Geograficamente agli antipodi, ma unite nella sorte da un profondo processo di disgregazione sociale. Ventimiglia e Taranto sono città lontane, entrambe afflitte da un tasso di disoccupazione a due cifre, quartieri colpiti da degrado urbano ed esclusione sociale che la crisi economica ha drammaticamente acuito.
Il sogno di Ventimiglia, 30mila abitanti, a una manciata di chilometri da Mentone e dal Principato di Monaco, si è quasi dissolto con la caduta delle frontiere e con l'arrivo della moneta unica: sono di colpo "spariti" 3mila posti di lavoro collegati alle dogane e 2mila residenti, hanno chiuso i battenti 23 alberghi, si è perso un pezzo di quella convenienza che spingeva decine di migliaia di francesi allo shopping in Italia o semplicemente a frequentare ristoranti e ritrovi al di qua delle Alpi.
La lunga crisi di Taranto, 200mila residenti, parte ancora da più lontano, seguendo un pericoloso effetto domino: con la fine della guerra fredda svaniscono l'importanza del porto e dell'arsenale militare, s'inabissa la cantieristica civile, mentre ora sono crollati anche i business dell'acciaio (nella "Mecca della siderurgia italiana") e della raffinazione del petrolio. E se non bastasse, una cattiva amministrazione ha spinto, quattro anni fa, il comune nel baratro del dissesto finanziario: da un giorno all'altro si sono spenti i semafori e l'illuminazione stradale, sospesi i servizi cimiteriali e la raccolta dei rifiuti.
Una cattiva sorte, quella dei due capoluoghi, assimilabile a quella di altri 20 comuni, tutti rientranti nelle Zone franche urbane (Zfu), definitivamente approvate con il decreto Milleproroghe e ora in attesa del decreto attuativo (vedi articolo a lato) che stabilirà le regole secondo cui distribuire una pioggia di 100 milioni. Inizialmente le Zfu dovevano interessare in via sperimentale soltanto Napoli e Taranto ma, sotto la pressione di 70 richiedenti, alla fine si è saliti prima a 18 e poi a 22 comuni, di cui 18 al Sud, 3 al Centro e uno al Nord, appunto Ventimiglia. Le Zfu sono, in primis, strumenti di contrasto della disoccupazione, della delinquenza, della depressione sociale ed economica del territorio. Le agevolazioni alle imprese insediate riguardano quartieri ben delimitati (e non l'intero territorio comunale), il cui indice di "disagio socio-economico" è misurato da appositi parametri previsti dalla legge. Quali i vantaggi per le imprese? Le Pmi che si insediano possono beneficiare di una fiscalità di vantaggio (esenzioni su reddito, Irap, contributi e Ici) solo se assumono almeno un terzo dei residenti nelle zone degradate. Le tipologie di imprese beneficiarie sono le "piccole" – fino a 50 addetti o con meno di 10 milioni di fatturato – e le "micro" - meno di 10 occupati e non più di due milioni di fatturato. Il modello delle Zfu è quello sperimentato in Francia, dove ne sono state attivate un centinaio con 450 milioni di fondi l'anno. E con buoni risultati: il numero di aziende insediate nel primo quinquennio è raddoppiato.
Ventimiglia ha individuato i quartieri del Borgo antico e l'area che conduce verso il primo entroterra fino a comprendere il parco merci ferroviario Roja; Taranto i grandi quartieri di Isola-Porta Napoli, Tamburi-Croce e Paolo VI. Zone "difficili", ma alla fine diverranno davvero appetibili per le imprese? «Per decenni Ventimiglia - premette Gaetano Scullino, 63 anni, sindaco da meno di tre anni di una giunta di centrodestra - è stato, grazie ai francesi, un vero eldorado per le attività economiche, ma nessuno, privati e amministrazione, si è mai preoccupato di riparare un marciapiede o ristrutturare un immobile, compreso il Borgo antico. Da tre anni, anche con l'aiuto dell'opposizione, abbiamo avviato un processo di riqualificazione della città, accelerato dall'assegnazione di bandi regionali, che punta anche sulle grandi potenzialità delle aree ferroviarie da riconvertire e sulla Zona franca». Ed è proprio sullo "scrigno" delle aree libere che si gioca la partita delle Zfu.
In particolare, nel ponente di Ventimiglia le Ferrovie dello Stato dispongono di un parco ferroviario di 30 ettari, ultimato un anno prima dell'apertura delle frontiere e costato (allora) 170 miliardi di lire; oltre a quattro ettari a levante che un tempo ospitavano la zona manovra-officina Fs (con 500 addetti): oggi entrambe le aree sono sottoutilizzate perché troppo grandi. «Grazie a una variante al piano regolatore - spiega Scullino – il parco Roja potrebbe diventare zona industriale e la stazione arricchirsi di una nuova galleria commerciale: ciò faciliterebbe alle Fs il percorso di rientro dall'investimento del passato. Ventimiglia in cambio acquisirebbe una nuova viabilità sull'asse est-ovest, di cui ha disperatamente bisogno». E la Zfu? «Al parco Roja – conclude il sindaco - sono fortemente interessate almeno 30 aziende monegasche, la Ferrero, un pool di aziende agro-alimentari di Cuneo e una modenese di macchine edili, mentre Ikea è disposta ad aprire una grande superficie. Ma anche il polo tecnologico Sophia Antipolis ha bisogno di spazi: il senatore Pierre Lafitte, che ne è il presidente, è venuto a trovarmi tre volte. Intorno a queste grandi aziende potrebbe sorgere un indotto di piccole imprese, spinto proprio dagli incentivi delle Zfu».
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