasso tendenziale di crescita economica; e la terza è che non si potrà sfuggire a un risanamento dei conti pubblici su larga scala.
  CONTINUA ...»

16 Dicembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-