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Con la nostra preponderante potenza militare avrei potuto ordinare una distruzione di massa in Iran, ma ciò avrebbe provocato la morte di migliaia di iraniani innocenti ed è certo che a quel punto i nostri ostaggi sarebbero stati assassinati.
Invece, preferimmo insistere, con grande tenacia e pazienza, esaurendo ogni possibile apertura diplomatica che ci si presentasse. Alla fine, grazie all'aiuto degli algerini e di altri, negoziai giorno e notte, senza interruzione, per tre giorni interi - gli ultimi della mia presidenza - mentre il presidente eletto Ronald Reagan e i suoi consiglieri scelsero di non lasciarsi coinvolgere e non s'informarono neppure dei progressi fatti.
Gli ostaggi salirono a bordo di un aereo e rimasero in attesa del decollo già parecchie ore prima dell'inaugurazione della nuova presidenza, e fu loro consentito di lasciare l'Iran subito dopo che ebbe termine il mio mandato di presidente degli Stati Uniti. Erano tutti sani e salvi.
Quantunque sia vero che non c'impegnammo in alcun combattimento militare durante la mia presidenza, non lo ritengo un segno di debolezza, né qualcosa che necessiti giustificazioni. Sapemmo mantenere la pace, per noi stessi e molti altri, ed espandemmo enormemente la nostra influenza globale, proteggendo al contempo la sicurezza, la potenza, gli ideali e l'integrità degli Stati Uniti.
* Jimmy Carter è stato il 39° presidente degli Stati Uniti
© 2010, Foreign Policy
(Traduzione di Anna Bissanti)
LE ACCUSE DI RUSSELL MEAD
Il timore
Come molti altri presidenti americani, Barack Obama è influenzato nelle scelte in politica estera dall'andamento dei conflitti: nel peggiore fra gli scenari possibili potrebbe diventare un nuovo Jimmy Carter. È il timore che Walter Russell Mead (nella foto) ha espresso sulla rivista di politica internazionale Foreign Policy, nell'analisi dal titolo «The Carter syndrome».
La questione Afghanistan
Secondo Walter Russel Mead le decisioni prese per l'Afghanistan sono emblematiche della schizofrenia di Obama: nuove truppe al fronte ma ritiro da giugno 2011. Negli anni 70, Carter appoggiò la resistenza contro l'occupazione in Afghanistan.
I fondi per la difesa
Il budget destinato alla difesa sottrae a Obama, come pure fu per Carter, risorse necessarie ai bisogni interni. Obama, come Carter, fa parte della vecchia ala del partito democratico: la strategia in politica estera è ridurre costi e rischi dove possibile. Poi, invece, risorse per nuove truppe, per aprire nuovi fronti.