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SCIENZE UMANE / L'economia? Fa bene ai bambini

di James J. Heckman (Premio Nobel dell'Economia)

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27 settembre 2009

Gli economisti hanno imparato a tener conto del ruolo della personalità e dell'abilità cognitiva nel successo nella vita. Abbiamo scoperto che non è solo la conoscenza a condizionare le differenze di successo fra un essere umano e l'altro. Gioca un ruolo importante anche la fortuna (50% a 18 anni di età). È una consapevolezza che risulta utile al momento di elaborare le strategie per promuovere lo sviluppo umano.

Economisti e psicologi si occupano in buona parte delle stesse cose, ed entrambi studiano i fattori che favoriscono lo sviluppo umano. È utile integrare la ricerca nei due campi per giungere a un reciproco arricchimento. Economia e psicologia un tempo erano strettamente unite. Uno sviluppo fondamentale dell'economia della prima metà del XX secolo fu lo svezzamento dalla mammella della psicologia, che culminò nell'analisi della preferenza rivelata, sostituendo l'utilità ordinale con la misurabile utilità cardinale.

Negli ultimi 60 anni c'è stato un graduale riavvicinamento fra i due settori. Dalla metà del secolo scorso, gli economisti hanno cominciato a riprendere in considerazione determinate versioni dell'utilità cardinale per comprendere le scelte prese in situazioni rischiose. Il campo di studi emergente dell'economia comportamentale ha attinto largamente alla psicologia delle preferenze e ha introdotto nell'economia una serie di nuove specificazioni di preferenze per spiegare il comportamento.

Sono state introdotte nuove concezioni di avversione al rischio e attualizzazione, e nuove nozioni di avversione alle perdite, avversione all'ambiguità e preferenze sociali per spiegare una variegata gamma di comportamenti che la teoria corrente non riesce a spiegare o riesce a spiegare solo ricorrendo a contorti meccanismi. Più di recente, gli economisti hanno lavorato insieme agli psicologi e hanno misurato la "felicità", quantificando una versione dell'utilità sociale di Jeremy Bantham. Ancora più di recente, gli economisti hanno attinto e contribuito alla psicologia della personalità.

La psicologia insegna agli economisti a riconoscere l'eterogeneità delle preferenze e dei tipi e a comprendere che i tratti della personalità non sono "scolpiti nella pietra", ma si sviluppano. I tratti possiedono anche una certa stabilità a prescindere dalle situazioni. Cambiano nel corso della vita, ma in modo stabile. Per tracciare politiche valide per investire sui giovani è importante riconoscere il valore predittivo dei tratti della personalità e i dati sullo sviluppo di tali tratti.

C'è un insieme di capacità basso-dimensionali che spiegano tutta una serie di risultati socioeconomici. Le capacità cognitive e non cognitive possono essere misurate con esattezza e sono entrambe fattori causali determinanti per molti esiti sociali ed economici. Queste capacità non sono determinate unicamente dal patrimonio genetico e possono essere potenziate dagli investimenti effettuati dalle famiglie e dalla società. Esistono periodi sensibili per il loro sviluppo: la prima fase della vita per le capacità cognitive e la fase successiva per le capacità non cognitive. Questo dato ha implicazioni importanti per la progettazione della politica economica.

Una scoperta importante della microeconomia e della psicologia è l'eterogeneità e la diversità fra le persone in termini di preferenze, caratteristiche e vincoli. Tutto questo produce un vantaggio comparato in molti aspetti della vita economica e sociale e determina lo smistamento delle persone in diverse occupazioni. È largamente documentata l'esistenza di periodi sensibili e critici per lo sviluppo di molte capacità: 1) l'acquisizione del linguaggio negli esseri umani; 2) deficienze iniziali di vitamine e di sostanze nutrienti possono avere effetti negativi duraturi sullo sviluppo umano (ad esempio ferro, vitamina A, iodio; cecità, menomazioni nel quoziente di intelligenza; difficoltà a porre rimedio più avanti). I primi anni nella vita di un bambino sono periodi sensibili per la produzione delle abilità cognitive, e gli anni dell'adolescenza sono periodi sensibili per la produzione delle abilità non cognitive.

I tratti della personalità non sono scolpiti nella pietra. Possono essere influenzati dall'esperienza e dagli investimenti. E non si tratta nemmeno di fenomeni situazionalmente specifici. Il Q.I. complessivo è stabile dopo i primi anni. L'intelligenza fluida decresce col passare degli anni, mentre aumenta l'intelligenza cristallizzata. La coscienziosità cresce con l'età. Gli economisti spesso discutono degli scambi tra equità ed efficienza. Una politica che migliora l'efficienza spesso promuove la disuguaglianza (ad esempio una riduzione delle tasse sulle plusvalenze). Per quanto riguarda l'età adolescenziale e giovanile, gli interventi sulla vita dei meno dotati, specialmente quegli interventi mirati a potenziare le capacità cognitive, comportano sostanziali scambi equità/efficienza. Non c'è invece nessuno scambio equità/efficienza per quanto riguarda gli interventi per gli individui svantaggiati nella fase dell'infanzia. Questo è un aspetto peculiare dei programmi di intervento per la prima infanzia.

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27 settembre 2009
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