ITALIA

 
 
 

 

C'è doping nel Pil di Germania e Francia?

di Marco Fortis

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19 maggio 2010

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Tuttavia, il problema di fondo potrebbe essere un altro. Infatti, piuttosto che dibattere esclusivamente su eventuali "errori" nelle statistiche dell'Istat, forse varrebbe la pena guardare agli altri paesi e chiederci se non vi siano stati per caso "errori" nelle statistiche altrui. Noi abbiamo fatto un piccolo esercizio esplorativo i cui risultati ci hanno suscitato non poche perplessità. Sulle quali sarebbe interessante che si aprisse un dibattito, non solo in Italia, ma anche con gli esperti degli altri paesi.

Abbiamo considerato le dinamiche del valore aggiunto ai prezzi base di Italia, Francia, Germania ed Euroarea nel 1999-2007, cioè nel periodo che va dall'avvio dell'euro a poco prima dello scoppio della crisi mondiale. Dall'analisi disaggregata dei dati a 31 settori (di fonte Eurostat) è emerso quanto segue.

Innanzitutto, mentre in volume, tra il 1999 e il 2007, quanto a crescita cumulata del valore aggiunto totale l'Italia (+12,5%) va peggio di Francia (+17,6%), Germania (+14,6%) ed Euroarea (+19%), a valori correnti il nostro paese (+37,5%) è più o meno in linea con Euroarea (+39,6%) e Francia (+39,1%) e va molto meglio della Germania (+20,2%).

Sono i deflatori che fanno la differenza, ma la loro dinamica comparata suscita non pochi dubbi. Infatti, si ha l'impressione di una massa di prezzi che procedono decisamente in ordine sparso nei diversi paesi. Tra l'altro, anche dal lato della domanda, l'Italia sul periodo esaminato ha una crescita cumulata del deflatore dei consumi finali di 3 punti percentuali superiore a quella dell'indice dell'inflazione, mentre la Germania presenta una situazione che è l'esatto opposto, con il deflatore dei consumi che ha un progresso di 3 punti percentuali circa inferiore a quella del relativo deflatore. Inoltre, il nostro deflatore dell'export cresce cumulativamente nel 1999-2007 oltre 7 volte di più di quello tedesco!

Ma concentriamoci sul lato dell'offerta per evidenziare le maggiori curiosità. Rispetto all'Italia la Germania presenta molte divergenze. Per il totale dell'economia il nostro deflatore del valore aggiunto aumenta 4,5 volte di più di quello tedesco, mentre nella manifattura il deflatore italiano cresce 6 volte di più di quello tedesco. I più significativi divari settoriali in termini di maggior incremento dei nostri prezzi manifatturieri riguardano: tessile-abbigliamento, pelli-calzature, legno, derivati del petrolio, carta-editoria, chimica, gomma-plastica, prodotti a base di minerali non metalliferi, apparecchi elettrici, mezzi di trasporto.

Ma non è tutto. Nelle costruzioni il nostro deflatore aumenta più del doppio rispetto a quello tedesco. Nel commercio, mentre il deflatore italiano cresce del 12%, quello tedesco cala dello 0,5 per cento. Nei trasporti e telecomunicazioni i nostri prezzi crescono del 5,3%, mentre quelli tedeschi diminuiscono del 2 per cento. Nella finanza i nostri prezzi aumentano del 18,6%, mentre quelli tedeschi scendono del 5,1 per cento. Nell'immobiliare i prezzi italiani aumentano circa 4,5 volte di più che in Germania.

Rispetto alla Francia le differenze nel complesso sono meno marcate rispetto al confronto con la Germania. Infatti, il deflatore italiano del valore aggiunto totale aumenta circa il 4% in più di quello francese, grosso modo con lo stesso scarto che si riscontra anche tra la crescita della nostra inflazione e di quella transalpina. Tuttavia permangono alcuni aspetti poco chiari. Ad esempio, nella manifattura il nostro deflatore aumenta cumulativamente del 16,7%, mentre quello francese in otto anni diminuisce del 4,7%! I principali divari in termini di maggior crescita dei nostri prezzi manifatturieri rispetto alla dinamica dei prezzi francesi riguardano: tessile-abbigliamento, legno, derivati del petrolio, carta-editoria, chimica, gomma-plastica, apparecchi elettrici, mezzi di trasporto. Nella finanza, inoltre, i nostri deflatori crescono del 18,6% mentre quelli francesi solo del 2,2 per cento.

In altri termini, si ha l'impressione che il valore aggiunto di Germania e Francia sia cresciuto in volume più del nostro soprattutto perché gli uffici statistici di tali paesi sono stati particolarmente "generosi" con i deflatori delle loro economie. Impressione sbagliata? Queste incongruenze forse hanno spiegazioni che noi, che non siamo degli specialisti, non sappiamo spiegare. Ci auguriamo che altri possano riuscirvi. Allontanando così il dubbio che il Pil in volume degli altri maggiori paesi Ue e della stessa media dell'Euroarea (che è influenzata massicciamente dal peso di Germania e Francia) nel periodo 1999-2007 sia aumentato più di quello italiano non tanto per l'impiego di prezzi "sbagliati" da parte dell'Istat ma soprattutto per qualche "stranezza" nelle statistiche altrui.

19 maggio 2010
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