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L'Authority per le comunicazioni ha un problema opposto: il suo collegio (otto persone scelte con il bilancino dai partiti) è spesso di ostacolo alla rapidità delle decisioni. In compenso non è mai sguarnito. L'Agcom, presieduta da Corrado Calabrò, è accusata da qualcuno di essere sdraiata sulle posizioni dell'ex-monopolista (Telecom Italia). «L'aumento del canone considerato come una remunerazione della manutenzione della rete d'accesso ne è la prova più evidente», dice un esperto del settore. «Se Vodafone fa più profitti in Italia che nelle altre decine di paesi in cui opera vuol dire che la politica della concorrenza funziona o che, quanto meno si è passati dal monopolio all'oligopolio», ribatte un altro esperto.
L'Authority ha molto potere in due settori delicati quali la telefonia e la televisione. Da cui la politica fatica ad accettare di essere tenuta alla larga. Ma l'Agcom, come l'authority dell'Energia, è tutelata dalle direttive europee che ne pretendono l'indipendenza dagli operatori e dalla politica.
A questo proposito ha fatto scalpore la norma introdotta con la Legge finanziaria per il 2010 che prevede un sussidio delle authority "ricche" (Energia, Comunicazioni, Lavori pubblici) a quelle che non riescono ad autosostenersi (Antitrust, Privacy, Garanzia sugli scioperi). Il progetto iniziale, che i maligni attribuiscono a Catricalà, prevedeva la creazione di un fondo unico in cui far confluire le entrate delle varie authority e redistribuirle secondo le rispettive esigenze. Alla fine il disegno è saltato ed è passato solo il contributo di solidarietà. Con un ordine del giorno di Benedetto Della Vedova (Pdl) che impegna il governo a rivedere la materia.
«Per quest'anno può andar bene così – commenta Calabrò –, con una specie di circuito della solidarietà tra le authority. Ma a regime le modalità di finanziamento di ciascuna devono essere chiare. Le imprese delle telecomunicazioni, quelle dell'energia o dell'edilizia non possono sussidiare altri settori. Questa è un'ombra che si protende sull'indipendenza delle authority, e può essere vista come l'ombra della mano del governo. Se questo sistema diventasse permanente andrebbe contro il diritto comunitario».