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STORIE / Il catenaccio di Zuma al mondiale in Sudafrica

di Richard Lapper e William Wallis

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26 Febbraio 2010
Jacob Zuma (Ansa)

Ogni settimana, nell'ambito della campagna promozionale per i mondiali di calcio che il loro paese ospiterà a giugno, i sudafricani vengono incoraggiati a indossare per un giorno un capo di vestiario che abbia a che fare con il calcio. Il gioviale Jacob Zuma, che non si tira mai indietro quando c'è da festeggiare, ha sfoggiato una sciarpa da tifoso dai colori vivaci sopra il suo completo presidenziale: un accostamento un po' stridente. Stridente appare anche il buonumore del 67enne leader, dopo una serie di mesi difficili in cui l'alleanza politica che gli ha fatto vincere le elezioni lo scorso aprile è stata messa a dura prova. E non è l'unico problema per il presidente sudafricano.
L'anno scorso Zuma sembrava ben avviato a ricostruire una reputazione macchiata da accuse di corruzione (lasciate cadere qualche settimana prima delle elezioni) e un'imputazione per stupro da cui era stato assolto nel 2006. Ma la notizia della nascita del ventesimo figlio del presidente (che è poligamo e si è sposato cinque volte), questa volta fuori dal matrimonio, ha indotto molti a rimettere in discussione la sua affidabilità, soprattutto se si considera che la campagna anti-Aids del governo esorta i cittadini a limitarsi a un solo partner sessuale.
Eppure Zuma sembra molto a suo agio seduto nelle eleganti stanze di epoca coloniale della residenza presidenziale a Pretoria, mentre si prepara per una visita di stato nel Regno Unito la prossima settimana. In forma scoppiettante, insiste che i Bafana Bafana ("i ragazzi", come viene soprannominata la nazionale di calcio sudafricana, che sta offrendo prestazioni deludenti) sorprenderanno tutti quando comincerà il campionato del mondo. Quando la conversazione si sposta sulle sfide economiche e sociali che ha di fronte il Sudafrica, Zuma mette in mostra altrettanta sicurezza, gettando spesso la testa all'indietro per ridacchiare dell'ironia implicita nelle difficoltà politiche che deve affrontare.
E non sono difficoltà da poco. Sedici anni dopo l'elezione di Mandela a capo del primo governo sudafricano del post-apartheid, il Sudafrica è ancora una società profondamente divisa, con una forte disoccupazione, un sistema scolastico scadente e la miseria che continua a perseguitare la popolazione nera, maggioritaria nel paese. Ma le incertezze attuali sollevano nuovi interrogativi: il Sudafrica, l'economia più importante e la democrazia più sofisticata del continente africano, è in grado di rispondere a questa sfida?
L'arrivo di Zuma alla presidenza ha suscitato grandi aspettative tra la popolazione, convinta che il neopresidente avrebbe scritto un capitolo nuovo nella politica del Sudafrica, concentrando la sua azione sulla lotta alla povertà e la creazione di posti di lavoro. Ma non è stato facile. La recessione ha reso più difficile ridurre la disoccupazione. Per mettere in moto la squadra di governo c'è voluto un bel po'. Solo ora, mentre si avvicina il primo anno dall'insediamento, Zuma può dire che «il 2010 sarà l'anno dei fatti».
I fatti forse basteranno a placare alcuni degli alleati che danno segni d'insofferenza, ma non tutti. La settimana scorsa, a poche ore dalla presentazione della legge finanziaria, il Partito comunista e la Cosatu, il Congresso dei sindacati sudafricani (che formano insieme all'Anc l'alleanza di governo) sparavano a zero su Pravin Gordhan, il ministro dell'Economia, e minacciavano scioperi. Pochi giorni dopo, Julius Malema, il demagogico leader della radicale Lega giovanile dell'Anc, si è detto deciso a battersi per la nazionalizzazione delle miniere d'importanza strategica, contestando direttamente la politica attuale del governo.
Il Sowetan, un tabloid molto diffuso nella comunità nera, scrive questa settimana che Zuma, non richiamando all'ordine Malema, «ha mostrato ancora una volta di essere un leader debole, ostaggio dei capricci della bellicosa federazione giovanile del partito di governo». Zuma, però, non dà peso alle voci di una spaccatura. «È dal 1994 che profetizzano la morte dell'alleanza. Però è ancora qua». Il presidente sudafricano liquida con sufficienza anche l'ipotesi che i suoi rivali all'interno dell'Anc possano cercare di sfruttare la pubblicità negativa legata al suo nuovo figlio: «Credo di aver parlato già abbastanza sull'argomento».
Come prevedibile, Zuma preferisce sottolineare i suoi successi. Tanto per cominciare, il Sudafrica ha sfidato gli scettici e sembra nelle condizioni di ospitare senza problemi la Coppa del mondo. «Abbiamo dimostrato che si sbagliavano. Siamo pronti sotto ogni punto di vista», dice. «Il fatto che abbiamo completato tutti gli stadi quattro mesi prima del previsto la dice lunga sulle capacità del Sudafrica».
Gli investimenti pubblici collegati alla preparazione del torneo hanno contribuito a contenere la portata della recessione, mentre il miglioramento delle strade e dei sistemi di trasporto pubblico in futuro dovrebbe potenziare la produttività. Tutto questo ha contribuito alla ripresa dell'economia, con una crescita del Pil prevista per quest'anno al 2,3%, dopo la contrazione dell'1,8% del 2009.
Gli alleati di sinistra di Zuma premono per un allentamento delle politiche di spesa e della politica monetaria, per creare occupazione e alleviare la tendenza al rialzo del rand, la valuta sudafricana, che sta penalizzando la competitività dell'export. Ma i timori che Zuma possa deviare dai binari dell'ortodossia economica finora si sono rivelati infondati; il presidente sostiene che il quadro politico esistente ha consentito ai sudafricani «di ammortizzare gli effetti della crisi finanziaria globale».
  CONTINUA ...»

26 Febbraio 2010
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