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Ai giornali il valore di internet

di Carlo De Benedetti (Presidente del gruppo L'Espresso)

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24 settembre 2009

Oltre il 30% del traffico in rete è generato dai siti di quotidiani e reti televisive.Quindi l'informazione è un driver eccezionale per gli operatori di telecomunicazione. In Italia si puo' adottare un modello simile a quello che ha sostenuto il passaggio della tv dall'analogico a digitale

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La proposta
Anche in Italia le autorità di garanzia e il legislatore devono studiare come consentire ai produttori d'informazione di qualità di continuare ad operare. Ho una proposta, per aprire il dibattito. Il passaggio dei giornali al web, che amplia l'audience e diminuisce i fatturati, venga sussidiato alla stregua del passaggio dall'analogico al digitale nella televisione. Il meccanismo potrebbe essere simile a quello utilizzato per le politiche di sostegno alle energie rinnovabili. In quel caso l'interesse generale giustifica un prelievo proporzionale erga omnes sulla bolletta energetica. Qui il prelievo potrebbe avvenire sulla bolletta della connettività, a prescindere dall'utilizzo, da parte del singolo, di contenuti informativi durante la propria navigazione. Non si tratterebbe di un contributo perenne ma di un finanziamento alla transizione da regolamentare a livello di singolo paese.
La transizione carta-web è una motivazione insufficiente? Allora si discuta l'opportunità di "girare" agli editori, a compensazione della quota del valore creato a vantaggio degli operatori di telefonia, una piccola parte di quanto pagano gli utilizzatori per l'Adsl o per la connessione a internet in mobilità. Alla Rete potrebbe cioè essere estesa la logica adottata per la televisione satellitare, in cui il proprietario della piattaforma retrocede ai fornitori di contenuti una quota del fatturato derivante dagli abbonamenti. Nel 2007 gli utenti in Italia hanno pagato 3,36 miliardi di euro per la banda larga (relazione 2008 dell'Autorità per la garanzia delle comunicazioni); in media una Adsl nel mercato residenziale costa 20 euro al mese equivalente ad un fatturato annuo superiore ai 4 miliardi di euro tenuto anche conto del crescente utilizzo di internet mobile. Una ripartizione di questo fatturato, come d'altronde avviene già negli Usa, tra operatori telefonici e generatori di contenuti renderebbero non iniquo come attualmente è il rapporto tra chi sostiene i costi per produrre contenuti e chi deriva utili da traffico utilizzando quei contenuti.
Immagino già le obiezioni di chi ho chiamato in causa e anche degli utenti. Ma credo che la posta in gioco- la sopravvivenza del giornalismo indipendente, per citare ancora la Dichiarazione di Amburgo - giustifichi azioni con carattere d'eccezionalità.

24 settembre 2009
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