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I PROBLEMI DI EUROLANDIA /
La Germania balla da sola

di Philip Stephens

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27 marzo 2010

Ancora una volta l'Europa è assillata da una questione tedesca. Non si sa come, ma da qualche parte lungo il cammino la nevrosi di una volta si è radicalmente trasformata. La questione che per così lungo tempo ha oppresso gli europei è tornata sotto altre spoglie: se in altri tempi i paesi confinanti si preoccupavano per una Germania ultrapotente ed espansionista proprio nel cuore del continente, oggi sono alle prese con una Germania indifferente e introversa.

L'opposizione di Angela Merkel a un intervento di salvataggio in extremis da parte della zona euro per la Grecia va inserita in un contesto più ampio. A prescindere dal fatto che si tratti di economia o di politica estera, la cancelliera tedesca parla a nome di una nazione che si è ripiegata su se stessa, che ha ripreso in esame, e notevolmente ridimensionato, i propri obblighi nei confronti dell'Europa.

La crisi nella zona euro ha per così dire cristallizzato le cose. La sregolatezza greca si è trasformata in una grave minaccia per l'integrazione economica dell'Europa. Mercoledì José Manuel Barroso è stato indotto a dirsi fiducioso che Angela Merkel avrebbe finito con l'appoggiare un eventuale piano di salvataggio in extremis. Dopo tutto, ha sottolineato brillantemente il presidente della Commissione a Bruxelles, la Merkel è «un'europea partecipe e impegnata».

In realtà i segnali provenienti da Berlino sono stati a dir poco ambigui. Angela Merkel ha perseverato nel chiedere, in cambio di un aiuto ad Atene, il coinvolgimento dell'Fmi. Tutto considerato, la Germania ha chiaramente detto che non consentirà che gli sforzi volti a stabilizzare l'euro mettano a repentaglio il proprio impegno nell'applicare un rigido controllo finanziario.
La collisione tra la Germania e i suoi partner va al di là delle discussioni sulle rispettive responsabilità delle nazioni in disavanzo o in situazione di surplus. Incide in profondità sull'alleanza franco-tedesca, un tempo l'energico motore dell'integrazione europea. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ancora adesso immagina l'Unione Europea alla stregua di un protagonista sulla scena globale, un'istituzione la cui forza economica un giorno sarà allo stesso livello di una seria influenza politica. Angela Merkel è più propensa a un'esistenza più tranquilla.

La nuova Germania ha una visione dei propri interessi più ristretta, anche se alcuni di fatto la definirebbero egoista. Si è affrancata dal senso di colpa che ha forgiato la generazione postbellica: Berlino non intende più pagare di tasca propria le grandiose ambizioni altrui. Invece di una politica europea forte contro la Russia di Vladimir Putin, vuole avere relazioni tranquille con Mosca e, quel che più conta, le vuole avere per conto proprio.

Berlino, indolente, resta seraficamente al riparo dell'ombrello di sicurezza statunitense, ma vuole a tutti i costi che il proprio territorio sia ripulito da qualsiasi arma nucleare americana. Si è piegata alle pressioni volte a farle inviare contingenti in Afghanistan, ma lo ha fatto a condizioni meticolosamente studiate per poter dimostrare che si tratta in ogni caso di una missione eccezionale e irripetibile. Nel frattempo, l'altra Germania, quella propositiva e dinamica, insiste affinché le leggi della zona euro non possano e non debbano far dare maggiore importanza agli interessi comuni rispetto a quelli nazionali.

Tutto considerato, la solidarietà con gli alleati e i paesi confinanti adesso ha una sua precisa collocazione negli interessi dell'opinione pubblica tedesca. Alcuni si chiederanno: «Perché no?», altri «Perché la Germania dovrebbe rivestire il ruolo dell'altruista?». Non possiamo pretendere che i tedeschi paghino risarcimenti in eterno. Nessuno, per altro, avrebbe chiesto a Sarkozy - o per quel che vale al britannico Gordon Brown - di mettere gli interessi europei al di sopra di quelli nazionali.

Stiamo assistendo a un inevitabile slittamento. La seconda metà del XX secolo ha costituito un'eccezione. Adesso la Germania è un paese "normale": se sceglierà per sé un futuro da Grande Svizzera, il resto dell'Europa che cosa potrà rimproverarle? Per coloro che conoscono la Storia può in effetti risultare bizzarro rimproverare la Germania di essere priva di ambizioni. Davvero i suoi partner vogliono che la nazione più potente dell'intero continente inizi a far pesare la sua influenza all'estero? Non era proprio con la speranza di evitare tutto ciò che i padri fondatori della Comunità del carbone e dell'acciaio diedero vita a questa istituzione?

I precedenti tentativi di procedere a un contenimento coercitivo si erano conclusi con altrettanti catastrofici fallimenti: la Prima guerra mondiale ha spianato la strada a un Trattato pieno di lacune che ha preparato il terreno per i semi del fascismo e di un Secondo conflitto mondiale. Il circolo vizioso si è interrotto unicamente con la divisione della Germania e con l'integrazione europea: quest'ultima è stata testimonianza di un raro ingegno da parte di una generazione di statisti americani ed europei.

  CONTINUA ...»

27 marzo 2010
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