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Decide meglio chi conosce bene

di Mario Draghi

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19 dicembre 2009

Abbiamo bisogno di politiche basate sull'evidenza fattuale. La Banca d'Italia è impegnata a dare il suo apporto anche elaborando statistiche nuove e comunque usando al meglio le fonti disponibili. È un esercizio essenziale che risponde alla necessità di fondare le scelte di politica economica su basi obiettive, ancorché definite con un grado di approssimazione talvolta non trascurabile.
Cito esempi recenti. Le politiche per lo sviluppo locale e gli aiuti pubblici alle imprese hanno costituito strumenti centrali del sostegno alla crescita. Non sempre il dibattito sulla loro adeguatezza ha potuto giovarsi di misurazioni e di stime statisticoeconometriche del loro effettivo impatto sugli obiettivi degli interventi; quando lo si è fatto è emerso, come ad esempio nel caso degli incentivi finanziari alle imprese, che la loro efficacia è risultata modesta.
Questi temi sono stati ripresi in termini generali in un recentissimo convegno sul Mezzogiorno organizzato dalla Banca. Anche in questa occasione obiettivo primo è stato offrire all'attenzione del dibattito un insieme d'informazioni quanto più precise e aggiornate possibili sui numerosi multiformi divari che separano il Sud dal resto del paese, soprattutto con riferimento alle variabili che sono immediatamente oggetto della azione pubblica, come l'istruzione, la giustizia civile, la sanità, la sicurezza, gli oneri burocratici sulla attività di impresa. In molti di questi campi un'indicazione statistica fondamentale è che è più proficuo investire le risorse pubbliche nell'effettiva applicazione delle leggi piuttosto che nell'erogazione di sussidi.

Un ulteriore esempio è dato dalla necessità di valutare le conseguenze sociali dell'attuale recessione. All'inizio dello scorso autunno, appena divenuta manifesta la sua gravità, ci siamo interrogati sulle ripercussioni della crisi sull'occupazione, sull'adeguatezza degli strumenti di protezione sociale, se questi ultimi andassero eventualmente modificati. Il sistema italiano di ammortizzatori sociali è notoriamente frammentato. Nei suoi tratti di fondo, si basa su uno schema assicurativo generale con un grado modesto di copertura,l'indennità di disoccupazione ordinaria, e su uno schema settoriale, la Cassa integrazione guadagni, essenzialmente limitata ai comparti industriali, cui si aggiungono altre misure come l'indennità di disoccupazione a requisiti ridotti.

Ne consegue una copertura assicurativa estremamente eterogenea per settore, per dimensione di impresa e per contratto lavorativo. Il governo ha fronteggiato questa situazione operando sugli strumenti esistenti, estendendone temporaneamente la copertura e ammettendo deroghe ai criteri di accesso e durata.

La valutazione dell'adeguatezza di questa struttura degli ammortizzatori sociali – necessaria per comprendere le ripercussioni della crisi occupazionale sulla domanda aggregata e sul capitale umano, oltre che per ragioni di equità – si scontra con la mancanza di informazioni sul suo grado di copertura effettivo. Per supplire a questo vuoto informativo, la Banca ha fatto ricorso ai dati raccolti dall'Istat e dall'Inps, stimando che circa 1,2 milioni di lavoratori dipendenti non avrebbero copertura in caso di interruzione del rapporto di lavoro, a cui si affiancano 450mila lavoratori parasubordinati che non godono di alcun sussidio o che non hanno i requisiti per accedere ai benefici introdotti dai provvedimenti del governo.

Questi risultati rafforzano l'esigenza di una revisione del nostro sistema di ammortizzatori sociali con benefici per l'efficienza produttiva, la tutela dei lavora tori, l'equità sociale. Essa è oggi il prerequisito per un'estensione della flessibilità del mercato del lavoro a tutti i suoi comparti.
La conoscenza statistica non deve limitarsi a registrare fatti e andamenti così come si presentano. Deve fornire input informativi di per sé non di evidenza immediata, ma utili a formulare le domande rilevanti per far progredire l'analisi e stimolare le risposte di politica economica in ambiti anche apparentemente discosti dalla ricerca economica in senso tradizionale; deve dar luogo a esperimenti concettuali sulla cui base discutere e possibilmente deliberare.

Cito qualche esempio tratto da lavori svolti di recente da ricercatori della Banca. Qual è il nesso fra la performance delle imprese e la presenza di loro dipendenti eletti nelle amministrazioni locali? Una risposta a questa domanda è stata tentata sulla base di informazioni raccolte nella indagine sulle imprese: a parità di altre condizioni i ricavi e i profitti risultano più elevati nelle imprese in cui uno o più dipendenti fanno parte delle amministrazioni locali.
Esiste una relazione fra immigrazione e tasso di criminalità? Lo scorso anno, uno dei primi lavori econometrici su questo tema con il contributo di un ricercatore della Banca sulla base di dati amministrativi del ministero della Giustizia e dell'Interno non ha trovato evidenza che tipologie di reato come i crimini contro il patrimonio, contro la persona e le violazioni della legge sugli stupefacenti siano da attribuire direttamente all'immigrazione.

  CONTINUA ...»

19 dicembre 2009
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